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Ospedale Manfredonia, scoperto farmaco per curare ischemia cronica

Al Congresso Mondiale di Cardiologia, in corso a Dubai negli Emirati Arabi è stato presentato un importante lavoro scientifico frutto di una ricerca clinica dal titolo "Ivabradine improves quality of life in subjects with chronic ischemic heart disease respect the treatment with β-blockers" eseguita presso la struttura di Cardiologia dell´Ospedale San Camillo De Lellis di Manfredonia.  Scopo di questo importante lavoro, pubblicato sulla prestigiosissima rivista scientifica Circulation, è stato quello di valutare il miglioramento della qualità della vita in 238 pazienti con cardiopatia ischemica cronica (angina stabile) grazie all´uso di un nuovo farmaco chiamato IVABRADINA, capace di determinare una significativa riduzione della frequenza cardiaca con conseguente significativo miglioramento della qualità della vita in soggetti con cardiopatia ischemica rispetto ai comuni trattamenti (in particolare farmaci beta bloccanti). Primo autore di questo lavoro è il Dott. Graziano Riccioni, Dirigente Medico del Reparto UTIC-Cardiologia dell’Ospedale San Camillo De Lellis di Manfredonia che, insieme al Dott. Gaetano Prencipe, agli altri colleghi della stessa Unità Operativa ed al Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Chieti, hanno valutato gli effetti dell’IVABRDADINA sul miglioramento della qualità della vita grazie ad una adeguata riduzione della frequenza cardiaca. L’IVABRADINA è un farmaco appartenente alla classe dei "bradicardizzanti puri", ossia farmaci in grado di ridurre la frequenza cardiaca in modo particolarmente selettivo andando ad interagire con alcuni canali molecolari presenti nelle cellule del nodo seno atriale (la parte del cuore dove si produce lo stimolo per la contrazione cardiaca) dove passa una corrente di ioni sodio responsabile della ripolarizzazione della cellula miocardica. L’"intelligenza" di questo farmaco e la sua ottima tollerabilità sono dovuti proprio al blocco selettivo di questi canali, che avviene solo per frequenze cardiache particolarmente elevate (> 70 battiti al minuto). In sintesi il farmaco è capace di esplicare la sua azione di blocco solo se si trova in uno stato di apertura, quando cioè la frequenza cardiaca del paziente è piuttosto elevata; se il canale è chiuso (e quindi la FC del paziente è piuttosto bassa) il farmaco non esplica la sua attività. Questo particolare meccanismo, frutto di una scoperta italiana a cura del Prof. Difrancesco (Farmacologo Milanese) è responsabile della sua efficacia ed ottima tollerabilità. L’uso dell’IVABRADINA ben risponde alle attuali Linee Guida sul trattamento della Angina Cronica Stabile pubblicate dalla Società Europea di Cardiologia, le quali indicano chiaramente che lo scopo del trattamento farmacologico della malattia anginosa cronica deve essere quello di ridurre la mortalità e la morbilità e soprattutto migliorare la qualità della vita del paziente. L’IVABRADINA è uno dei pochi farmaci attualmente disponibili che ben risponde a tutte queste caratteristiche e si colloca in un contesto futuro quale farmaco di riferimento per il trattamento dell’angina cronica stabile.