Rilievi sulla presenza di 94 postazioni. La Regione: le finanziamo con i nostri soldi. L’assessorato: resta tutto così com’è «Suggerito» il taglio di 32 mezzi. Attolini: no, ma riqualificheremo la rete.
La notizia circolava da alcuni giorni -: quando si era appreso di una ricognizione del Ministero della Salute sull’organizzazione dei servizi 118 di alcune regioni, in particolar modo la Puglia. È bastata poi un incontro di un delegato dell’Agenas, l’altro giorno, per seminare un po’ di notizie contraddittorie circa il presunto taglio di 19 postazioni di ambulanza, circostanze nettamente smentita dallo stesso assessore alla Salute. Ma procediamo con ordine. Nelle scorse settimane, il Ministero della salute ha rilevato che il sistema del 118 in Puglia era sovradimensionato rispetto ai parametri dell’ Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari): secondo i tecnici romani, rispetto alle 94 postazioni attualmente censite nella regione (sia con infermiere sia con medico), in Puglia devevano essercene, al massimo 80 con alcune «concessioni» di più. Risultato: «consiglio» di ridurre. Ciò ha destato non poche preoccupazioni tra gli addetti ai lavori non solo per le eventuali conseguenze sul servizio, ma soprattutto per il possibile «licenziamento» di una sessantina di medici. Tuttavia, a sgomberare il campo da ogni dubbio è stato ieri lo stesso assessore Attolini secondo il quale «si sta lavorando ad un progetto molto articolato di riorganizzazione di tutto il sistema, che non prevede nessun taglio, bensì una riqualificazione dei servizi di 118, che sarà condivisa con tutti gli attori in casa». "Infatti, rientra nei servizi finanziati dal Fondo sanitario regionale quindi a totale carico della Regione che ha facoltà di organizzarlo come meglio crede. Per il momento, da quanto si è appreso, non c’è alcuna intenzione di fare modifiche anche perchè quello dell’ Agenas è una «proposta» non vincolante frutto di un indirizzo ministeriale per le ragioni di carattere finanziario legate al portafoglio regionale. «Tali indirizzi – fanno inoltre sapere dall’assessorato – li conosciamo da tempo e abbiamo deciso di lasciare inalterato il servizio di assistenza sul territorio». Il 118, insomma, è in qualche modo paragonabile al progetto della rete «Ima» (infarto del miocardio), del costo di 10 milioni di euro. Tale voce di spesa ha consentito di salvare nel 2011 456 vite e, nel 2012, altre 600 persone.