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E’ morto Franco Manzini, 87 anni, fu Sindaco di Vieste, agli inizi degli anni 50’

La Redazione di Ondaradio esprime alla famiglia i sentimenti del più profondo cordoglio.

Particolarmente colpito dalla dipartita dell’ex primo cittadino, il direttore di OndaRadio, ninì delli Santi, che oltre a riconoscersi  nel profilo tracciato dall’ex Sindaco Ludovico Ragno di seguito pubblicato, ne ricorda i tratti di straordinario amico di famiglia, particolarmente legato alla figura paterna di Mariano delli Santi, con il quale ha condiviso nella genuinità valoriale di quegli anni umori e sapori di quel senso della vita legato a sentimenti autentici e ad una concezione della politica, che pur nel contrasto ideologico sapeva cogliere il tratto umano ed umanitario dello spirito di servizio devoluto al bene comune.

E’ quello di Manzini, un profilo di altri tempi, che fa risaltare ancor di più il bisogno di persone come Lui.

Un abbraccio alla signora Teresa e ai figli Maria Pina e Federico.

Che riposi in pace.

Antonio Troia

 

Francesco Manzini

E’ con profonda commozione che prendo la parola per rendere l’estremo saluto, in unità con i familiari, all’amico, cittadino esemplare, dott. Francesco Manzini, Franco in famiglia e per gli amici.
Un uomo vissuto nella serena interazione dell’affetto famigliare, sia con i congiunti della casa originaria e sia con i componenti il nucleo costituito con la degna sua consorte per tanti versi meritoria.
Fuori dell’ambito domestico, Franco Manzini è stato un uomo che nel corso di una vita operosa, ha saputo coniugare la capacità dell’agire con l’innata semplicità, evidente anche nell’esercizio delle sue competenze in posizioni di primo piano.
Di carattere riservato ma cordiale, sensibile ai problemi sociali del mondo circostante, ha saputo relazionarsi con la gente comune e con quelli che contano con grande equilibrio e senso di responsabilità, e, verso i primi,  la gente comune, con più umanità quand’era possibile e necessario.
Non per caso ho detto prima che è stato un cittadino esemplare. Ad intenderlo, basta ripercorrere brevemente il percorso della sua vita.

Laureatosi in giurisprudenza, si fermò nella natia Vieste, e qui iniziò a fare pratica forense. In pari tempo accettò l’incarico a dirigere l’Azione Cattolica. Era un idealista, e come tale e come cattolico osservante scelse di partecipare alla vita pubblica, intesa come servizio, nella parte politica alla quale più si sentiva vicino come democratico e cristiano.
Un paio di anni dopo diventò segretario sezionale della D.C. di Vieste, a cui dette animazione e guadagnò adesioni, sicché si avvertì, come non si era avvertita prima, la presenza del partito nel paese. Nel 1952 vinse le elezioni comunali e fu eletto sindaco. Aveva 27 anni.
In continuità con l’impegno dei due sindaci del dopoguerra che l’avevano preceduto, l’avvocato Vincenzo Medina e Francescantonio Bosco, il sindaco Manzini, sebbene giovane, seppe guidare la civica Amministrazione, con avvedutezza, perizia e passione.
E’ in  quegli anni che cominciò la nostra amicizia, da incontri casuali. Nutrivo istintiva simpatia per quel giovane  sindaco, quasi  coetaneo; e, all’opposto di chi cerca il pelo nell’uovo e fa critiche gratuite, io apprezzavo, e lo dicevo, le sue buone iniziative. Gli ero vicino. così, d’impulso, senza che lui neppure lo sapesse, ma l’intuiva, come capivo da come mi parlava quando ogni tanto scambiavamo quattro parole,
Tenne la carica per 27 mesi. Nell’Italia povera e disastrata di allora, pur tra le difficoltà di governare la città con le forti tensioni esistenti nel mondo del lavoro, e la finanza comunale in  tristissima condizione, egli seppe individuare, insieme ai più stretti collaboratori, e mettere in atto, interventi in diversi settori d’interesse pubblico.
Cito qualcosa a memoria. Sotto la sua amministrazione fu costruita a tempo di record la Casa della Maternità e Infanzia,  al Lungomare Europa. In quella bene organizzata struttura funzionarono un consultorio di ginecologia e ostetricia e un altro di pediatria, più un centro di accoglienza dei bambini dai 18 mesi ai 3 anni; i consultori ebbero sede lì per 30 anni, fino alla metà degli Anni Ottanta, quando furono trasferiti nel poliambulatorio costruito alla Coppitella, mentre il centro d’accoglienza dei bambini funziona tuttora nella sua struttura. Fu gettato il seme della strada litoranea Vieste-Campi, che allora non potè andare a frutto, ma, riproposto e ampliato dalla successiva Amministrazione, è oggi la strada litoranea Vieste-Mattinata; furono istituiti cantieri di rimboschimento a lenire la disoccupazione e a rinverdire aree disboscate nel passato. Sulla via della cultura furono eseguiti i primi lavori di scavo nell’area archeologica di Merino, grazie ai quali vennero alla luce numerose testimonianze di epoca romana.
 
Insomma furono 27 mesi operosi, nel corso dei quali si ritagliò pure il tempo per studiare e partecipare al concorso, che vinse, per la carriera direttiva nelle Poste. La conseguenza fu che essendo stato assegnato a una sede lontana da Vieste, dovette rinunciare all’incarico di sindaco prima della scadenza del ciclo amministrativo, nel mese di agosto del 1954
Nelle Poste ha poi fatto brillante carriera, raggiungendo il grado di direttore provinciale, col quale diresse negli ultimi dieci anni di servizio l’Ufficio di Foggia. In questa veste, tanti viestani lo hanno conosciuto forse meglio di me.

Con Franco Manzini dopo il pensionamento mio e suo la nostra frequentazione si è intensificata. I mesi d’estate li trascorreva interamente a Vieste e quasi tutti i pomeriggi c’incontravamo con lui ed altri amici a raccontarci le storie di ieri e di oggi.Così tutti gli anni. Aveva conservato la cordialità di prima ma ancor più allargata, se così posso dire, nel senso che quando si ricordavano fatti e personaggi che lo avevano avversato non mostrava rancore, non li qualificava con parole denigratorie, si limitava a dire la sua pacatamente, quasi minimizzando, talora col sorriso. Un atteggiamento che mi colpì, ma non glielo dissi per non metterlo in imbarazzo. Secondo me, era la fondamentale bontà del suo animo che nonostante lui cercasse di non farla apparire, quand’era il momento affiorava nel suo essere .
Questo è stato Francesco Manzini che io ricordo, che è giusto ricordare,  
In questa triste ora del commiato, possiamo trovare motivo di conforto soltanto nella speranza che ci viene dalla fede cristiana. Con questa fiducia mi unisco a voi familiari, in particolare  alla gentile signora Teresa, sua diletta sposa, e a voi amati figli Maria Pina e Federico, sempre stati in cima ai suoi pensieri. facendovi partecipi del mio ultimo saluto:
Ciao Franco, amico mio, resterai nel nostro cuore!

Ludovico Ragno