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Sanità Regione/ «Tedesco promotore del malaffare»

Cassazione: gravi indizi di colpevolezza. Depositate le motivazioni della sentenza: «La cessata carica di assessore regionale alla sanità non ha fatto venir meno il pericolo di recidiva».

Sarebbero «gravi» gli indizi di colpevolezza con riferimento all’accusa di essere a capo di una organizzazione a delinquere che lottizzava la sanità pubblica in Puglia, a carico dell’ex senatore del Pd, ora passato al gruppo misto, Alberto Tedesco. È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza della Cassazione depositata oggi. I supremi giudici confermano anche la «pericolosità sociale di Tedesco», per il rischio di recidiva, e la necessità di misure cautelari.

Secondo la Cassazione, «la cessata carica di assessore regionale alla sanità (ricoperta durante la prima giunta Vendola, ndr) non ha fatto venir meno il pericolo di recidiva», dal momento che Tedesco «continua a mantenere relazioni e rapporti con burocrati e funzionari rimasti all’interno dell’amministrazione sanitaria grazie anche al suo rilevante ruolo politico di senatore della Repubblica». Aggiunge inoltre la Suprema Corte, confermando la richiesta di arresti domiciliari formulata dal Tribunale del riesame di Bari lo scorso 18 aprile – su ricorso del pm, mentre il gip aveva chiesto la misura per il meno grave reato di corruzione – che il rischio di reiterazione dei reati è rappresentato soprattutto «dai dimostrati collegamenti e interessi che l’indagato ha con la «Aesse Hospital», società operante nel settore della sanità e facente capo alla famiglia Tedesco».

 Per quanto riguarda l’accusa di essere a capo, con «frenetica ingerenza», di una «rete che coinvolgeva manager, imprenditori e dirigenti», la Cassazione ritiene che il Tribunale del Riesame di Bari abbia «coerentemente motivato» sui «gravi indizi», dimostrando, allo stato degli atti, «l’esistenza di un contesto associativo, capeggiato da Tedesco, finalizzato all’acquisizione della gestione e del controllo di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici per la realizzazione di profitti e vantaggi ingiusti, anche a favore di imprenditori utilizzati per sostenere la propria campagna elettorale».

 

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