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Rodi/ Violenza e degrado su minori: arrestate tre educatrici (2)

Bambini affidati ad una casa-famiglia sul Gargano costretti a mangiare il loro vomito quando rigettavano la cena perchè erano serviti gli avanzi; bimbi, e ragazzi insultati pesantemente («sei una p… come tua madre»; «puoi fare solo lo spacciatore, non vali niente tu puzzi») se disobbedivano, se non facevano subito i compiti, se non si addormentavano; un piccolo infilato con la testa nel water per essersi fatto la pipì addosso. E’ un racconto dell’orrore quello che arriva dalla Procura di Lucera e della squadra mobile foggiana che ha arrestato e posto ai domiciliari tre educatrici della casa-famiglia «il Melograno» di Rodi Garganico. Sono accusate di maltrattamenti, sequestro di persona, lesioni ai danni di 7 minori con l’aggravante della crudeltà e dei motivi abietti e futili, oltre che di violenza privata. Si tratta di Antonia (Nella) Silvestri, 56 anni, reponsabile della comunità; della nipote Antonietta Silvestri di 32 anni, educatrice; Anna Maria Tozzi, 50 anni, coordinatrice della comunità. I fatti contestati vanno dal luglio 2009 al maggio scorso quando i sette ospiti sono stati trasferiti in un’altra struttura. Al momento dell’arresto le tre donne si sono dichiarate innocenti, sostenendo che i ragazzi hanno detto bugie. Le ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari le hanno firmate il gip di Lucera Ida Moretti, mentre il procuratore capo Domenico Seccia e il pm Mara Flaiani chiedevano il carcere. «Non comprendo questo buonismo diffuso, non escludiamo di ricorrere al Tribunale del riesame per chiedere il carcere per le tre indagate» ha detto il procuratore capo, non condividendo la decisione del gip che, considerato lo stato d’incensuratezza e ritenendo il carcere l’extrema ratio, ha ritenuto che le esigenze cautelari possano essere soddisfatte dagli arresti domiciliari.  «Il melograno» è una casa famiglia con una sezione «civile» destinata a 7 bambini e ragazzi allontanati dalle famiglie disagiate su ordine del Tribunale per i minorenni di Bari; ed una sezione «penale» con 5 ragazzi in attesa di giudizio: i maltrattamenti riguarderebbero i sette ospiti. «civili» tra i 4 e i 15 anni. L’inchiesta è partita a marzo dopo un esposto anonimo – con gli agenti della sezionereati contro i minori della squadra mobile che hanno individuato e interrogato chi l’avesse scritto – in cui si parlava delle punizioni nei confronti dei bambini e del clima di terrore; uno degli ospiti aveva anche inviato una lettera al Tribunale per i minorenni per denunciare i maltrattamenti, salvo poi essere costretto dalle indagate – dice l’accusa – a scriverne una seconda per ritrattare. Con l’assistenza di psicologi, poliziotti e pm hanno sentito i bambini che, pur temendo ritorsioni e punizioni («non dite a Nella che ho parlato»), hanno raccontato cosa succedeva nella struttura: punizioni per ogni pretesto, umiliazioni, insulti, botte, minacce perchè non riferissero niente.