Potrebbe riservare colpi di scena inaspettati, a sentire i legali degli otto candidati esclusi, la decisione attesa dal Tar sulla composizione del consiglio regionale, su cui nei giorni scorsi si è espressa la Consulta dichiarando illeggittima la legge elettorale regionale e esplicitando la supremazia dello Statuto (che fissa a 70 il numero dei consiglieri) rispetto alla norma. Gli otto esclusi – contro i quali si sono schierati il Movimento a difesa del cittadino, il Comitato a difesa dello Statuto e il Pdl, vedendosi accogliere i motivi del ricorso nella sentenza della Consulta dei giorni scorsi (la 188) – hanno infatti ripreso a fare la conta col pallottoliere, sostenendo che la Corte ha sì bocciato la legge che consentiva l’aumento da 70 a 78 dei consiglieri, ma ha giudicato legittima l’indicazione prevista dallo Statuto che maggioranza e opposizione siano presenti con una proporzione del 60 e 40%, equilibrio non rispettato dall’esito delle Regionali: attualmente Vendola ha dalla sua una maggioranza a 37, contro un’opposizione di 33 consiglieri tra centrodestra e Udc.
Di qui l’auspicio che il Tar, probabilmente dopo l’estate, si esprima con l’indicazione di rimescolare le carte in consiglio, decidendo per l’uscita di 3 o 4 consiglieri di opposizione e l’ing resso di altrettanti tra le fila degli esclusi del centrosinistra. Oltre all’ex assessore regionale Pd Enzo Russo (Lecce), scalpitano da un anno e mezzo per l’assegnazione del seggio – basata anche sulla ripartizione per collegi elettorali – Alfonsino Pisicchio della Puglia per Vendola (Bari), Mino Borraccino (Taranto) e Luigi Calò (Lecce) per Sel, Lorenzo Caiolo (Brindisi) per l’I dv e, sempre in quota Pd, Annarita Lemma (Taranto), Bar tolomeo Co zz oli (Bat) e Sergio Clemente (Foggia). E sono i legali di quest’ultimo ad indicare un ulteriore scenario: la Consulta, spiegano, non ha bocciato l’intero art. 10 della legge elettorale (quello che nel 2005 introdusse in Puglia il «Tatarellum» e, dunque, il premio di governabilità), ma un solo comma di quell’articolo, quello che sancisce semplicemente la verifica sui voti del presidente risultato eletto (devono essere almeno pari al 40% dei voti raccolti dagli sfidanti).
Dunque, dicono gli avvocati Martino e De Michele, delle due l’una: «o la declaratoria di incostituzionalità non serve a nulla », perché la norma dichiarata illeggittima è superata da quella originaria (la 108 del ‘68), oppure «le elezioni regionali devono essere annullate, perché fondate su una norma dichiarata illeggittima». In pratica, il democratico Clemente – che rintuzza al Pdl le accuse rivolte a Vendola di essersi schierato per l’allargamento del consiglio, rimproverando anzi Vendola di non averlo fatto – presagisce uno scenario da terremoto: lo scioglimento del consiglio per invalidità di elezioni. Nel frattempo i consiglieri dei due fronti si sono già mossi, annunciando all’indomani della sentenza della Consulta l’avvio della riforma che prevede la riduzione del numero dei consiglieri (e dei costi della politica). «Condivido pienamente l’intenzione di ridurlre i consiglieri regionali a 60» dice Antonio Buccoliero (Moderati e Popolari), ricordando che Mep aveva presentato un’apposita proposta di legge con cui non solo verrebbero ridotti gli eletti ma azzerati anche gli assessori esterni: «oggi sono 7 e fanno lievitare a 77 – dice – le indennità a carico della Regione, mentre con la nostra proposta i 14 assessori coinciderebbero tutti con i consiglieri eletti, riducendo a 46 la composizione del Consiglio». Se davvero Vendola è d’accordo con la riduzione dei costi della politica, «oggi ha l’occasione di dimostrare che non bluffa». Passata l’esultanza per la vittoria dinanzi alla Consulta, a centrodestra si litiga sulla paternità del risultato ottenuto. «Il Pdl si sta comportando come il cuculo, che si appropria dei nidi altrui – attacca l’eurodeputato finiano Sal – vatore Tatarella, che insieme al legale Ciracì ha costituito il comitato a difesa dello Statuto – per non fare fatica a costruirlo. Il Pdl non ha motivo di festeggiare: la Corte ha accolto la nostra tesi dichiarando l’incostituzionalità della legge elettorale voluta dal Governo Fitto e approvata in modo bipartisan nel 2005. Anziché cercare di appropriarsi di meriti altrui, il Pdl e i suoi consiglieri dovrebbero lavorare alla riduzione a 50 membri del consiglio regionale fin dalla prossima legislatura».