Menu Chiudi

Sanità in Puglia/ «Disabili, tutto fermo per le certificazioni»

«Mentre governo Vendola e maggioranza si dividono su tutto e giocano a rimpiattino sulle nomine Asl, facendo a gara a chi la spara più grossa sulla politica fuori dalla sanità, 40 mila persone colpite da disabilità restano legate al palo dell’indifferenza». È il grido d’allarme lanciato dal senatore Pdl Luigi D’Ambrosio Lettieri , che ricorda di aver già rivolto un’interrogazione sul blocco delle certificazioni di invalidità in Puglia. « In migliaia sono rimasti impigliati nelle maglie della burocrazia regionale – dice – nella vana attesa di poter effettuare la visita medica. Il sistema sanitario è ormai in balia di una narrazione infinita, condita di slogan e propaganda: il limite di tre mesi dalla presentazione dell’istanza alla Commissione fino all’effettuazione della visita medica e fissato dal regolamento si trasforma in un’attesa senza fine, in un calvario che non è degno di una società civile».

D’Ambrosio Lettieri sottolinea, inoltre, che la «mancata istituzione dell’Osservatorio regionale aumenta ancora di più le difficoltà che le persone diversamente abili incontrano nel denunciare le carenze della pubblica amministrazione, non potendo contare su un interlocutore ufficialmente riconosciuto. L’Osservatorio al contrario – conclude il segretario della Commissione Sanità del Senato, – dovrebbe svolgere attività di monitoraggio, valutazione e analisi dei dati nel settore dei servizi ai disabili progettando anche le più adeguate erogazioni degli stessi sul territorio».

Timori anche sul fronte del costo dei farmaci, dopo l’avvio in Puglia del ticket di 1 euro sulle ricette. Parla di «aumento, spesso oneroso, del costo di molti medicinali sia “normali” che così detti “generici”, causato del taglio effettuato dall’AIFA sul rimborso che il servizio sanitario nazionale effettua alle aziende produttrici» il vicesegretario regionale del Pri Giuseppe Calabrese. «Soprattutto i cittadini più bisognosi di cure adesso si trovano a dover pagare un elevato costo aggiuntivo al ticket, per l’acquisto di medicinali che, fino ad aprile scorso, costavano poco o niente. Da quanto riportato dagli organi di stampa sembrerebbe che questo taglio non sia stato preventivamente concordato con le aziende produttrici e che quindi sia mancato, da parte di queste ultime, il riallineamento dei prezzi a ribasso. L’ovvio risultato è che i cittadini devono pagare la differenza anche per l’acquisto di un farmaco generico. D’altro canto le aziende produttrici lamentano l’impossibilità di sostenere prezzi più bassi di quelli già praticati. Una situazione sicuramente ingarbugliata che il Pri – sottolinea – non vuole assolutamente tentare di dirimere in poche righe, ma che non può continuare a permanere tale e quale. In molte regioni italiane, e la Puglia è fra queste, lo stato pietoso in cui versa il servizio sanitario regionale (si veda la chiusura di molti presidi ospedalieri e la riduzione di posti letto anche in reparti in cui è indispensabile il ricovero del paziente) non consentirà ai governi regionali di intervenire, sia pure momentaneamente. È compito delle istituzioni sedersi intorno ad un tavolo e trovare una soluzione comoda innanzitutto per i cittadini, ed in seconda battuta per lo Stato e le case produttrici». Di qui l’appello sia al ministero che al governo e al consiglio regionale a «voler porre in essere ogni possibile azione finalizzata a risolvere questo ennesimo paradosso che affligge il servizio sanitario nazionale».