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Vieste/ Ritrovata abbandonata l’auto di Libergolis (2)

In un tratturo vicino Vieste, nessuna traccia. Abbandonata per depistare le indagini?

 

Ritrovata abbandonata vicino Vieste al 12° giorno di ricerche, l’auto di Francesco Libergolis,
l’allevatore di Monte Sant’Angelo di 4l anni imparentato con l’omonima famiglia coinvolta nella faida e nel maxi-processo alla mafia garganica, scomparso il pomeriggio del 24 giugno quando con la propria «Fiat Punto» celeste lasciò la sua masseria vicino Mattinata diretto a Manfredonia, perchè
aveva un appuntamento col cugino al quale non arrivò mai. Il ritrovamento dell’auto, malgrado non ci siano segni di colluttazione o tracce di sangue, è un altro pessimo segnale sulla possibile fine tragica dell’allevatore che potrebbe andare ad allungare l’elenco delle vittime della lupara bianca. Pur se – a distanza di quasi due settimane dalla sparizione – non si comprende ancora il movente del possibile omicidio di un incensurato che al di là del cognome «pesante», mai aveva avuto problemi con la Giustizia. L’auto è stata trovata alle 9 dai carabinieri a 9 chilometri da Vieste, sulla statale interna per Mattinata(strada poco trafficata) in un tratturo in località «Paradiso selvaggio», vicino all’ex discoteca che ha da tempo chiuso. Le ricerche per individuare l’auto di Libergolis inizialmente si erano concentrate nella zona tra Mattinata, Monte e Macchia: da 48 ore erano state estese tant’è che dalle 7 di ieri le battute dei carabinieri riguardavano anche la zona di Vieste. Subito dopo il ritrovamento della «Punto», sul posto sono intervenuti i carabinieri del reparto operativo di Foggia col maggiore Pasquale Del Gaudio che coordina le indagini che vedono impegnati anche i colleghi della compagnia di Manfredonia e della tenenza di Vieste.
Dopo una prima verifica dall’esterno e dopo essersi accertati che non filtravano odori nauseabondi dal bagagliaio che potessero far pensare alla presenza di un cadavere, i carabinieri per aprire la vettura e ispezionarla hanno atteso l’arrivo da Foggia dei colleghi della «Sis», sezione investigazioni scientifiche del reparto operativo, per i rilievi. Una volta aperta, peraltro l’auto non ha rivelato chissà quali segreti. Nel bagagliaio c’era un sacco con i rifiuti, quelli che Libergolis doveva depositare in un cassonetto dell’immondizia quando il pomeriggio del 24 giugno rilasciò
la masseria diretto a Manfredonia. Dietro il sedile lato guida c’erano una forma di ricotta andata a male: sarebbe stato trovato anche il telefonino dell’allevatore muto dal giorno della scomparsa. L’auto era chiusa ma non a chiave: nei pressi rinvenute cartucce e borre esplose da fucili pure repertate dagli investigatori, ma si è più propensi a ritenere che siano di vecchia data e lasciate da cacciatori della zona: se Libergolis fosse stato ucciso dov’è stata trovata l’auto si sarebbero trovate tracce di sangue. La «scientifica» ha cercato sulla «Punto» impronte digitali e eventuali tracce biologiche utili per ricavare il dna; l’auto era a posto, nè all’interno nè all’esterno trovate tracce di sangue e/o colluttazione. Una battuta in zona ha escluso la presenza di cadaveri. Libergolis non aveva alcun motivo per recarsi a Vieste il giorno della scomparsa. Il pomeriggio del 24 giugno era atteso alle 17 a Manfredonia da un cugino, con cui aveva fissato un appuntamento per recarsi insieme all’ospedale di San Giovanni Rotondo a far visita alla madre dell’allevatore ricoverata da qualche giorno. I testimoni sentiti dai carabinieri nei giorni scorsi, padre e dipendenti dello scomparso, hanno detto che Libergolis lasciò la masseria dove lavora e vive in località «Tagliata»
(vicino Mattinata ai confini con l’agro di Monte Sant’Angelo) poco dopo le 16 in auto. E’ possibile che chi ha ucciso l’allevatore facendo sparire il corpo, abbia poi portato l’auto lontano (la località «Paradiso selvaggio» dove è stata ritrovata l’utilitaria dista una trentina di chilometri dalla masseria di Libergolis) abbandonata in una zona se non impervia, certo poco frequentata e battuta. In un’inchiesta dove i punti fermi sono pochi chissà che uno spiraglio non possano portarlo i tabulati del telefonino di Libergolis, muto dal pomeriggio del 24 giugno quando il cugino vedendolo tardare provò a contattarlo senza riuscire a prendere la linea. I carabinieri attraverso il traffico di chiamate ricevute e fatte cercheranno di ricostruire con chi sia stato in contatto lo scomparso e i suoi spostamenti in concomitanza con la scomparsa. Sul fronte del movente della scomparsa, ancora buio assoluto. Esclusa anche dai familiari l’ipotesi dell’allontanamento volontario avvalorata ulteriormente dal rinvenimento dell’auto abbandonata, i carabinieri lavorano alla ipotesi più tragica – lupara bianca – come dimostrano del resto le ricerche effettuate sin dal giorno della scomparsa, con l’impiego di decine di militari, un elicottero e unità cinofile. Pur se lo scomparso è parente della nota famiglia Libergolis (il padre Giuseppe è cugino di Ciccillo Libergolis, il patriarca della faida ammazzato a 66 anni il 26 ottobre 2009 a Monte), l’allevatore non è mai stato coinvolto nella faida con gli Alfieri/Primosa contrassegnata da 35 omicidi dal ‘78 ad oggi, nè è ritenuto organico o contiguo ai clan garganici in guerra. Come spiegarsi allora la possibile morte violenta? Si valutano i i rapporti con allevatori e confinanti – indagini di prassi in casi come questi – e ci si chiede se e quali ipotetici collegamenti ci possano essere tra la scomparsa di Libergolis e altri fatti di sangue più o meno recenti avvenuti nella zona di Mattinata. La realtà è che ritrovata l’auto dello scomparso resta il mistero sulla sua sorte.