Il taglio di 3,10 centesimi a litro un rebus per i consumatori. Dal 1° gennaio entra in vigore la norma che elimina l’Irba. Ma i gestori possono anche trattenere il risparmio accampando oneri industriali.
Dal primo gennaio entra in vigore in Puglia la norma che elimina l’Irba (imposta regionale sulla benzina). Lo ha stabilito qualche giorno fa il Consiglio regionale approvando la legge di accompagnamento al Bilancio di previsione 2013. L’effetto è intuibile. La benzina – ma non gli altri carburanti, per i quali la disposizione non vale – dovrebbe costare di meno. Dovrebbe, In realtà, non è detto che le cose vadano in questo modo. Anzi è molto probabile che l’eliminazione dell’imposta vada ad esclusivo beneficio dei gestori degli impianti e non degli automobilisti con vetture a benzina. Per lo meno, così andarono le cose due anni fa: come si documentò, sebbene fosse stata eliminata l’Irba, il prezzo della benzina non calò. Ma facciamo un po’ di calcoli. L’Irba grava per circa due centesimi e mezzo: per la precisione si tratta di 2,58 centesimi-su ogni litro. In realtà finisce per pesare qualcosa in più nelle tasche, visto che sui 2,58 centesimi andrà calcolata la relativa Iva al 21 %. Come è noto, infatti, la benzina è gravata dall’Iva (questa va allo Stato) che si calcola sul èosto industriale sommato alle relative accise: è l’effetto noto e paradossale di un’imposta calcolata su un’altra imposta. Ma torniamo alla Puglia e allo sconto fiscale: calcolando l’accisa regionale più l’Iva, la benzina dà! primo gennaio dovrebbe costare circa 3,10 centesimi in meno al litro. Ma fare abbassare i prezzi non è affatto semplice. I gestori degli impianti tendono a trattenere per sé quello che con l’accisa vigente – trasferiscono alla Regione. Il perché è semplice. Fino a quando è stato in vigore il prezzo amministrato, il costo della benzina era fisso e uguale in tutti i distributori. Sarebbe stato facile, a quei tempi, pretendere di far scendere il prezzo al livello stabilito per via amministrativa. Ora il prezzo è libero e il gestore, cui si contestasse la mancata discesa del prezzo alla pompa, potrebbe sempre giustificarsi accampando maggiori oneri industriali. La questione è perfettamente conosciuta alla Regione; che dal gettito dell’Irba incamera circa 14 milioni all’anno (Iva a parte). Il governatore Nichi Vendola e l’assessore al Bilancio Michele Pelillo, infatti, hanno sempre mostrato resistenza all’idea di eliminare l’Irba, nella convinzione che non si trattasse di un vantaggio sicuro per i consumatori. Il Consiglio regionale – auspice lo stesso Pelillo – ha deciso diversamente. Difficile – spiegano gli specialisti – che nei prossimi giorni di gennaio si possa invocare i controlli ad hoc della Guardia di Finanza a scopo di controllo. Non esiste una specifica convenzione con la Regione (come nel caso della sanità e dell’ambiente) e soprattutto (come detto prima) siamo in regime di prezzo libero. Che fare? Lo dovrebbero suggerire le associazioni dei consumatori. Aspettiamo. Un insegnamento, invece, arriva per la Regione. Ora che l’Irba è tolta sarebbe meglio non applicarla più, considerata la difficoltà nella fase di eliminazione. Meglio sarebbe – nel malaugurato caso fosse necessario azionare all’insù la leva fiscale – preferire le addizionali Irap o Irpef. Meglio ancora la tassa di circolazione, la più «regionale» delle imposte: in caso di necessità sarebbe più opportuno aumentare di qualche euro il bollo-auto potendo contare sul fatto che, quando si decidesse di abbattere l’imposizione, lo sconto fiscale tornerebbe nelle tasche dei cittadini. Per ora si può dire che con l’eliminazione dell’Irba le casse della Puglia godranno di 14 milioni in meno. E che quei 14 milioni finiranno nelle tasche dei gestori delle pompe di carburante.
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