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«Dramma Puglia» Il 17,7% dei giovani non studia nè lavora

«Intervenire sul sistema al fine di garantire l’inserimento e la permanenza dei giovani nel mercato del lavoro. E il nostro territorio, per garantire lavoro, ha necessità di formazione, incentivi all’occupazione, di cantierizzazioni di opere e di infrastrutture materiali ed immateriali; alcuni percorsi sono stati avviati; bisogna, però, agire a 360 gradi»: è quanto sostiene il segretario generale della Uil di Puglia e di Bari, Aldo Pugliese, nel commentare i dati sulle percentuali di giovani sul totale della popolazione ed il loro difficoltoso inserimento nel mondo del lavoro.

Gli stessi dati parlano chiaro. E’ in costante discesa la percentuale dei giovani sul totale della popolazione: si passa dal 28% del 2000 al 23% nel 2010 e la proiezione suggerisce che diventerà, presumibilmente, del 21% nel 2030. Contemporaneamente aumenta l’incidenza degli over 65, che passano dal 18% del 2000 al 20% del 2010 per giungere, nel 2030, al 26%. Di conseguenza, cambiano profondamente le modalità ed i tempi di accesso al lavoro, soprattutto in una fase difficile come l’attuale: nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni il 59,5% degli stessi è impegnato in percorsi formativi, mentre gli occupati sono soltanto il 20,5% a fronte di un dato medio europeo che si attesta al 34,1%.

In Puglia, allargando le osservazioni alla fascia d’età tra i 15 e i 34 anni, si evince che studia il 58,8% dei giovani; lavora il 14,4%; cerca lavoro il 9,1%. Ma, soprattutto, emerge che non studiano, non lavorano e non cercano lavoro il 17,7% che sono praticamente inattivi. «Considerando il solo settore giovanile – conclude Pugliese – bisogna preparare, realmente i giovani al lavoro; la formazione deve uscire dal piano teorico e interconnettersi con il sistema lavoro: il contratto di apprendistato, rivisto nelle modalità operative, può e deve diventare il modo naturale di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, con le necessarie garanzie e tutele»