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Processo Medievo 9° udienza/ “Notarangelo voleva 4mila euro al mese o avrebbe fatto fuoco”

Massimo Rollo ha raccontato per due ore il rapporto con il suo ex cliente Angelo Notarangelo.

 

 Coraggioso, impavido, alcune volte sprezzante e impreciso. Questo il volto di Massimo Rollo, altro "uomo coraggio" di Vieste che martedì ha testimoniato nel processo Medioevo, contro quelli che lui, e molti altri imprenditori di Vieste, ritengono essere i loro estorsori. "Notarangelo ha chiesto a mio fratello 4mila euro perché gli avrebbe fatto ritrovare dei mezzi che gli erano stati rubati, e più volte, attraverso di me, ha chiesto che fosse assunto da mio fratello a 4mila euro al mese altrimenti avrebbe fatto fuoco". A raccontarlo martedì in aula è stato Massimillo Rollo, piccolo imprenditore e fratello di Ignazio che aveva testimoniato alla precedente udienza. Rollo ha parlato al "Processo Medioevo" in veste di testimone nel procedimento che vede imputati Angelo Notarangelo e Marco Raduano, assieme ad altre cinque persone, tutti accusati, a vario titolo, di ricettazione ed estorsione aggravata dalle modalità mafiose. E’ il processo antiracket, nato dal blitz messo a segno il 14 aprile dello scorso anno. Quel giorno i carabinieri, coordinati dalla procura antimafia di Bari, arrestarono sette persone accusate di obbligare gli imprenditori turistici a pagare il pizzo alla fine della stagione estiva e ad assumere guardiani a loro affiliati per il servizio di sorveglianza. Sotto processo, oltre ad Angelo Notarangelo e Marco Raduano che sono in carcere, ci sono: Domenico Colangelo, anche lui in carcere, Giuseppe Germinelli, Giambattista Notarangelo, Giampiero Vescera e Liberantonio Azzarone, a cui invece sono stati concessi gli arresti domiciliari e Pietro Papagni per cui il processo si sta celebrando in contumacia. Martedì non c’era il presidente della Federazione Nazionale antiracket Tano Grasso, che sta mantenendo la promessa di non perdersi neanche una deposizione degli imprenditori, ma era impossibilitato. Rollo è stato uno dei primi imprenditori, che soprattutto grazie all’appoggio dell’associazione antiracket di Vieste, ha denunciato diversi episodi estorsivi avvenuti ai suoi danni nel triennio 2008-2010. Dopo aver tentennato per alcuni mesi, all’ennesimo episodio estorsivo ha deciso di andare dai carabinieri con il fratello Ignazio e raccontare tutto. Non tutto in realtà, perché dalla testimonianza in aula, grazie anche all’abilità della difesa che lo ha più volte stuzzicato, sono emerse importanti rivelazioni che Rollo ha raccontato per la prima volta proprio martedì, e che rapportate alle sue diverse deposizioni dai carabinieri ne potrebbero compromettere l’attendibilità come teste. Massimillo Rollo è titolare della "Gargano vetri" e dal 2009 gestisce insieme alla famiglia il villaggio turistico "Mare blu". In aula Rollo ha raccontato, cosa che non aveva mai fatto prima, della pregressa conoscenza con Angelo Notarangelo, già da prima che lo andasse a denunciare per i presunti episodi di estorsione. "Notarangelo era un mio cliente dal 2005- ha raccontato – .Feci dei lavori per lui quando era titolare di un bar e successivamente nel suo autosalone. Poi nel giugno del 2009 mi chiese una consulenza per una vetrata che era stata montata nel suo appartamento. Era lo stesso giorno in cui ci accorgemmo di un grosso furto nei magazzini di mio fratello Ignazio. Erano stati rubati due mezzi di grande valore, armi e circa 3mila euro in contanti. Io pregai mio fratello Ignazio, nonostante fosse molto scosso, di accompagnarmi perché io faccio vetrate e lui infissi e quindi collaboriamo sempre. Quel giorno andammo a casa di Notarangelo e, dopo la consulenza, mio fratello chiese a Notarangelo se sapesse qualcosa del furto avvenuto nella notte. Lui rispose che non sapeva niente. Dopo due ore Notarangelo venne a trovarmi in azienda per chiedermi cosa avessimo deciso per la vetrata e poi disse di comunicare a mio fratello di stare tranquillo in merito al furto". Massimo Rollo ha risposto per circa due ore alle domande prima del pm Giuseppe Gatti e poi a quello degli avvocati difensori Carlo Mari e Francesco Santangelo, entrando nel merito soprattutto del furto avvenuto nei magazzini del fratello. "Circa tre giorni dopo quell’incontro, il Corpo forestale ritrovò i mezzi, anche se erano quasi completamente distrutti. Due settimane dopo – ha proseguito Rollo – Notarangelo venne di nuovo a trovarmi e mi chiese di sprecare una buona parola con mio fratello per quei 4mila euro. Infatti nel frattempo Notarangelo aveva chiesto 4mila euro a Ignazio perché, a suo dire, era stato lui ad aver fatto ritrovare i mezzi. Tra il 29-30 giugno e il 15 luglio, venne a trovarmi quattro volte. All’inizio si rivolgeva gentilmente, come sempre. Poi ha iniziato ad essere minaccioso e mi ha detto che se mio fratello non gli avesse dato i 4mila euro avrebbe fatto fuoco. In un’altra occasione ha aggiunto che oltre ai 4milaeuro, mio fratello lo avrebbe dovuto assumere come guardiano a 4mila euro al mese, altrimenti avrebbe fatto meglio a trovarsi una guardia del corpo. Dopo questi episodi, che coincidevano con i diversi biglietti gravemente intimidatori ricevuti da mio fratello e che noi riconduciamo a Notarangelo, decidemmo di andare a denunciare". In fase di denuncia Rollo ha omesso di raccontare molti dei dettagli che invece sono emersi durante la sua deposizione in aula. Non aveva mai raccontato prima dei 4mila euro richiesti da Notarangelo per il recupero dei mezzi, né aveva raccontato precisamente della sua conoscenza pregressa con Notarangelo. "Non l’ho fatto perché quel giorno ero molto nervoso – ha risposto Rollo, durante il controesame, a Francesco Santangelo difensore di Angelo Notarangelo – In quel momento non me la sono sentita, ero nervoso, parlavo di cose gravissime e alcune cose non le ho raccontate". "Non le ha raccontate né quella volta, e parliamo di quasi due anni fa, ma neanche in altre occasioni, quando magari si sarà calmato. Perché certe cose le racconta solo oggi?" ha chiesto di nuovo Santangelo. "Le ripeto che ero nervoso, in preda al panico. Oggi sto dicendo tutta la verità" . Diverse le contestazioni che la difesa ha posto al teste in merito alle contraddizioni tra la testimonianza in aula e la deposizione in fase di denuncia nel tentativo di dimostrare l’eventuale inattendibilità del teste, ma Rollo ha continuato a giustificarsi dicendo di aver vissuto un momento difficile e di paura "perché in paese tutti sanno che Notarangelo è un poco di buono". Rollo ha anche precisato di non aver mai avuto problemi di altra natura con Angelo Notarangelo, con cui comunque aveva un rapporto professionale. "Mi ha sempre pagato puntualmente fino all’ultimo centesimo – ha raccontato – e prima di questi episodi con me è sempre stato molto gentile ed educato. Poi ha minacciato anche me dicendomi che se fossi andato a denunciarlo sarebbero stati cazzi amari anche per me". Quando il giudice Antonio Palumbo ha lasciato andare il teste dopo due ore di testimonianza, la difesa rappresentata anche da Carlo Mari ha tirato fuori il jolly, chiedendo di depositare un cd contenente una registranone di uno degli incontri tra Notarangelo e Rollo. Colloquio registrato dallo stesso Notarangelo all’insaputa dell’imprenditore. Il Tribunale ha deciso di ascoltare nelle prossime udienze la registrazione e di leggere anche la trascrizione già pronta e a disposizione anche dell’accusa. In aula fa sepre più caldo.

Luca Preziusi
L’Attacco