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Tremiti/ Salva la nave di Garibaldi gli isolani bloccano il trasferimento

Dietrofront del rimorchiatore: il piroscafo Lombardo che trasportò i Mille è rimasto in fondo al mare. "Torneranno fra qualche giorno ma faremo un cordone con le nostre barche".

 

 L’allarme è scattato ieri mattina poco prima che sul molo di San Domino attraccasse il traghetto di linea delle nove: un barcone, attrezzato con una piccola gru, e tre uomini di equipaggio pronti per effettuare alcune immersioni, si è materializzato davanti al porticciolo. Una sosta tecnica prima di riprendere il largo e raggiungere lo specchio di mare a est, davanti a Cala degli inglesi dove a trenta metri di profondità giace quel che resta del "Lombardo", il battello a vapore che col "Piemonte" trasbordò i Mille di Garibaldi nella spedizione del 1860 e che quattro anni dopo quella missione eroica per l’unità d’Italia, fu vinta dalla tempesta al largo delle Tremiti mentre trasportava cavalli e detenuti a Manfredonia. Ieri mattina, quello che sembrava un sospetto è diventato una realtà. Ed è scattata una petizione popolare, con tanto di raccolta di firme porta a porta, poi consegnata al commissario prefettizio Carmela Palumbo, per impedire il recupero del relitto. Dal Comune è stata fatta partire una lettera indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri che ha autorizzato l’operazione che  dicono nell’isola  porterà pezzi del "Lombardo" nell’isola di Caprera nel museo dedicato all’eroe dei Due Mondi. Sul porto un capannello di isolani ha tenuto sotto stretta osservazione i tre sub giunti a San Domino per ispezionare i fondali, mentre altri dalla costa hanno controllato che il barcone con la gru non si avvicinasse alla Punta del Vapore, il costone che prende il nome dal piroscafo che affondò nel marzo del 1864. È stato allertato anche il presidente del Parco nazionale del Gargano Stefano Pecorella che ha promesso una mobilitazione istituzionale presso il ministero dei beni culturali per impedire che quel cimelio custodito da 150 anni sui fondali delle Tremiti e meta di un turismo fatto anche di immersioni, venga "depredato ancora".

"Abbiamo scampato un altro pericolo ma la battaglia purtroppo non è stata ancora vinta", afferma Annalisa Lisci a capo dell’associazione "Punto e a capo" che si è mobilitata per raccogliere le firme. "L’equipaggio del barcone ci ha detto che tornerà il primo maggio  rivela Lisci  per cominciare le operazioni di recupero ma glielo impediremo perché ci stiamo organizzando per fare con le nostre barche un cordone per impedire che si avvicinino al relitto". Del piroscafo è rimasto ben poco. Molto è stato già depredato molto prima che si certificasse la sua storica identità nel 2005 anche se i pescatori sapevano già del relitto. "Non è la prima volta che accade di dover difendere il nostro territorio da predatori autorizzati  conclude Lisci  le nostre isole vengono definite ‘Museo a cielo apertò eppure non si effettua un reale controllo dei siti e dei reperti. Ostacoleremo con tutti i mezzi questo ulteriore saccheggio del nostro territorio".

PIERO RICCI