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Angiolè D’Errico, Gabriele Manzionna e Natalino Notarangelo: i predestinati del Signore

Della mia adolescenza ricordo vividamente un fotogramma indelebile di rara bellezza e suggestione, sintesi perfetta della naturale empatia dei predestinati del Signore alla Felicità Eterna. In un pomeriggio di una luminosa e calda giornata primaverile, mentre passeggiavo nel centro di Vieste, improvvisamente assistetti a una scena che sarebbe rimasta per sempre nella mia mente: una bellissima macchina d’epoca, con quattro amici a bordo, scendeva lentamente il Corso Lorenzo Fazzini.  La comitiva mostrava naturale allegria e felicità, esaltata dal procedere volutamente lento del conducente dell’autovettura. Comodamente seduto sui sedili posteriori dell’auto, elegantemente vestito com’era suo solito, sotto un bellissimo cappello, in una posa teatrale, Angelo D’Errico, per tanti viestani Angiolè, elargiva con modi aristocratici sorrisi dal valore incommensurabile perché rivolti ai suoi compaesani; per le strade di Roma, quei sorrisi non avrebbero avuto lo stesso significato d’amore. Mi fermai a osservarlo per godere appieno della luce solare di Angiolè: i suoi sobri sorrisi erano calamitosi, trasmettevano fiducia e amore che soltanto le persone sfortunate possiedono per dono naturale, quasi a bilanciare la malasorte.
Amava farsi osservare mentre passeggiava sul Corso Lorenzo Fazzini o sulla spiaggia del Castello: sapeva di essere bello e solare.
Nel dizionario Hoepli la voce amicizia dovrebbe rimandare al fortissimo legame che s’instaurò tra Angiolè D’Errico e Matteo Trotta, uomo di grandissima generosità. Noi tutti, prima di definirci amici di qualcuno, dovremmo confrontarci con il vero valore dell’amicizia; dovremmo, in altri termini, prendere a paragone l’amore fraterno che univa Angiolè e Matteo.
L’amore del maestro Domenico D’Errico verso i propri figli, Franco e Angelo, è monito ed esempio per i troppi genitori all’oscuro del vero significato dell’amore familiare.
Divido con Angiolè una passione; ogniqualvolta mi getto in acqua penso a lui, delfino tra le onde dell’Adriatico.
          L’amore di Gabriele Manzionna verso i cittadini di Vieste è suggellato dalle tante testimonianze di amici e conoscenti raccolte dopo la pubblicazione del documento “Vieste / 9 L’amico segreto Manzionna, le assurde pretese di Bocconcino e l’avvocato del Comune di Vieste Fusillo che dorme nella mia stanza”. A quanto pare non ero l’unico amico segreto di Gabriele Manzionna nel Policlinico di Bari. Dalla Cardiologia all’Oculistica, dall’Ortopedia alla Medicina, tanti viestani si consultavano e consigliavano con Gabriele Manzionna affinché ricevessero le migliori cure dell’eccellente Policlinico di Bari.
          La lettura del discorso inaugurale che Steve Jobs tenne a Stanford nel 2005 mi fa pensare a Natalino Notarangelo all’epoca della costruzione dell’Hotel Merinum. Dai racconti di chi visse quei periodi, emerge che la logica economica del tempo, formatasi nella consuetudine del pensiero locale, del timore verso il nuovo, prevedeva la costruzione di palazzi adibiti a civile abitazione. L’avventura pionieristica alberghiera non nacque nel segno dell’approvazione popolare. Ebbe ragione ma i detrattori insistono ancora oggi: “Bastava recarsi a Capri o a Rimini per capire il futuro del turismo a Vieste”. Non capisco perché queste persone non abbiano fatto lo stesso. I figli di coloro che non prestarono molta fiducia nell’azzardo turistico, oggi collaborano con i figli di Natalino Notarangelo nella gestione dell’Hotel Merinum. Per sottolineare il coraggio imprenditoriale, mi vengono in mente le parole di Steve Jobs: “Your time is li­mi­ted, so don’t wa­ste it li­ving so­meone else’s life. Don’t be trap­ped by dogma — which is li­ving with the re­sults of other people’s thin­king. Don’t let the noise of others’ opi­nions drown out your own in­ner voice. And most im­por­tant, have the cou­rage to fol­low your heart and in­tui­tion. They so­me­how al­ready know what you truly want to be­come. Eve­ry­thing else is secondary”. Il successo dell’iniziativa imprenditoriale di Natalino Notarangelo darà il via allo sviluppo turistico di Vieste.
          Nicola Santoro è il fondatore del gruppo facebook “Vieste e i viestani foto di una volta”. E’ un tuffo nei ricordi finora documentati dalla tradizione orale. Le foto raffigurano scene di vita quotidiana.
Per sottolineare l’amicizia e l’amore verso il territorio, ho scelto due foto del 1970 postate su facebook da Gianna Mattera che raffigurano amici e familiari che si divertono a festeggiare la Pasquetta a Molinella. Al mutare della destinazione economica del territorio, i rapporti d’amicizia hanno perso significato e valore storico.
Una foto degli anni quaranta raffigura un nutrito gruppo di tifosi del Vieste. E’ lo stesso spirito che dovrebbe supportare la coraggiosa scelta dei dirigenti dell’Atletico Vieste di puntare sul vivaio giovanile locale. Che serva di stimolo agli imprenditori lontani dal destino del calcio viestano.
Una foto scattata sulla lampara del comandante Salvatore Mattera, ci mostra due turiste intente a seguire le fasi della pesca notturna. Alla guida del comandante Mattera, nominato, probabilmente per stima, coraggio, autorità indiscussa, intuito e ingegno, il Colonnello, la lampara (sono in attesa di conoscere il nome) svolgeva all’insaputa di tutti la pesca turismo.
Una bellissima foto riprende Antonella Lorusso in Rombaldi seduta su una scintillante Lambretta. L’attento osservatore del territorio architetto Saverio Fusco ci porta a conoscenza che la foto fu scattata nei pressi del Trabucco della Mancina. La collocazione della Lambretta davanti al pullman della Sita è figurativa del passaggio dai trasporti pubblici alla motorizzazione privata delle due ruote.
L’attaccamento alla fede cattolica e all’identità della comunità è evidenziato da una foto che ritrae amici, carri e asini. Era l’anno 1945 e la festività era dedicata a Santa Maria di Merino.
In un video, la novantenne signora Ninina ci mostra la preparazione delle orecchiette. Tre generazioni nutrite a farina e acqua fanno da contorno al sogno della laurea del giovane nipote ( http://www.youtube.com/watch?v=CDMluIoFeZc&feature=related ).
          Le belle foto custodite da Carlo Ranalli, Michele Delli Santi e tanti altri, spingono verso la preparazione di una mostra fotografica dove alle fotografie storiche siano aggiunte le fotografie moderne scattate dagli stessi punti di vista. I confronti fotografici evidenzieranno il consumo di suolo agricolo e serviranno, senza creare polemiche, ad alimentare una corretta gestione del territorio.

Lazzaro Santoro