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A PROPOSITO DI ARANCE GARGANICHE

Ho da poche ore scoperto e visionato un video di una puntata del Tg1, circa le arance garganiche. Roberto Budrago (imprenditore vichese; ndr), non poco emozionato (tanto da non riuscire a padroneggiare con destrezza le proprie espressioni), parla genericamente di arance, senza precisare se "bionda" (ma, probabilmente, sì) o altra specie. E non ha citato nemmeno la "durella" (forse ne ha parlato prima o dopo la parte registrata).   Alla tendenziosa domanda del presentatore, circa il perché tale arancia, ricevuto il plauso del Presidente George Washington, abbia poi cessato di essere esportata oltre Atlantico, apprendiamo dalla risposta che la colpa sarebbe del dazio imposto dagli Usa sul nostro prodotto.

Io ritengo che, specialmente in questi ultimi decenni, molta colpa sia da addossare al consumatore – anche quello rodiano! – poco attento alle caratteristiche organolettiche delle nostre arance, riducendosi a privilegiare la ‘washington’, perché ("durella" a parte) le "bionde" arance sono troppo ricche di semi e poco adatte ai pigri consumatori. Gli stessi nostri produttori hanno piegato il capo alla legge del consumo e hanno già in buona parte innestato i nostri alberi con ‘washington’ e ‘clementine’, invece di ostinarsi, per esempio, a migliorare la "durella" (che non è ricca di semi e appena appena meno succosa della ritenuta più pregiata "bionda").

Non solo: non hanno nemmeno capito l’importanza di coltivare il "melangolo" (la nostra arancia selvatica) da destinare ovviamente non al consumo a tavola, ma a una industria locale per la produzione di marmellata e liquore (Cointreau, in particolare), attività in cui si cimenta la signora Fausta Munno, nella cui produzione entrano pure altri nostri prodotti indigeni. Anche la "sanguinella" continua a essere trascurata, relegata nella coltivazione al di sotto dell’ultimo posto, cioè solo al fabbisogno privato di qualche sporadica famiglia di produttori, mentre ben meriterebbe un posto sul mercato, anche in competizione col siculo ‘tarocco’, di cui proprio di recente si è avuta notizia che i trinacridi sono riusciti a creare una specie del tutto particolare, con proprietà addirittura terapeutiche contro diverse malattie.

In chiusura, vorrei sottolineare che gli agri di produzione agrumaria si sono alquanto estesi in questi ultimi decenni, fino a superare quelli classici-antichi di Ischitella, Rodi Garganico e Vico del Gargano, inglobando parti dei territori di Carpino e Cagnano Varano (anche se questi luoghi – Isola Varano e fascia a ridosso del lago stesso, nella parte di sud-est – producono arance a me nuove e alquanto lontane dalla "bionda", il cui profumo e la cui succosità, di un dolce particolare, non sono attinti).

Vincenzo Campobasso

puntodistella.it