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Emergenza Capitanata, l’accusa di Mantovano: dimenticata dal governo

«Con questo esecutivo si sono fatti passi indietro». La Dda a Manfredonia? «Hanno perso la pratica».

 

 È un grido d’allarme quello che lancia l’ex sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano. La criminalità organizzata in Puglia sta rialzando pericolosamente la testa e quegli strumenti investigativi che erano stati messi in campo per arginarla oggi non ci sono più. «Sono molto preoccupato, è tutto fermo con questo Governo. Anzi, si sono fatti passi indietro».
Mantovano accusa il governo di essersi trincerato dietro risposte burocratiche alle richieste che arrivavano dal territorio. Quando era sottosegretario si decise sia della sede distaccata della Dda (direzione distrettuale antimafia) a Manfredonia che dei commissariati di polizia in Comuni al di sotto dei 50mila abitanti con nuovi magistrati.
«Così come era già stato fatto per Caserta, lo Stato almeno una volta al mese ha assicurato una presenza istituzionale costante sul territorio – attraverso il ministro o attraverso di me – a Vico del Gargano, Vieste, Monte Sant’Angelo, ad esempio. Si faceva il punto della situazione costantemente con i vertici territoriali delle forze dell’ordine e della magistratura per modulare gli interventi. Pericolosi latitanti sono stati arrestati, è stata sequestra una quantità notevole di beni alla criminalità organizzata. E, per la prima volta, con l’operazione Medio Evo si è avviato un percorso grazie al quale i danneggiati dal racket oggi rendono testimonianza. Una cosa inimmaginabile fino a tre anni fa».
Restano i problemi denunciati.
«Vede, noi abbiamo offerto un modello: negli incontri mensili abbiamo chiesto ai vertici investigativi di quali e quanti uomini avessero bisogno rispetto alla pianta organica e alle inchieste. Abbiamo potuto così programmare interventi modulari tarati effettivamente sui bisogni e monitorarne anche l’efficacia costantemente. Francamente, lo preferisco al progettare un commissariato che, forse, avrebbe visto l’avvio dopo quattro anni. Noi abbiamo fatto in modo che gli investigatori disponessero subito delle forze necessarie e con il profilo giusto e i risultati si sono visti».
Sono stati di breve durata vista la ripresa di omicidi e attentati.
«La lotta ad ogni tipo di criminalità mafiosa è come la navigazione contro corrente: se si danno vigorose e continue bracciate si raggiunge la riva, se si fa il morto pensando di cavarsela, si viene trascinati indietro e anche i progressi che si erano fatti vengono risucchiati».
Sta dicendo che il Governo Monti fa il "morto"?
«Sto dicendo che per la sede della Dda a Manfredonia era tutto pronto. Se Bordo vuole spiegazioni allora deve rivolgersi al prefetto di Foggia e ai ministri della Giustizia e dell’Interno. Mancava solo qualche formalità da parte dell’Agenzia del demanio. Oggi dal ministero mi dicono che non trovano più la pratica e mi hanno chiesto di rendere loro il lavoro più facile mandandogli un appunto. Cosa che ho fatto ben più di una volta. Sono molto preoccupato, perché vedo che tutto è fermo».
Ne ha parlato con il ministro?
«Si. Noi avevamo lasciato una squadra di investigatori di grande esperienza in aggiunta agli organici, a Foggia: è stata smantellata. Con il Patto per l’agricoltura in pochi mesi eravamo riusciti a ridurre dell’80% i furti di rame. L’ultima riunione si è tenuta il 17 ottobre 2011. Certo, potrebbe indire queste riunioni anche il prefetto di Bari, ma l’input politico-istituzionale oggi non c’è più. Di tutto questo ho parlato in modo diffuso con il ministro Cancellieri ma non ho ottenuto risultati. È paradossale anche la vicenda di Vissani».
Che c’entra Vissani?
«Grazie alla lungimiranza dell’ex prefetto Mario Morcone, avevamo affidato a lui una struttura come l’ex Parco dei Templari ad Altamura. Era un segnale fortissimo contro la criminalità locale: lo Stato non solo non arretra, ma rilancia. A gennaio, lo Stato ha risolto il contratto con Vissani e si immagini che colpo al cuore per me vedere le foto dei cartelli fuori dalla struttura: "Stavamo meglio prima". Cioè quando a gestirlo c’era il boss di Altamura. Ci ho provato in tutti i modi a tenere viva l’attenzione su questo territorio con il nuovo Governo, ma non ci sono riuscito. Spero che ci possa riuscire la stampa».

Lorena Saracino