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Sanità, Regione: riconvertire i contratti dei dipendenti delle Asl

Sanità pugliese ancora nella bufera. Dopo le riconversioni e le dismissioni ospedaliere decise dal Piano di Riordino, ora arriva lo spettro del precariato.  Attuando quanto disposto dalla Corte Costituzionale lo scorso 23 febbraio con una sentenza che dichiarò illegittime tutte le stabilizzazioni nella sanità, ieri la Giunta regionale pugliese ha approvato, su proposta dell’assessore Tommaso Fiore, la delibera con la quale i direttori dalla Asl, entro 2 settimane, dovranno comunicare a tutti i dipendenti assunti a tempo indeterminato, la cessazione del loro contratto di lavoro. I manager delle Aziende Sanitarie dovranno disporre la risoluzione dei contratti per "incostituzionalità delle norme regionali che hanno permesso la stabilizzazione». In pratica è venuto meno il titolo giuridico per la continuazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Se è vero che le sentenze della Corte Costituzionale non possono essere sottoposte a nullità da alcun tribunale, è altrettanto vero che la giurisprudenza degli ultimi anni ha riconosciuto l’illegittimità delle modifiche contrattuali dei dipendenti da parte della pubblica amministrazione. Si preannuncia, dunque, una valanga di ricorsi al giudice del lavoro da parte delle centinaia di medici, dirigenti e amministrativi il cui contratto di assunzione è antecedente alla sentenza della Consulta.