Tracce di piombo sul corpo: i genitori di Mafrolla rinviano il riconoscimento. “Sì, lo hanno ammazzato”.
Chi si aspettava un sì ancorchè mesto e straziante è rimasto deluso. I genitori di Michele Mafrolla non se la sono sentita, rinviando a questa mattina il riconoscimento. Rinviata anche l’autopsia, ma a questo punto non dovrebbero esserci più dubbi sulla identità: si tratterebbe proprio dell’operaio ventisettenne di Vieste Michele Mafrolla i cui resti sono stati rinvenuti l’altro pomeriggio dagli uomini della protezione civile di Cerignolani in ispezione da quelle parti per l’allerta meteo e capitati proprio lungo la scarpata della Valle del Palombaro tra Mattinata e Vieste. Gli inquirenti avevano subito ipotizzato che quel corpo potesse appartenere al giovane operaio viestano scomparso la mattina del 24 luglio scorso, Michele Mafrolla, appunto, il ventisettenne garganico
uscito di casa e mai più rientrato. Del resto erano due le scomparse più sospette: oltre a Mafrolla Francesco Libergolis, pastore di 41 anni, incensurato lontano parente del boss «Ciccillo» Libergolis, ucciso il 26 ottobre 2010. Nella immediatezza del rinvenimento del cadavere del giovane viestano il padre di Michele Mafrolla, Giovanni, con il legale, Antonio Laprocina, si era presentato presso la Tenenza dei Carabinieri di Vieste. «Gli inquirenti non si sono sbilanciati circa l’identità del corpo – aveva riferito l’avvocato-. Ci hanno riferito che bisognerà attendere l’ispezione cadaverica del medico legale prima di pronunciarsi. Ma una prima conferma veniva dagli abiti: la tshirt, le scarpe … Michele Mafrolla era vestito proprio così quando scomparve. Intanto slitta l’autopsia: si farà la prossima settimana. Ieri compiuti solo pochi esami radiologici: tac e prelievo di capelli e tessuto per estrarre il Dna. Ma da una prima ispezione cadaverica qualche indizio è venuto fuori: come quelle tracce di piombo all’altezza del torace che confermerebbero l’ipotesi secondo la quale Mafrolla sarebbe stato ucciso con un’arma da fuoco., Michele si era allontanato all’improvviso quella sera di domenica 24 luglio con il proprio scooter poco prima della cena. Nell’andar via di casa, mentre la mamma Lina stava preparando da mangiare, il giovane non avrebbe detto nulla. Inutile l’attesa dei genitori che dopo averlo aspettato per un po’ hanno cenato e sono andati a letto. Michele, a quanto pare, anche in altre occasioni SI sarebbe allontanato senza dire nulla, per cui i genitori non hanno dato eccessivo peso alla sua assenza. Giovanni Mafrolla con il figlio erano soliti svegliarsi presto perché dipendenti di una azienda lattiero-casearia della provincia, addetti di primo mattino alla distribuzione di latte e formaggi ai vari esercizi commerciali della zona. La mattina di lunedì 25, intorno alla 4, Giovanni notò che in cameretta il figlio non c’era né, in giardino, era parcheggiato lo scooter. Di certo, quindi, quella notte Michele non era rientrato a casa. Ma anche in questo caso, Giovanni Mafrolla non si sarebbe preoccupato più di tanto, perché il figlio spesso si fermava a dormire a casa della ragazza senza avvertire i genitori. Fatto sta che, nell’andare a lavoro e transitando nei pressi dell’abitazione della fidanzata di Michele, Giovanni notò che non vi era traccia dello scooter. Così avvertì la moglie Lina, la quale ha tentò di mettersi in contatto telefonicamente con il figlio ma senza esito: attiva la sola segretaria telefonica. Pare che il fratello minore di Michele abbia riferito poi alla madre di aver notato, quella notte, mentre rincasava dal lavoro, uno scooter simile a quello del fratello fermo sulla strada che conduce alla contrada "Calma" nei pressi di un residence, a poche centinaia di metri dalla loro abitazione. Andati sul posto, effettivamente constatarono che lo scooter era proprio quello di Michele e vi era anche il casco regolarmente appeso al manubrio. I familiari, quindi, tentarono ancora di chiamare telefonicamente il ragazzo, ma dall’altro capo nessuna risposta. La fidanzata di Michele (che nel mese scorso ha dato alla luce una bambina), interpellata dai genitori, disse di non averlo più visto dalla domenica e che anche lei avrebbe tentato di chiamarlo telefonicamente senza ricevere risposta.
Ernesto Tardio
La Gazzetta del Mezzogiorno