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Carpino – IL 7 DICEMBRE “FRASCA, FANOIA ED OLIO NOVELLO”

Rami d’ulivo che ardono nei borghi, l’atmosfera che si riscalda impregnandosi di odori inebrianti, i palati che si esaltano e il tempo che sembra essersi fermato a tanti secoli fa. E’ la notte della “Frasca, fanoia e olio novello” che il 7 dicembre giunge alla sua tredicesima edizione.  [LOCANDINA]

E’ l’occasione per ricordare  la sentita tradizione della “fanoia, isolato falò di rami d’ulivo, ripropone, con il fuoco che arde, l’antico rito pagano della purificazione e diventa ricco di significato cristiano alla Vigilia dell’Immacolata, poiché questo giorno è il prescelto per il rito del raccoglimento e di purificazione: l’ulivo bruciando diventa sacro e questa pianta rivela le sue molteplici attività: riscalda i cuori, rallegra le mense.

È la notte di un paese che ritorna alle sue radici e dimostra ancora una volta di saper conservare intatte le sue tradizioni.
Nei quartieri del centro storico i sapori della terra si sposeranno con la primitiva cottura delle patate e delle olive cotte sotto la cenere, mentre il pane preparato in tutte le umide e sapide maniere tradizionali esalterà l’olio novello, simbolo per eccellenza di purezza e di prosperità, frutto di questa terra e di un intero anno di lavoro. 
 
La città dell’olio si trasforma in un vero laboratorio culturale a cielo aperto, il tutto col sottofondo degli antichi canti rituali femminili e dei travolgenti balli della tradizione musicale carpinese che accompagneranno i passanti e i visitatori in questa notte sacra.
 Quest’anno in particolare le musiche si coloreranno dei suoni dei Tamburi a cornice che con i loro sonagli invaderanno il Palazzo Barone "Centro culturale A.Sacco", a partire dalle ore 15,00 con lo stage a cura del M.° Davide Torrente sulle tecniche dell’Italia Meridionale.
Ai partecipanti allo stage verrà regalato un tamburello costruito dal M.° Davide Torrente . 

E’ un appuntamento che si rinnova a  Carpino il 7 dicembre per rimanere nella storia e coltivare la memoria, la conoscenza e l’esperienza di un popolo, ma soprattutto per esprimere  il legame indissolubile fra terra, tradizione e cultura: quasi a voler dire che i frutti di questo territorio non possono vivere l’uno senza l’altro.