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Frane, alluvioni/ A rischio cinquanta comuni pugliesi

I dati in un convegno dell’Anbi: necessari 104 interventi.

 

 Meno emergenza, più prevenzione: per i territori. È un’indicazione di lavoro che l’Unione europea raccomanda ai suoi 27 Paesi membri e che l’Italia dovrebbe particolarmente far proprio: non solo perché è una delle realtà più antropizzate con i suoi 189 abitanti per chilometro quadrato (la Francia ne conta 114, la Spagna 89), ma anche per il susseguirsi di frane e alluvioni che distruggono valli e colline, borghi e città, causano vittime, e per cui lo Stato, secondo uno studio del Politecnico milanese, spende circa 3 miliardi l’anno. Le nevicate dei giorni scorsi, le emergenze che si sono accavallate al Nord come al Centro e al Sud non possono essere immediatamente ascrivibili al rischio idrogeologico che, invece, riguarda frane e alluvioni. Ma anche queste, come dire, non mancano nel nostro Paese. Nemmeno in Puglia dove secondo i dati forniti dal ministero dell’Ambiente, si contano 48 Comuni (pari al 19%) a rischio frane o alluvioni. E due di più, esattamente 50, secondo Legambiente, sono ad alta pericolosità geomorfologica. Ed è di questo, cioè del rischio idrogeologico, che si è parlato l’altro giorno a Roma, in un convegno organizzato dall’Anbi, l’Associazione nazionale bonifiche, irrigazioni e miglioramenti fondiari. Anbi non solo fa suo il motto «meno emergenza, più prevenzione», ma ricorda anche la raccomandazione dell’Onu affinché gli Stati prendano misure per azioni di adattamento ai cambiamenti climatici. La proposta Anbi dello scorso anno prevedeva 2519 interventi cantierabili per un importo di 5.728 milioni, per il 2012 si è passati a 2.943 interventi per un costo di 6.812 milioni. Cioè, meno si agisce e più si spende.  Per la Puglia, Anbi suggerisce 104 interventi, per un costo di 255,2 milioni, necessari per sistemare impianti idraulici, potenziare e ristrutturare idrovore, per la manutenzione delle opere di bonifica. I territori a maggior rischio: il Tarantino, dove si riversano le emergenze dei corsi d’acqua lucani, la zona di Gravina, il Salento e soprattutto la Daunia, in particolare l’area in cui scorre l’Ofanto che, secondo i Consorzi di bonifica, avrebbe bisogno di una manutenzione straordinaria lungo gli argini e in prossimità della foce.