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Trabucchi del Gargano/ “Occorre fare sistema per salvarli”

Nuovo sos dall’Associazione culturale.

 

"Fare sistema per sal­vare i trabucchi storici del Gargano". L’Sos lanciato dai componenti il consiglio direttivo dell’associazione "Rinascita dei trabucchi". Il presidente, Mi­chele Traja, e il suo vice, Mario Ot­taviano, entrambi titolari di concessio­ni, hanno chiesto di convocare un tavolo tecnico con i vari enti preposti alla tu­tela dei trabucchi; una riunione – hanno spiegato – con i Comuni di Peschici e Vieste, il Parco Nazionale del Gargano e la Capitaneria di Porto di Manfredonia – perchè sono tanti i problemi che at­tanagliano le "macchine da pesca". Gli ultimi episodi hanno rappresentato la classica goccia che fa traboccare il vaso. Ottaviano e Traja parlano di denunce, verbali, atti vandalici, problematiche sulle quali chiedono che venga fatta chiarezza; in sintesi, una sorta di ac­canimento che richiede un confronto con gli Enti e la Capitaneria di porto per trovare le giuste soluzioni. I trabucchi sono il simbolo del Gargano, ecco per­chè vanno salvaguardati. A settembre dello scorso anno la Guardia costiera di Peschici e Vieste conclusero le indagini riguardanti i trabucchi presenti sulla costa garganica. Furono recensiti tutti i trabucchi e verificati i titoli demaniali in possesso che ne giustificassero la proprietà o la possibilità di utilizzo. Emerse che dei trentuno trabucchi in­dividuati solo due erano in possesso di autorizzazione; vennero elevate venti­cinque denunce penali per occupazione abusiva di zone di demanio marittimo. Non c’è una data precisa sulla presenza dei trabucchi lungo la costa garganica; qualche studioso li fa risalire ai Fenici; più verosimilmente queste vere e proprie opere di ingegneria dovrebbero essere datate inizio secolo scorso. E’ vero che tutta la fascia costiera adriatica è "se­gnata" dalla presenza dei trabucchi; so­no, però, quelli del Gargano che hanno particolare fascino dovuto al contrasto dei colori: il verde delle pinete d’aleppo, il bianco accecante della roccia dove sono conficcati i giganti di legno; l’az­zurro delle acque marine. Il trabucco viene posizionato laddove la profondità dell’acqua sia quantomeno di cinque metri; fondali sabbiosi ed orientati in genere verso sud-est o nord-ovest in mo­do da poter sfruttare favorevolmente le correnti. Funi e carrucole che sosten­gono una imponente rete a maglie stret­te calata in acqua, detta trabocchet­to. Manufatti, simili nella struttura ma non uguali; in pratica non degli "stam­pi" ma valorizzano la creatività dell’uo­mo nel mettere insieme tutti quegli ele­menti che compongono l’originale marchingegno. Si può dire che nessun tra­bucco è uguale a un altro. I trabucchi inoltre sono divenuti vere e proprie ope­re d’arte da proteggere e di questo se ne dovrà far carico anche l’Ente Parco na­zionale del Gargano. Uno dei più antichi trabucchi è quello di San Francesco, a Vieste, che ha oltre un secolo; per gli altri l’età non si discosta di molto; tra i più sug­gestivi e frequentati quelli di San. Ni­cola, a Peschici, Montepucci e Manaccore.

Francesco Mastropaolo