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Provincia/ Un marchio «collettivo» per sostenere lo sviluppo (3)

"Daunia&Gargano", un’idea vincente anche se il matrimonio sembra essere durato pochino … Ceschin: "Il problema è che non si riesce a fare sintesi e ad avere un unico riferimento e un’unica percezione del territorio".

 

 Non ha dubbi Ceschin che "Daunia&Gragano" sia la sintesi più felice, dal punto di vista turistico e delle produzioni, per un marchio d’area della provincia di Foggia. L’anno scorso si era celebrato il "matrimonio fra territori", il primo in Italia, in occasione della festa vichese di San Valentino e con il progetto della Fondazione Daunia&Gargano si voleva rafforzare quel percorso di unione nato dal manifesto a sei paradigmi del Comitato "Daunia&Gargano", di cui lo stesso Ceschin è socio fondatore. Lo scopo era promuovere uno sviluppo turistico integrato, sostenibile durevole per l’intera provincia di Foggia dalla costa all’entroterra, dal Gargano ai Monti Dauni, passando per il Tavoliere. Ma svanito l’effetto dell’evento promozionale del matrimonio, del progetto della Fondazione si è presa traccia. Ma se si parla di marchio territoriale, per Ceschin non c’è dubbio che la strategia vincente è quella di legare al brand Gargano la storia millenaria della Daunia."Sostenere le produzioni tipiche della Daunia, vuoi dire non soltanto lo darne la qualità ma c’è bisogno di tirarsi dietro un’immagine identitaria forte e credo che il termine Daunia, che evoca le steli daune che sono note in tutto il mondo, l’eredità di patrimoni e tesori che la civiltà e la cultura dauna hanno lasciato nel territorio". Sono i segni più noti, che potrebbero essere utilizzati anche per "caratterizzare la segnaletica del territorio", per dare istintività ed evocazione. "Se riuscissimo a prendere i segni che ci hanno lasciato i Dauni e a tradurre quelle geometrie fantastiche e uniche in brand da declinare in tutte le cose, dalla segnaletica appena fuori dal treno fino alla spiaggia, a tavola, sui menu, si potrebbero avere effetti anche nel breve periodo, perché è una strategia che non richiede tempo o grossi investimenti",-Per Ceschin ci vuole solo "un’intelligenza territoriale". "Non dico che manchi -precisa- ma ce ne vuole una e forse qui ce ne sono troppe. Non si riesce a fare sintesi e ad avere un unico riferimento e un’unica percezione del territorio, forse perché non c’è neanche all’interno e quindi è più difficile proiettarla all’esterno". In un territorio che sta sul mercato con in suoi 4milioni e 300mila presenze l’anno serve trasmettere un’impressione positiva e "qualcosa che si memorizza e ricorda". "Secondo me le geometrie daune-precisa- sono qualcosa che affascina e che non possono non caratterizzarsi come segni distintivi del territorio". Non scissi però, dalle evocazioni suscitate dal brand caratterizzante ormai da quarant’anni, che è quello del Gargano, "al quale è secondo me irrinunciabile pensare", aggiunge infine.

Roberta Fiorenti
L’Attacco