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“Precari della Foresta Umbra discriminati rispetto ai colleghi di altre zone”

Bordo interroga il ministro dell’Agricoltura sulla ripartizione dei fondi.

 

“Gli operai in servizio presso la Foresta Umbra sono discriminati al punto da non riuscire a raggiungere neanche il numero di giornate di lavoro necessarie  per beneficiare dell’indennità di disoccupazione”. E’ la denuncia contenuta nell’interrogazione che Michele Bordo, deputato del Partito Democratico, ha indirizzato al ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per sollecitare “un intervento del Governo a tutela di 23 lavoratori, alcuni dei quali in servizio da oltre 20 anni”.
Il problema sollevato da Bordo riguarda la ripartizione delle risorse – 3 milioni per ciascuno degli anni 2010-2011-2012 – tra i circa 300 operai forestali assunti a tempo determinato, rimasti fuori dalla stabilizzazione di oltre 1.000 unità decisa dal Governo Prodi con la Finanziaria 2007. “La legge n. 69/09 del 18 giugno 2009 – scrive il deputato del PD – ha autorizzato il Corpo Forestale dello Stato ad avvalersi della collaborazione della quota di personale non stabilizzata entro il limite di spesa di 3.000.000 di euro per gli uffici di tutela della biodiversità, la conservazione delle foreste demaniali e le attività di protezione dell’ambiente”. Rientrano nella fattispecie i 23 operai “in servizio nell’area della Foresta Umbra, alcuni anche da 20 anni, il cui periodo di assunzione è stato pari a 5 giornate di lavoro per il 2009 e a 14 giornate di lavoro per il 2010, a fronte delle 180 giornate di lavoro mediamente assegnate agli O.T.D. di Basilicata, Calabria, Sicilia e regioni dell’Italia settentrionale”.
“Una disparità di trattamento evidente che rischia, tra l’altro, di essere ulteriormente aggravata dal taglio del 50% delle risorse deciso dal Governo, nonostante gli impegni formali assunti dall’allora ministro dell’Agricoltura Zaia – sottolinea Bordo – Quello degli operai forestali è solo l’ultimo esempio della confusione che distingue l’operato dei singoli dicasteri, provocando danni sociali ed economici ancora più gravi in quelle aree già svantaggiate dal ritardo di sviluppo e dal basso livello di occupazione”.