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Capitanata/ Comunali 2012: Pd evita tracollo, Pdl tiene

Paolo Campo "ritira" le dimissioni (solo paventate) ed avvia la resa dei conti interna. Crolla l’affluenza alle urne.

 

  Tira un sospiro di sollievo il Partito Democratico: un eventuale ribaltone (finiano) nel comune dell’Alto tavoliere avrebbe certamente rappresentato il colpo finale per un partito che da queste urne esce tramortito. Uscente in 7 comuni, ne conquista soli 5 rimediando sconfitte clamorose. 7 centri, invece, vanno al centrodestra, che riesce a “tenere” rispetto al livello nazionale (dove Pdl e Lega sprofondano) ma che dovrà quanto prima trovar soluzione a governi cittadini instabili e rissosi, costantemente ad un passo dalla caduta. Si tiene a galla l’Udc; fa passi in avanti il Fli (anche se ancora irrisori per determinare equilibri politici di respiro provinciale). Il resto del gioco lo fanno le civiche. Nessuno exploit grillino, a conferma che in Capitanata il vento dell’antipolitica ha soffiato poco. Ed è un bene, che i partiti ora dovranno dimostrare di saper utilizzare. A maggiore ragione oggi, che anche in Capitanata si sono ulteriormente ingrossate le fila del primo partito in Italia: quello dell’astensione.  
 
Tra i democrats, in particolare, la resa dei conti interna è già partita.  Perdono realtà importanti come Apricena, dove rimediano una vera e propria disfatta, ma anche a Vico del Gargano e a Monte S.Angelo, dove pagano troppe spaccature interne e la scelta, incomprensibile evidentemente all’elettorato, di appoggiare il sindaco uscente, fino a ieri osteggiato, come Andrea Ciliberti. Vincono, i democrats, quando allargano alla centro o si lanciano in commistioni (incestuose) che rasentano il clamoroso. Parlano chiaro l’esperienza di Torremaggiore, dove l’Udc si conferma ago della bilancia con quasi il 15% dei consensi ottenuti (ma anche qui il bottino, per il Pd in sé, è “magro” se è vero che per raggiungere l’intesa con i centristi si è dovuto cedere il candidato sindaco); di Rodi, dove si impone Nicola Pinto, sostenuto da una coalizione che da Sel porta al Fli (ex missini); di Orsara di Puglia, con una coalizione di centrosinistra leggermente “allargata” a destra (decisivi per Tommaso Lecce sarebbero stati, secondo i bene informati, i voti del senatore – PDL- Carmelo Morra). Questo è la fotografia restituita dalle urne, che fa della Capitanata quasi una sorta di “buco nero” per il partito di Bersani, che invece a livello nazionale tiene e si sbraccia per comunicarlo. Cosa succede, dunque, al Pd foggiano? Il rosario di sconfitte, dalle elezioni provinciali ad oggi, non si conta. I democrats hanno seguito l’esito del ballottaggio direttamente da via Taranto dove, in contemporanea allo spoglio, sono stati riuniti l’ufficio politico e la direzione provinciale. Rientrano le dimissioni, paventate “a caldo”, dal segretario provinciale Paolo Campo (che non ci sta a fungere da capro espiatorio di un risultato che ha certamente “responsabilità più diffuse, collettive”) e si avvia quel percorso che dovrebbe portare, nelle migliore intenzioni, ad una nuova stagione per il Pd, oggi troppo autorefenziale, rissoso e scollato da istituzioni e territorio. Come? Con la rivisitazione di tutti gli organismi dirigenti, cittadini e provinciali, sconfessati da questa tornata elettorale, e, subito dopo l’estate, una conferenza programmatica ed organizzativa.