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Discarica ex Enichem, nuovo allarme. Quarantamila tonnellate di rifiuti tossici

Il caso è emerso nel corso delle operazioni di bonifica.

 

 Oltre quarantamila tonnellate di rifiuti tossici e nocivi trovati nell’«Isola 16» dell’ex petrolchimico Enichem di Manfredonia, la cosiddetta «Piscina Marchese» che prende il nome dall’ingegnere capo produzione del caprolattame. È infatti proprio una diffusa contaminazione da caprolattame – un prodotto organico utilizzato nella produzione del nylon, attività svolta per circa 30 anni nel petrolchimico – quella emersa dai primi e sommari rilievi compiuti sul sito tra agosto e dicembre del 2011. Una discarica scoperta dalla Syndial, società del gruppo Eni, impegnata da oltre 10 anni nelle operazioni di bonifica del sito. Nell’ultimo rapporto sulle attività, redatto dalla Syndial e trasmesso alle istituzioni locali e territoriali interessate e competenti, emerge l’esistenza di una discarica ubicata al di sotto di una piattaforma di cemento denominata «Pista Vigili del Fuoco».

La vicenda ha allarmato non poco le comunità di Manfredonia e Monte Sant’Angelo già segnate dai lutti di diciassette operai dell’Enichem morti a causa di identiche forme di neoplasia. Il caso del deposito di rifiuti speciali tossici e nocivi è arrivato anche in sede parlamentare con un’interrogazione depositata dal deputato manfredoniano del Pd Michele Bordo. «Il governo deve intervenire con la necessaria urgenza per accertare la consistenza e pericolosità della discarica ed adottare le misure necessarie a scongiurare rischi e pericoli per la popolazione e l’ambiente», scrive Bordo. La società Syndial sostiene di aver avviato la valutazione degli interventi integrativi al programma dei lavori di bonifica e di aver formalizzato al ministero dell’Ambiente una richiesta di variante ai progetti presentati nel 2000 per l’avvio delle attività. Bordo però insiste e chiede nell’interrogazione una dettagliata e approfondita informativa dello stesso ministero e un coinvolgimento della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti che in passato ha visitato più volte il sito. L’obiettivo è duplice: capire come mai la cosiddetta «discarica Marchesi» sia stata scoperta solo qualche mese fa ed evitare ulteriori rischi e pericoli per un territorio già profondamente segnato

Marzia Campagna