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Peschici/ Oggi la sagra del pane peschiciano

Il Richiamo alle Tradizioni

 

Si è allenata, messa in dirittura d’arrivo, vicina ai nastri di partenza, quasi in pole position, decisa a partire non bene, benissimo… adesso è al via, pronta a cogliere lo sparo dello starter e… c’è chi si inginocchia, chi porta ceri alle madonne più disponibili, chi comincia a inanellare giaculatorie su giaculatorie… affinché oggi, sabato 30, non piova! Sarà quel che sarà – a Giove Pluvio, non si comanda – ma tutti sperano che, come (quasi) sempre accade, il Gargano resti fuori dai giri capricciosi delle perturbazioni. Accadrà anche stavolta?

Si dice: sei per il bicchiere mezzo pieno (ottimista, quindi) oppure opti per il bicchiere mezzo vuoto (pessimista di natura)? Noi scegliamo il primo. L’ottimismo è il sale della vita, perciò… Ma – suggerisce il secondo – se proprio dovesse venir giù come dio comanda, cosa succederà, come ve la caverete? No problem… si rinvia (forse alla sera della giornata dedicata alla Madonna di Loreto, lunedì 2 maggio… quale miglior finale di una festa in cui non si fa che mangiare?) e si è felici perché sagra bagnata è sagra fortunata.

Giusto, la sagra. Il Comitato “Peschici Eventi”, da noi definito “braccio armato” della Associazione Culturale “Punto di Stella” nelle locandine che spaziano su mezzo Gargano, ha voluto farsi conoscere al volgo – dopo un paio di iniziative andate a buon fine – con una delle manifestazioni più contadine, più schiette, più rurali, più ruspanti che ci siano: la sagra! Termine che richiama le feste popolari, tradizionali, quelle impreziosite da fiere e mercati finalizzati alla valorizzazione soprattutto dei prodotti tipici locali. E quale prodotto tipico locale più del pane casereccio?

Personalmente ricordiamo i tempi in cui vivevamo in città e non vedevamo l’ora di partire in vacanza per Peschici e goderne – con gli amici di allora: Mimì «Barbiere», Giulio «Papaiola», Giovanni «’a Marina», Mimì «Mast’ninnë», Elia Falcone, Ughetto «’u professorë», «’Aitanuccë»… e tanti altri – il sapore di un pane fatto ancora con metodo antico. Ne assaporavamo l’amore fra lingua e palato mentre eravamo ancora in viaggio. Ne sentivamo il profumo ed erano ancora tanti i chilometri da percorrere. Poi, una volta arrivati, era un’orgia di abbuffate a base di pane e pomodoro, pane «‘nfussë» nelle classiche “scarpette” o nelle zuppe di pesce, pancotti e… non finiremmo di elencarne l’uso se non fosse perché c’è venuta fame!

Il citato Comitato ha dedicato al “pane peschiciano” la sua prima sagra onorando così il lavoro dei campi, il mondo dell’agricoltura, la fatica dei “cafoni”, per piantarlo poi sul piedistallo di un monumento che leva al cielo – a mo’ di ringraziamento – le ali delle cariossidi e rammentare a chiunque che se semini raccogli e non raccogli nulla se non semini. Paradigma di una condizione sociale smarrita nel tempo, persa nei meandri di una società tecnologica che ha distrutto la sacralità dei valori più ancestrali, svuotata della sua essenza più emblematica. Saprà la “sagra” riportare in auge il crisma dell’umanità naufragata nelle scelte del mezzo informatico più accorsato e suadente? Saprà l’inaspettata iniziativa resuscitare il culto dell’afflato patriarcale (e matriarcale) che teneva uniti intorno a un tavolo tre o quattro generazioni informate alla universalità della famiglia?

E’ quanto ci si augura, anche se immersi nel microcosmo delle cose perdute e incapaci di gustarne passionalità e spessore. Lo vuole il Comitato e se lo impone l’Associazione, in attesa di altri momenti simili, da ideare, pensare, programmare, creare, con l’unico scopo di riportare in vita emozioni diluite e significati stemperati da moderne abitudini poco consone con la spiritualità dell’animo umano. Questo il richiamo della sagra che domani, sabato 30 aprile, attirerà intorno a improvvisati ma ben organizzati banchetti la “gente”, le persone, il popolo. Si parte alle 20.30 – ora di cena – e si andrà avanti fino a esaurimento scorte, grazie a chi ha compreso il senso dell’iniziativa e ha contribuito alla sua realizzazione.

Sì, è vero, c’è stato qualcuno che ha pensato di rovinarci la festa, ma è caduto nell’errore per non conoscere le tappe che il gruppo organizzatore ha dovuto inanellare prima di arrivare al risultato definitivo (tempo permettendo). La prossima volta non succederà, poiché chi dovesse comportarsi avventatamente saprà serbare il ricordo che gli obiettivi, meglio: l’obiettivo, è uno solo: sbandierare al mondo che Peschici “vive”, Peschici “onora”, Peschici “esalta”, Peschici “celebra”, Peschici “elogia”, Peschici “festeggia” i propri valori tramandati dagli avi, personaggi che non hanno conosciuto la fatuità del modernismo eppure si sono spinti verso la sua realizzazione. L’importante è che i due parametri non si annullino fra loro e si compenetrino per migliorarsi, crescere, evolvere, maturare.

Buon appetito a tutti!

Piero Giannini