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Vieste/ A PROPOSITO DELL’UNIVERSITA’ DELLA TERZA ETA’

Cronistoria di un mancato debutto.

 

 Quando seppi che grazie all’impegno dell’Assessore alle Politiche Giovanili e alla Cultura Gaetano Zaffarano, oltre che alla disponibilità dell’attuale amministrazione comunale, il Progetto, da me presentato, sull’Università della Terza Età era stato approvato, toccai il cielo con un dito.
Finalmente, dopo dieci anni di attesa dalla sua prima presentazione al Comune, si sarebbe potuto avviare nel nostro paese un’Associazione Culturale “Senza scopo di lucro” che potesse concorrere con altri Enti locali al Progresso Civile e Sociale del nostro paese.
Mettendo in campo numerose iniziative (previste dallo Statuto) come, una migliore fruizione del Tempo Libero, consentire occasioni di incontro e di aggregazione fra le diverse fasce di età, organizzare cineforum per favorire dibattiti utili a conoscere le nuove tematiche e attuare così il diritto all’informazione e alla conoscenza, attraverso l’ideale dell’educazione permanente.
In questo contesto, l’Università di cui sopra, avrebbe potuto fornire strumenti culturali adeguati per valorizzare il nostro patrimonio naturalistico, enograstronomico e quindi culturale, con il recupero della memoria storica, arti, mestieri, tradizioni, in definitiva di un nostro “modus vivendi”, ormai dimenticato.
Inoltre questa iniziativa avrebbe potuto essere un luogo vivo, propositivo, di impegno partecipato che consentisse un confronto di idee e progetti… Con corsi organizzati come stage a tematiche, magari concordate, o come laboratori per una conoscenza operativa e dinamica, non basata solo sul rapporto docente-discente disarmonico e riduttivo… Anche per poter attuare  (a veder lontano) l’iniziativa “Laureare l’esperienza” in collaborazione con le altre Università, quelle esperienze davvero pregevoli, maturate sui banchi della vita. Insisto nel dire che non si voleva fare un’operazione di facciata, un guscio vuoto senza costrutto, ma qualcosa di dirompente rispetto alla prassi consolidata, un luogo vivo operante con un’adesione partecipe convinta e seria.
Mi misi con entusiasmo a cercare collaboratori fra i “Giovani Pensionati” uomini di scuola o chi aveva occupato posti di rilievo nell’Amministrazione pubblica o nella società. Ma la risposta era sempre la stessa… “Ho le mie cose da rivedere… Sono già impegnato… Non ho tempo…” Mi rivolsi ai giovani e qui la partecipazione fu immediata, numerosa ed entusiasta e, per la verità, non è venuta mai meno.
Il gruppo docente, appena formato, era compatto e determinato. Arrivò prima Caterina, seria e preparata, una giovane professionista in carriera, capace di assumersi e di portare avanti un impegno con serietà e competenza, ma era occupata a tempo pieno nella sua professione, tuttavia il lavoro svolto fin qui è tutto merito suo. Poi arrivò Angelo, un giovane professore che esordì con una frase memorabile … “Sono talmente occupato che solo di notte potrei realizzare qualcosa, ma non mi tiro indietro”. Poi vennero … Anna, Filippo, Gianni, Titti, Colomba, Raffaella, Angela, Angela, Mauro, i coniugi Sciancalepore e spero di non aver dimenticato nessuno.
Il gruppo docente, all’insegna del volontariato, era completo e motivato e i corsi di immediato gradimento come quello di Scienza dell’Alimentazione, Computer, Ginnastica, Lingua Straniera, Musica, Ballo, Tradizioni Popolari, Corso di Pittura. Ma quello che sembrava presentare maggiore attrattiva era il corso di Imprenditoria che, partendo dalle nostre ricche risorse naturali, poteva mettere in campo idee e proposte per posti di lavoro autonomo da attuare con l’ausilio di finanziamenti messi a disposizione dalle leggi vigenti sull’Imprenditoria Giovanile.
Partendo, per esempio, dallo studio e dalla ricerca di erbe officinali per una essicazione naturale attraverso il calore solare e dopo un trattamento con l’acqua di mare… Oppure il recupero di antiche ricette per confezionare gustose marmellate con i frutti nostrani dal sapore antico, unico e indimenticabile. Oppure la commercializzazione del nostro “Vincotto” di fichi, di fichidindia, uva, carrube davvero inimitabile. Si potrebbe anche pensare di riprendere l’usanza dei nostri nonni… l’essiccazione naturale di fichi,  pere sorbe, uva, carrube, oppure semplicemente del sugo di pomodoro, la famosa “cunsérve” odorosa e piena di sapore, ma si poteva attingere oltre che dal patrimonio naturalistico anche da altre nostre risorse. Tutto sembrava procedere per il meglio, ma quando cercai persone competenti in prassi amministrativa, nella conoscenza delle modalità, per i collegamenti on line con le altre Università, con i Comuni, Province e Regioni, per le corrette procedure di avvio e di riconoscimento della struttura o per verificare la validità dei progetti per l’accesso ai finanziamenti ai Fondi Europei o alle sponsorizzazioni per i costi minimi di gestione…e in ultimo per dare continuità a quel progettino di due pagine a carattere didattico da me presentato, che non si poteva far ricadere solo sulle spalle della proponente. Per continuare sui finanziamenti, l’intento era quello di non far ricorso al sussidio “Una tantum”, ma di avvalersi di leggi approvate ad hoc per questo genere di iniziative… Tutto sotto la luce del sole, con correttezza e trasparenza. Ma dopo una ricerca minuziosa, capillare, insistente, a cui mi si rispondeva con mezze promesse, mancate risposte, che poi alla fine si concludevano sempre con lo stesso ritornello… “Grazie, sono impegnato”…A volte con l’aggiunta di un feroce paradosso… “Tanto si sa, qui a Vieste non si fa mai niente”…Quasi che Vieste fosse un’entità staccata da noi stessi viestani e non la somma delle nostre intelligenze e delle nostre volontà… E chi altri potrebbe farlo da fuori se non per calcolo e tornaconto?
Solo noi avremmo potuto fare qualcosa per i nostri figli, noi che abbiamo attinto con ingordigia dalle copiose risorse del nostro paese, senza dare loro l’indicazione di una prospettiva orientata verso uno sviluppo compatibile con una vita sana e operosa.
Noi che abbiamo costruito sulle coste, nelle pinete, in riva al mare, sollevando fino al cielo le nostre case, deturpando le esclusive vedute panoramiche del nostro paese. Certo l’Università della Terza Età non poteva essere la Panacea a tutti i mali, anzi non lo era affatto, ma sarebbe stato un piccolo segnale, un capovolgimento di valori come a voler portare aria nuova nelle nostre relazioni, ponendo l’uomo al centro della vita e non il profitto e l’interesse. E se avvertiamo un  disagio, un senso di colpa che serpeggia nel nostro animo, a questi va data una risposta nell’intimo della nostra coscienza, ma che sia una risposta seria, onesta, convincente… soprattutto vera.

Questo è il mio compito in classe… a voi la valutazione.

Isabella Cappabianca Pernice