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Cagnano/ Assolto avvocato: nessun favoreggiamento a imputati

Berardino La Porta scagionato con formula piena. Coinvolto suo malgrado nella vicenda del duplice assassinio.

 

 Berardino La Porta, avvocato di Cagnano Varano, assolto dal giudice del tribunale di Lucera, Filomena Mari, con formula piena, perchè il fatto non costituisce reato. Un sospiro di sollievo per il legale sul quale, da un anno, pendeva sulla testa l’accusa di favoreggiamento e calunnia. Il 7 dicembre del 2010, in una campagna dell’agro di Cagnano Varano, vengono ammazzati con numerosi colpi di fucile Pietro e Sante Zimotti, rispettivamente padre e figlio. La Procura della Repubblica di Lucera individua i presunti responsabili in Michele Pasquale De Gregorio e in Cosma Damiano De Gregorio, a loro volte padre e figlio, sostenendo un movente di vendetta per il furto di alcuni mezzi agricoli che avevano subito e la cui responsabilità, a loro parere, era da addebitare a Pietro e Sante Zimotti. I De Gregorio, proprio nei giorni scorsi, sono stati assolti in corte d’Assise per non aver commesso fatto e scarcerati. I De Gregorio vengono arrestati e Cosma Damiano nomina proprio difensore La Porta il quale, individuando alcune discrasie nelle dichiarazioni rese dal teste, Giovanni D’Avena, lo convoca presso il proprio studio per sentire la versione dei fatti. Il D’Avena conferma i dubbi del difensore e decide di rettificare la propria dichiarazione. In particolare, in un primo momento aveva dichiarato che il giorno dell’omicidio era andato a prenderlo da solo (mentre il De Gregorio aveva detto di essere sempre stato in compagnia del figlio, sin dalle sei del mattino) alle sette e che era andato a riprenderlo alle 16,30, mentre, il De Gregorio aveva dichiarato di essere stato sempre in compagnia del figlio fino al termine della giornata lavorativa. Di diverso avviso i magistrati della Procura, per i quali le dichiarazioni del D’Avena smentivano l’alibi dei De Gregorio. il giorno dopo l’arresto il D’Avena, accompagnato da La Porta, si recava negli uffici della Procura della Repubblica per rettificare le proprie dichiarazioni e,  rimasto solo nella sezione di PG dei carabinieri, sporgeva denuncia per il reato di falso in danno dei carabinieri che avevano verbalizzato le sue dichiarazioni. Nei giorni successivi l’avvocato La Porta veniva colpito da un’ordinanza di custodia cautelare e posto agli arresti domiciliari. Chiariva la propria posizione al GIP, Ida Moretti, in sede di interrogatorio di garanzia, ed otteneva la revoca della misura cautelare, ma veniva rinviato a giudizio per rispondere dei reati di favoreggiamento e calunnia perché, esorbitando dal proprio mandato difensivo e dal fine di procurare un vantaggio a De Gregorio Cosma Damiano, indagato per il delitto di omicidio volontario, avrebbe indotto il D’Avena a rettificare le proprie dichiarazioni. La Porta (difeso da Eustachio Agricola e Giuliano Iovane) chiedeva ed otteneva di essere giudicato con il rito abbreviato, procedimento conclusosi con l’assoluzione, come ricordavamo, dalle imputazioni, con formula piena, perchè il fatto non costituisce reato.

Francesco Mastropaolo