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Peschici – ADESIONE CENTRO STUDI “MARTELLA” ALLA BATTAGLIA CIVILE DI BENIAMINO PIEMONTESE

 

In difesa del mare della Puglia e delle coste del Salento
All’attenzione del Presidente della Provincia di Lecce On. Dott. Antonio Maria Gabellone; del Sindaco di Lecce Dott. Paolo Perrone; dell’Arcivescovo di Lecce monsignor Domenico D’Ambrosio…

Gent.mo Presidente della Provincia di Lecce
Gent.mo Sindaco di Lecce
Gent. mo Arcivescovo di Lecce

Nella mattinata di oggi 2 agosto 2011, il signor Beniamino Piemontese, socio fondatore dell’Associazione Ideale “Osservatorio Torre di Belloluogo”, nonché autore del sito Messapi.info, ha effettuato un sit-in davanti al Municipio di Lecce e davanti la sede della Provincia di Lecce per sollecitare un intervento istituzionale del Comune e della Provincia di Lecce contro le concessioni d149 e d71 del Ministero dell’Ambiente alla società inglese Northern Petroleum.
Siamo stati informati che il Presidente della Provincia di Lecce, On. Antonio Maria Gabellone, ha ricevuto Beniamino Piemontese e Carla De Nunzio, Presidente dell’Osservatorio Ideale "Torre di Belloluogo", in presenza del capo della segreteria e dell’assessore all’ambiente della provincia, ed ha promesso l’intervento istituzionale a tutela del Salento e del mare Adriatico.
Fiduciosa che anche le altre Istituzioni leccesi onoreranno questo necessario e lodevole impegno, come presidente del Centro Studi “Giuseppe Martella” di Peschici FG aderisco moralmente al sit-in di Beniamino Piemontese e lo sostengo fortemente nella Sua azione, riconoscendone l’alto valore etico a tutela del territorio e a difesa della salute pubblica delle popolazioni salentine, e non solo, come ho potuto sperimentare coorganizzando con la prof.ssa DE Nunzio , negli anni scorsi, e precisamente il 14 giugno 2009 a Peschici (FG), l’ ATTO SIMBOLICO "Un drappo bianco a Kàlena per la libertà di Aung San Suu Kyi", presso la secolare abbazia di Peschici, per il cui restauro e fruizione ci stiamo battendo da anni.
Da allora la collaborazione è stata continua su varie tematiche interessanti il futuro del territorio pugliese, compresi il suo mare.
Il Centro Studi “Giuseppe Martella” di Peschici FG), aderente alla Rete contro le trivellazioni in Adriatico, ha ritenuto importante, nei giorni scorsi, inviare al Ministero dell’Ambiente e dei beni culturali le proprie Osservazioni sulla Valutazione di Impatto Ambientale del progetto della Northern Petroleum, rispondendo all’appello lanciato sul web da Maria Rita D’Orsogna, docente italiana di origine abruzzese che insegna in una università di Los Angeles. Pur lavorando in terra straniera, Maria Rita non riesce ad accettare che la sua terra natia sia deturpata dalle trivelle e avvelenata dalle compagnie petrolifere. Per ciò si è battuta contro le trivelle nei mari dell’Abruzzo, del Molise, nelle terre della Basilicata, ed è divenuta una bandiera per tutti noi che, dopo averla ascoltata nell’aula Consiliare di Peschici, durante la sua conferenza: NO TRIV alle Tremiti, ci siamo resi conto dell’enorme pericolo che corre il nostro mare. Ormai ci stanno provando in molti, ad inquinarlo. La Northern Petroleum vuole trivellare il basso Adriatico, al largo delle coste di Monopoli-Ostuni-Lecce, così come la Petrolceltic vuole trivellare le Tremiti e i fondali delle acque dell’Abruzzo e del Molise. “E’ tempo – afferma Maria Rita D’Orsogna – di far sentire la nostra voce forte, compatta e numerosa, di cittadini informati e attivi. E’ infatti un diritto sancito dalla Comunità europea tramite il trattato di Aarhus, recepito anche dall’Italia. Anche per l’ultima concessione, la d5o5 delle isole Tremiti da parte della Petroceltic, scrivemmo le osservazioni a suo tempo. Allora, come adesso, le ditte trivellanti vogliono eseguire sondaggi marini e trivellare pozzi preliminari. Il Ministero concesse “solo” i sondaggi marini, invece dell’autorizzazione alla trivellazione preliminare, in parte anche grazie ai nostri testi. Il fatto che avessimo mandato osservazioni è stato poi usato nei ricorsi al TAR mandati da vari comuni di Puglia, Abruzzo e Molise. Mandare osservazioni è uno dei pochi modi ufficiali che abbiamo di fare sentire la nostra voce, ed è più importante avere tanti testi di contrarietà di tante persone, che uno solo, per quanto iper-tecnico e perfetto. Non è solo un problema dei Pugliesi, anche se le ultime concessioni riguardano i loro mari. Ormai è un problema di tutti, oggi le Puglie, domani casa di ciascuno di noi. Il Ministero non mette limiti di residenza, per cui tutti possono fare sentire la propria voce. E’ un bel modo di dimostrare solidarietà fra noi. Spero che in futuro gli abitanti di Puglia possano essere solidali con quelli di altre regioni”.
Allego le Osservazioni inviate al Ministero dell’Ambiente e dei beni culturali dal Centro Studi Martella di Peschici, ringraziando la prof.ssa D’Orsogna per aver fornito le necessarie indicazioni scientifiche di supporto per poterle elaborare.
Distinti Saluti.
Peschici 2 agosto 2011
Il Presidente del Centro Studi Martella
Prof.ssa Teresa Maria Rauzino
Centro Studi “Giuseppe Martella”, c/o Hotel d’Amato, Località Arenazzo, 71010 Peschici (FG)

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Ministero dell’Ambiente
Direzione per la Salvaguardia Ambientale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Divisione III
Attenzione: Concessione d71 FR-NP e d149 DR-NP Northern Petroleum
Via Cristoforo Colombo, 44
00147 – Roma
e p.c. : Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Direzione Generale per la Qualità e la Tutela del Paesaggio e l’Arte Contemporanea
Via San Michele, 22
00153 – Roma

Oggetto : Osservazioni contro le Concessioni D71 BR-EL e D149 BR-EL Northern Petroleum

Con la presente comunicazione, il Centro Studi “Giuseppe Martella di Peschici”, parte integrante della Rete nazionale contro le trivellazioni nel mare Adriatico e nel mar Ionio, intende esprimere un deciso NO all’attività di ricerca e sfruttamento di idrocarburi lungo le coste del basso Adriatico da parte della ditta britannica Northern Petroleum, secondo le concessioni d71 FR-NP e d149 DR-NP, rese note sul sito del Ministero dell’Ambiente.
I progetti in esame riguardano le ispezioni sismiche con l’invasiva tecnica air gun a soli 25 chilometri da riva e la possibile installazione di pozzi per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi.
La Northern Petroleum afferma di voler inizialmente eseguire ispezioni sismiche per 50 giorni lungo un tracciato di ben 4300 chilometri, attività propedeutica alla trivellazione di pozzi esplorativi. In caso di successo è presumibile che seguiranno installazioni di piattaforme petrolifere che potrebbero restare attive per decenni nei mari pugliesi.
Senz’altro non è una strada che ci porterebbe all’indipendenza dal petrolio straniero, né darà proventi economici significativi all’Italia poiché ci spetterà una percentuale molto bassa dell’introito economico che la Northern Petroleum potrebbe realizzare dalla coltivazione degli eventuali pozzi petroliferi.
Fra l’altro, la qualità del petrolio italiano, come documentato da vari studi scientifici, è pessima. Anzitutto è difficile da estrarre, a causa della profondità, è “amaro” perché la presenza dei gas sulfurei lo rende altamente corrosivo; è “pesante” perché la struttura molecolare degli idrocarburi è troppo lunga per poter ottenerne benzina. L’hydrogen sulfide (H2S), inoltre, è considerato un veleno ad ampio spettro poiché può danneggiare diversi apparati anatomici (impedisce all’ossigeno di arrivare alle cellule). E’ un gas facilmente infiammabile e la tossicità è addirittura paragonabile al cianuro. Siccome il petrolio è difficile da estrarre, si ricorre all’eliminazione in loco dello scarto sulfureo mediante un processo di desolforazione e i residui incendiati vengono rilasciati nell’atmosfera. Basti pensare che una sola piattaforma petrolifera rilascia nel mare circa 90mila tonnellate di inquinamento: un risultato davvero inquietante.
Occorre quindi porsi in un’ottica globale e valutare la totalità del progetto in esame e le sue conseguenze future, a lungo termine. Da questo punto di vista, il documento di VIA sottomesso dalla Northern Petroleum è da considerarsi incompleto ed estremamente fuorviante. E’ infatti singolare che nella VIA vi sia una lunga discussione sulla presunta necessità in Italia di estrarre petrolio dal territorio e dai mari nazionali, ma che invece non si faccia menzione alcuna dei possibili impatti ambientali, in termini di subsidenza, scoppi di pozzi, rilasci a mare di sostanze tossiche come fanghi e fluidi perforanti o acque di risulta che possono diffondere per decine di chilometri dai punti di emissione. Questo né in generale, né nel particolare della realtà pugliese interessata dalle concessioni d149 FR-NP e d71 DR-NP.
Gli strumenti utilizzati per trivellare nel mare è, com’è noto l’air-gun, ossia violenti spari d’aria compressa per individuare i giacimenti sotterranei. L’air gun è una tecnica invasiva che danneggia flora e fauna marine, come documentato più volte nella letteratura mondiale, e che può causare perdita dell’udito e del senso dell’orientamento nei cetacei o lesioni a volte mortali. Tra le numerose specie messe a rischio ci sono anche capodogli e delfini, periodicamente avvistati lungo le coste pugliesi, abruzzesi e molisane, e specie minori e bentonitiche, fondamentali per garantire un buon pescato.
La Northern Petroleum minimizza gli effetti negativi dell’air gun, mentre diversi articoli scientifici mostrano il contrario. Uno degli studi più recenti dal titolo “Sometimes Sperm Whales (Physeter macrocephalus) Cannot Find Their Way Back to the High Seas: A Multidisciplinary Study on a Mass Stranding”, condotto da una equipe internazionale esperta sui comportamenti delle specie marine, pubblicato nel Maggio 2011 su Plos-One, afferma che fra le cause possibili dello spiaggiamento dei sette capodogli avvenuto nel dicembre 2009 nel mare di Puglia (precisamente a Foce Varano-Capojale (FG), non sono da escludersi le ispezioni sismiche marine.
Nella VIA non sono neppure menzionati i possibili impatti all’economia costiera delle comunità interessate che, allo stato attuale, è totalmente incompatibile con lo sfruttamento di idrocarburi. Il turismo di Otranto, Lecce e Monopoli è assolutamente INCONCILIABILE con possibili piattaforme, oleodotti, transito petroliere, scoppi accidentali o sversamenti a mare… Il territorio è a forte vocazione turistica, quindi scegliere il contrario significherebbe trasformare un patrimonio di importanza inestimabile in un distretto industriale. Insomma, un vero e proprio vilipendio al turismo. Per noi la risposta, nonché la scelta più giusta, è scontata: turismo.
La zona proposta dalla Northern Petroleum per eseguire sondaggi sismici e successivamente – se lo riterrà opportuno – per trivellare il fondale marino, è di alto valore naturalistico, turistico-recettivo ed ha nella qualità del pescato il suo fiore all’occhiello.
L’area scelta dalla Northern Petroleum è, come il Ministero dell’Ambiente ben sa, nelle strette vicinanze di ben nove siti di interesse comunitario, la Rete Natura 2000, ritenuta a ragione il principale strumento per la protezione della biodiversità in Europa, e di varie zone di ripopolamento ittico, strumentali per la crescita dell’industria della pesca in Puglia. Per alcuni siti di interesse comunitario la Northern Petroleum afferma che date le loro distanze dalle concessioni d71 FR-NP e d149 DR-NP – che variano fra i 10 e i 30 chilometri – e dato il carattere temporaneo delle operazioni air gun, gli impatti ambientali saranno nulli.
Queste affermazioni sono da considerarsi inaccettabili, considerato che – come abbiamo già detto – lo scopo finale della Northern Petroleum è estrarre petrolio per i prossimi decenni e non solo eseguire ispezioni sismiche per 50 giorni, e visto che la protezione di aree naturalistiche di pregio o di ripopolamento ittico dovrebbe essere di primaria importanza, per la loro grande valenza ambientale ed economica. In altri paesi come in Norvegia o lungo le coste pacifiche ed atlantiche degli USA, le zone in cui è vietato trivellare, eseguire sondaggi sismici e in generale operazioni petrolifere è dell’ordine delle centinaia di chilometri da riva, e non venticinque, per garantire l’assoluta integrità del mare e delle attività esistenti.
Più in generale, la petrolizzazione dell’Adriatico meridionale, in cui rientra il progetto Northern Petroleum, è in totale contrasto con l’attuale assetto delle nostre coste e stravolgerebbe il settore del turismo, basato su un’immagine di territorio sano e sostenibile. Le attività proposte dalla Northern Petroleum non porteranno nulla di buono alla Puglia.
Essendo inglese, la ditta proponente è libera di vendere derivati petroliferi su mercati internazionali e non necessariamente a commercializzarli in Italia. Nella migliore delle ipotesi, la Northern Petroleum potrebbe produrre solo una piccola percentuale del fabbisogno nazionale di petrolio, con pochi vantaggi per la collettività italiana, che continuerà ad importare idrocarburi dall’estero. Basti pensare che il 94% del greggio utilizzato oggi in Italia è importato, nonostante la nostra nazione ospiti il maggior giacimento di petrolio d’Europa, precisamente in Basilicata. La storia di quella regione insegna che le trivellazioni, in terra o in mare, non portano benessere alle comunità locali, ma soltanto inquinamento e peggioramento della qualità della vita. In Basilicata estraggono petrolio da circa quindici anni, eppure il costo della benzina anziché diminuire, aumenta. I danni si ripercuotono anche su piante, vegetali e vigneti, che non riescono più a produrre vini di buona qualità, quindi si ha un’agricoltura “al petrolio”. Il dato inquietante e che ci preoccupa davvero è che la regione lucana ha raggiunto un tasso molto elevato di malattie tumorali, soprattutto nei bambini.
Ma non finisce qui, poiché bisogna considerare gli eventuali incidenti petroliferi accaduti negli ultimi anni, Ad esempio, quello del Golfo del Messico 2010, il più grande disastro della storia ambientale negli Usa.
Data la posizione geografica e la bellezza dell’Italia, una nazione più lungimirante della nostra incentiverebbe con più convinzione la produzione di energia sostenibile, investimento di gran lunga più saggio e economicamente conveniente delle estrazioni di petrolio.
La presente lettera è da intendersi ai sensi dell’articolo 6, comma 9 della legge 8 luglio 1986 n.349, che consente a ogni cittadino italiano di presentare in forma scritta le proprie osservazioni sui progetti sottoposti a Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) e ai sensi del trattato di Aarhus. Quest’ultimo, recepito anche dall’Italia, afferma che le popolazioni hanno il diritto di esprimere la propria opinione su proposte ad alto impatto ambientale e che l’opinione dei cittadini deve essere vincolante.
Esortiamo dunque i Ministeri a bocciare i progetti Northern Petroleum e tutti gli altri a venire, in rispetto dell’Adriatico, della volontà popolare e della legislazione vigente.
Peschici 27 luglio 2011
Il Presidente del Centro Studi Giuseppe Martella di Peschici
Teresa Maria Rauzino
Centro Studi “Giuseppe Martella”, c/o Hotel d’Amato, Località Arenazzo, 71010 Peschici (FG)

 

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INFO
Materiali per poter impostare le Osservazioni contro le prospezioni petrolifere sono postate sul blog “No all’Italia petrolizzata” da Maria Rita D’Orsogna http://dorsogna.blogspot.com/ E’ importante incoraggiare enti, comuni, associazioni, e semplici cittadini a farlo a proprio nome. Per chi volesse leggersi la VIA al completo e preparare i suoi testi di sana pianta, sono linkati e scaricabili dal sito, come i testi di tutte le concessioni. Qui è possibile trovare i link per le osservazioni brevi o brevissime contro la Northern Petroleum. Le istruzioni per inviare i testi sono semplici.
Bisogna solo aggiungere al testo base delle considerazioni individuali, dettagli della propria esperienza di vita o associative in modo da non mandare al ministero testi tutti uguali. Le lettere anonime non vanno bene: occorre firmarle con nome, cognome, mettere data e indirizzo e inviarle con raccomandata a ricevuta di ritorno al Ministero dell’Ambiente, Direzione per la Salvaguardia Ambientale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Divisione III; Attenzione: Concessione d71 FR-NP e d149 DR-NP Northern Petroleum Via Cristoforo Colombo, 44; 00147 – Roma. Se si ha la posta elettronica certificata si può mandare il tutto a: DGSalvaguardia.Ambientale@PEC.minambiente.it. E’ importante inviare una copia delle osservazioni alla prof.ssa Maria Rita D’Orsogna (e-mail: dorsogna@csun.edu), che metterà tutto nel raccoglitore comune: servirà per la cronistoria, e per referenze future. La d’Orsogna è raggiungibile anche su Facebook all’indirizzo http://www.facebook.com/dorsogna