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Il ritorno a casa

Riceviamo e pubblichiamo.

 

 Sento bussare sulla spalla. Mi sveglio. Due signore, cortesemente mi avvisano di dover scendere per cambiare pullman. Ah, sì! Sono arrivato a San Severo dopo quattro ore di viaggio. Ancora intontito, mi affretto a prendere valigia e borsone. Dopo dieci minuti arriva un pullman blu con scritto sul display frontale “VIESTE”. Dovrebbe essere lui quello che mi riporterà a casa dopo un’assenza di circa tre mesi. Salendo mi accorgo che è un po’ vecchiotto. I sedili sono rigidi e stretti ed io, più o meno alto due metri, avrò sicuramente qualche problema. Vabbè! Cosa sarà mai per un giovane universitario della mia età?!
Siamo pronti per la tappa finale. Questa è la più massacrante. Cerco di far leva sull’unico aspetto positivo. Dovrò fare il giro di tutti i paesini e così potrò ammirare in lungo e in largo il paesaggio garganico di cui tutti noi siamo fieri e che è da anni la nostra fonte di reddito principale.
Iniziamo ad attraversare le campagne di San Severo per giungere ad Apricena e subito noto qualcosa che non va. Molte campagne sono lasciate a se stesse, senza essere coltivate ormai da tempo.
Questa situazione si ripresenta sotto i miei occhi in tutti gli altri paesini che attraversiamo.
Dai dati emerge che si è dimezzato il numero delle aziende molto piccole, anche se esse continuano a rappresentare una parte consistente dell’agricoltura italiana con oltre il 30% del totale. Questi, invece, i dati riferiti al numero delle aziende in Puglia: si è verificata una variazione del -18,1% passando da 336.697 di aziende nel 2000 a 275.633 nel 2010. (Fonte: Rapporto sullo stato dell’agricoltura 2011).
Dopo tre ore arrivo finalmente nella mia amata Vieste. Non perdo un minuto in più e decido di andare a fare un giro per il paese. Mi accorgo che ci sono stati piccoli cambiamenti, ma quel che più mi colpisce è veder affisso su molte vetrine di attività commerciali prima della mia partenza operanti, il cartellino giallo fluorescente con la scritta AFFITTASI.
D’un colpo riesco meglio a capire tutti quegli indici e quei numeri stampati sulle riviste economiche che i docenti ci spingono a leggere all’università. Tutti vogliono darci la stessa brutta notizia. Magari la maggior parte dei viestani non li conoscerà neanche, ma una cosa è certa e questa la riesce a capire anche il pazzo del paese “C STEJ LA CRIS”.

Michele Lucio Ricci