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Vico/ Dopo decenni di contenziosi Palazzo Della Bella ha un futuro

Era della proprietà della Comunità Montana. Il simbolo del paese è stato rilevato da imprenditori turistici.

 

 Palazzo Della Bella, uno dei simboli di Vico del Gargano, ubicato alle porte del monumentale antico abitato, potrebbe aprire nuovi scenari per quanto riguarda lo sviluppo turistico del centro garganico. L’accogliente struttura, infatti, è stata rilevata da imprenditori locali che progetterebbero un percorso unico, partendo proprio da Palazzo Della Bella, e proseguendo fino al cuore del vecchio insediamento. Proprietario del complesso è la Comunità montana del Gargano che lo acquistò, per poco più di un miliardo delle vecchie lire dagli eredi della famiglia Della Bella-Damiani. Nel 1995,
stipulò un contratto con il titolare del «Consorzio Gargano», Fernando Costantino i cui termini erano stati così definiti: cessione gratuita trentennale del bene al consorzio a condizione che quest’ultimo, nell’arco del trentennio, lo ristrutturasse integralmente, onde adibirlo a struttura alberghiera. Costantino eseguì gli interventi di ristrutturazione e consolidamento statico; i costi furono nell’ordine di ben cinque miliardi e mezzo di lire. L’importo fu accertato in sede giudiziale e mediante perizia da parte del consulente tecnico nominato dal Tribunale, a seguito di contenzioso avviato tra il consorzio e la Comunità montana del Gargano. Il quaranta per cento delle spese venne coperto con fondi pubblici (progetti comunitari Leader e Cartesio), il restante fu coperto dallo stesso «Consorzio Gargano». Due anni dopo, l’intesa comunità montana-consorzio entrò in fibrillazione per via – a dire dell’ente montano – di inadempienze dell’amministratore del consorzio, Nando Costantino, tanto da determinare la revoca della delibera con la quale era stata stipulata la convenzione e, contestualmente, avviata la procedura per la riacquisizione del
possesso del Palazzo. Il tribunale di Manfredonia nel 2000 rigettò il ricorso dell’ente montano; identica pronuncia, lo stesso anno, dei magistrati del tribunale di Foggia; altra causa di merito, proposta innanzi al tribunale di Manfredonia, sempre nel 2000 (allo stato ancora pendente). A distanza di qualche anno, la Comunità montana del Gargano riaprì l’ennesimo contenzioso con il Consorzio, teso a riacquistare il possesso del bene prima della scadenza contrattuale, al fine dichiarato di destinarlo a struttura alberghiera. Fu aperto un altro fronte di contestazione, qualche mese più tardi fra l’ente montano e il Comune di Vico del Gargano per via di una autorizzazione rilasciata dall’ufficio tecnico comunale vichese al completamento dei lavori edili. L’atto amministrativo venne impugnato dalla comunità montana davanti al Tar Puglia, tribunale che si pronunciò a favore della parte ricorrente. Quei lavori – secondo i giudici amministrativi – non si dovevano fare; inoltre i lavori di ristrutturazione, poichè legati al cambio di destinazione del palazzo da abitazione a centro alberghiero non previsto dal piano regolatore della città, erano da considerare varianti allo strumento urbanistico e, quindi, oggetto dell’approvazione del consiglio comunale, cosa avvenuta successivamente.

Franco Mastropaolo