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Gli auguri del Sindaco Nobile per il 2013: “Sentiamo Vieste più nostra”

Di seguito il messaggio augurale per il 2013 del Sindaco di Vieste Ersilia Nobile.

Cari Cittadini,
mi è sempre gradito, in questo ultimo giorno dell’anno, entrare con il Vostro permesso nelle Vostre case per partecipare ad ognuno di Voi i migliori auguri di felice anno nuovo, quel 2013 che sta per scoccare tra poche ore e che salutiamo con i migliori auspici che noi tutti riserviamo a chi vogliamo bene, ma che vogliamo estendere anche all’umanità intera, nel solco della lieta novella celebrata il giorno di Natale con la nascita del Bambino Gesù.

Accogliamo dunque il 2013 non senza aver salutato il 2012, sul quale sta calando il sipario, e che nel nostro giudizio possiamo certamente definire come un anno non facile, così come era nelle previsioni. L’anno scorso, proprio in occasione dello scambio di auguri di fine anno, da tutti, dal Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio, dagli esperti di economia a quanto veniva scritto sui giornali, ci avvertivano che il 2012 non sarebbe stato roseo, non avrebbe riservato sorprese piacevoli rispetto ad una prospettiva di vita che doveva essere segnata da sacrifici e da privazioni che avrebbero inciso su moltissimi aspetti del nostro vivere quotidiano. Insomma sarebbe stato l’anno della crisi.

Così è stato. Patiamo tuttora e patiremo ancora gli effetti di questa difficilissima situazione che ci mette tutti in difficoltà e ci crea disagio, dal padre di famiglia lavoratore o disoccupato al pensionato, dal giovane in cerca di lavoro a chi vuole comprare casa, o a chi deve assicurare ai propri figli un percorso di studi o anche per chi deve curarsi.

Siamo tutti in difficoltà e anche noi che amministriamo la cosa pubblica non siamo da meno fatte le dovute proporzioni. Ci aspettano mesi che ci vedranno costretti a fare affidamento su  risorse finanziarie sempre più ristrette e  dobbiamo affrontare un cumulo di ulteriori responsabilità e problemi sulle spalle del solo Comune, con la scusa che è l’ente più a diretto contatto con i cittadini, ma che andrebbe comunque maggiormente sostenuto. E su questo punto è bene essere chiari. Anche il 2013, l’anno che sta per cominciare fra poche ore, porterà su di se il cattivo odore della crisi economica e ce lo farà portare addosso per ancora tempo. Speriamo il più breve possibile.

Ciò non vuol dire che dobbiamo rassegnarci e consegnare la nostra esistenza al tetro futuro senza speranza, a vedere tutto nero. Se lo facessimo sarebbe la sconfitta definitiva di noi stessi. Saremmo degli egoisti e non saremmo neanche cristiani credenti. Saremmo noi stessi a stringerci il cappio al collo e ad aiutare chi ci vuole vedere abbattuti e rassegnati. Così non  deve essere. Anzi così non può essere!
 
Il momento è difficile, ma tuttavia abbiamo il dovere (prima che il diritto) di sperare, di convincerci che prima o poi ricomparirà la luce in fondo al tunnel, che ci rimetteremo in moto e che c’è modo di ripartire e guardare all’avvenire con più ottimismo.
Abbiamo il dovere di confidare che proprio in un momento così difficile tutti noi dobbiamo, prima di tutto, ritrovare o meglio riscoprire noi stessi, sentirci responsabili e non spettatori (quasi sempre critici) di quello che viviamo e subiamo.

Quando dico “ritrovare noi stessi” intendo dire che ognuno di noi deve sforzarsi di concepire il proprio essere cittadino con un ulteriore consapevolezza, con un nuovo slancio, vale a dire soprattutto di esserlo non solo per sè, ma anche per gli altri.

Oggi non possiamo limitarci, ognuno nel proprio ruolo, ad agire per conto dei nostri soli interessi personali; Ognuno di noi deve, invece, farsi carico di ciò che è bene per sé, solo e quando  quel bene lo si può collegare al bene di tutti.

Non si può stare tranquilli raccontando a se stessi “basta che sto bene io, il resto non mi interessa!”. Perché questa, è una colossale bugia, oltre che un inganno che racconteremmo con grande ingenuità prima a noi stessi e poi agli altri.

E sarebbe anche un sottrarsi alla propria responsabilità dell’essere un “buon cittadino” che vanta dei diritti, ma ha anche dei doveri, tra i quali quelli di contribuire attivamente al progresso della propria comunità.

Se la comunità soffre, nessuno può considerarsi al riparo da quella sofferenza, perché prima o poi dovrà fare i conti anche lui con gli effetti di quella sofferenza che saranno ancora più crudeli se ci si limita a ragionare solamente con la logica del proprio tornaconto.

Io ritengo che se c’è forse un lato positivo di questa drammatica crisi che stiamo vivendo, sta forse nel fatto che per superarla occorre uno sforzo impressionante in una unica direzione, per il raggiungimento di un solo importante risultato, l’unico alla base di una rinascita vera e propria. Vale a dire, cari Cittadini che tutti noi dobbiamo rimeditare il nostro modo di vivere. Più etico e meno materiale.

Dobbiamo ritrovare quel senso genuino dei rapporti e delle cose che ci hanno insegnato i nostri progenitori, gli insegnanti delle nostre scuole e che negli ultimi tempi abbiamo smarrito o che si è offuscato, per non offendere coloro –e ci sono anche quelli- che li conservano ancora.

Dobbiamo sentirci più “noi” e meno “io”. Più partecipi alla sorte di noi tutti, attraverso un’ assunzione di responsabilità piena, che chieda anche a noi stessi ciò che pretendiamo chiedere ed ottenere dagli altri a qualsiasi livello ed a qualsiasi titolo.

Nella nostra città c’è un limite che ci accomuna un po’ tutti. Me compresa. Di fronte alle cose che non vanno ci sembra sufficiente sapere a chi dare la colpa, dopodiché ci sentiamo tutti tranquilli con la nostra coscienza. “Mica la colpa è mia! La colpa è di Tizio o di Caio”. Questo è l’atteggiamento che riserviamo spesso e volentieri a problemi grandi e piccoli del nostro quotidiano, a rapporti personali ed a situazioni materiali.

La crisi, evidentemente anche alle nostre latitudini, ci sta sollecitando a non limitarci a questa discutibile abitudine, anzi ad abbandonarla definitivamente, se vogliamo costruire qualcosa di importante e di concreto nell’interesse nostro e della comunità in mezzo alla quale ci è dato vivere.

Di fronte ai problemi dobbiamo imparare a non limitarci a dare la colpa, ma a saper proporre e valutare i rimedi da mettere al servizio di tutti per superare l’ostacolo. Senza calcolo e secondi fini o visioni di parte.

E’ tale il senso che voglio dare a questo messaggio di fine anno. Lo dico a Voi, ma anche a me stessa, ai miei collaboratori, a tutti.

Solo con questo atteggiamento saliremo il primo importante gradino per superare le difficoltà del momento.

Molte cose andranno meglio, se la nostra città la sentiamo “nostra” e non solo “mia” o “tua” o “sua”.

E’ questo, a mio avviso, un suggerimento di significato  per dare ed infondere speranza al futuro della nostra Vieste anche per il  2013 alle porte. Non è poco, anzi potrebbe essere tantissimo per superare questo difficile momento.

Per il resto confidiamo nel senso di responsabilità di chi sarà chiamato a governare l’Italia dopo le importantissime elezioni politiche che si svolgeranno il prossimo mese di febbraio e nelle coscienze di noi tutti illuminate dal Nostro Signore o dai principi della lealtà e della correttezza socialmente condivisi.

Non aggiungo altro, vi lascio alla letizia dei Vostri festeggiamenti di fine anno circondati dagli affetti che contano nelle Vostre case, non senza un pensiero di vicinanza verso chi non vive un momento sereno per le ragioni più disparate.

Vi ringrazio per la cortese attenzione ed auguro a Voi tutti un buon anno 2013 e ogni bene per tutti e per tutto quanto può e deve starci a cuore.

Accompagniamoci sempre insieme per il bene della nostra città. Arrivederci a Voi tutti.
 

Vieste, il giorno 31 dicembre 2012

Il Sindaco
Dr.ssa Ersilia Nobile