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Regione/ Pd attacca Vendola: No all’umento Irpef

La decisione della giunta. Pd: «Una doccia fredda». Pdl contro aumento tassa.

 

 Aumento Irpef deciso per decreto poche ore dopo una riunione di maggioranza (quella del 30 maggio) in cui non se n’è fatto cenno; «militarizzazione» delle nomine (l’ultima è quella a capo di Pugliapromozione) senza un confronto; disinteresse per il coordinamento tra gruppi consiliari e giunta, ruolo affidato al democratico Pino Romano che, visto l’andazzo, sarebbe pronto a mollare. L’elenco delle «doleance» nei confronti del presidente Nichi Vendola è lungo e, questa volta, il Pd non è intenzionato a nascondere la polvere sotto il tappeto.

A far traboccare il vaso l’aumento delle addizionali Irpef per coprire i 93,6 milioni mancanti nel Bilancio. I Democratici lamentano di non essere stati nemmeno interpellati sul caso dal governatore e fanno i conti: tra i 60 milioni di euro assegnati a Don Verzé per il «San Raffaele» di Taranto e i 30 milioni scovati negli avanzi di amministrazione (il «tesoretto» preannunciato ieri dall’assessore Michele Pelillo) c’era di che coprire il «buco» dovuto al mancato gettito fiscale, evitando di tartassare i pugliesi. Il fuoco di fila è diretto.

Il presidente Pd Michele Emiliano si sfoga su Facebook: prima attaccando il governatore per l’aumento Irpef («siamo sicuri che non sia possibile risparmiare questi soldi in altro modo?»), poi pubblicando link che rimandano all’«affaire» S. Raffaele, ovvero la contestata scelta di Vendola su Taranto. E perfino il capogruppo Antonio Decaro, spesso chiamato a ruolo di «pompiere» per spegnere i fuochi tra i suoi, questa volta non ci sta: «potevano sentirci prima: non so se si potranno fare correzioni in sede di assestamento di Bilancio, ma perché aumentare per decreto gli aumenti Irpef senza discuterne? Sento parlare di un “tesoretto”, se ne fossimo stati informati – scandisce – avremmo chiesto di dirottarlo dal Bilancio alla copertura di quei 90 milioni. Così come ritengo che i 7 milioni di risparmi in più dal piano di rientro possano essere spalmati, oltre che per abolire il ticket sulle ricette ai pensionati sociali, anche per i cassintegrati e disoccupati. O, come credo farà l’assessore Fiore, per ridurre il blocco del turn-over del personale sanitario».

Il problema, spiegano i Democratici – sorretti dai sempre più infuriati dipietristi – è che un confronto con la maggioranza su questi problemi non c’è mai stato davvero. Quanto alle nomine, neanche a parlarne. Nessuno, garantiscono, intende mettere becco sui nuovi direttori generali delle Asl – per i quali Vendola ha rivendicato totale autonomia di scelta – «ma perché sottrarre al confronto, che pure ci era stato assicurato dall’assessore Silvia Godelli – chiede Gerardo Degennaro – anche la scelta del direttore dell’Agenzia regionale per il turismo? Possibile che solo i “vendoliani” (il nominato Piccirillo, ndr) siano considerati adeguati a ruoli apicali così delicati?». L’area che fa capo a Emiliano (oltre Degennaro, i consiglieri Caracciolo, Epifani e Ognissanti) è pronta a sfilarsi dalle chiamate di maggioranza al voto in Aula, tanto più se arriveranno provvedimenti che portano la firma dell’assessora alla Cultura e Turismo. «Non ci stiamo ad essere usati come un numero – tuona Degennaro – rivendichiamo libertà di scelta su ogni provvedimento che arriverà in Consiglio: se lo condivideremo bene, diversamente ognuno per la sua strada». Lo «strappo» – ovvero l’appoggio esterno alla maggioranza – è dietro l’angolo. «Non c’è condivisione a monte delle scelte, è ora di dire basta. Non faremo saltare la legislatura, né creeremo danni non votando il Bilancio a fine giugno, ma non intendiamo avallare questa gestione da parte del governatore».

Le mosse sono partite: tutto il gruppo insisterà sull’odg in cui chiede a Vendola il rispetto della discontinuità (anche anagrafica) per i nuovi manager Asl. E il presidente della Commissione Sanità Dino Marino proporrà di estendere i criteri selettivi applicati per i manager ai nuovi revisori dei conti Asl. Per Vendola, appena rientrato dai fasti della vittoria di Milano, in Puglia ci sono molte gatte da pelare nel mese di giugno: legge sull’Aqp pubblico, Bilancio e nomine in sanità. E la conta sui voti, questa volta, potrebbe non tornare.

BEPI MARTELLOTTA