La proposta lanciata da Nello Biscotti (agronomo) nel corso del convegno svoltosi a Vico del Gargano sul tema "La Necropoli di Monte Pucci".
L’idea è quella di percorrere la strada di un progetto che veda la necropoli al centro di una "lettura" del patrimonio di inestimabile valore che va si custodito ma non "mummificato". Di qui l’idea dell’ecomuseo (o museo diffuso) molto diverso da un normale museo, essendo un territorio caratterizzato da ambienti di vita tradizionali, patrimonio naturalistico e storico-artistico particolarmente rilevanti e degni di tutela, restauro e valorizzazione. L’insediamento, comunemente conosciuto come necropoli di Monte Pucci (Piana di Calenella), ancor prima "Monte Porcio, ma anche Monte sepolcrale, è situato a confine tra i Comuni di Vico del Gargano e Peschici: un vero luogo dell’anima, una collinetta abitata nel periodo Paleocristiano, tra il II-I secolo a.c., arco di tempo circoscritto dalla Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia. Il Prefetto, Luisa Latella, ha parlato di ipogei (Ventisette, ancora-non tutti studiati), oggetti di corredo che trasmettono emozioni, di un’identità culturale del territorio da valorizzare, promuovendo iniziative di spessore. Un museo permanente, un’idea suggestiva che va tradotta in un percorso condiviso che deve vedere insieme associazioni e autorità di riferimento; in primis, Amministrazione comunale, Regione, Provincia, Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia, Ente Parco nazionale del Gargano. La sintesi sta nel coniugare sicurezza e fruibilità del sito. L’idea dell’ecomuseo è recente, risale al 1971; in sintesi, non sottrae Beni culturali ai luoghi dove sono stati creati, ma si propone come uno strumento di riappropriazione del proprio patrimonio culturale da parte della collettività. Infatti, portare alla luce le radici del proprio passato è il primo momento a cui ne devono seguire altri, diversamente il rischio che si corre è quello di fare di quell’insediamento l’ennesima occasione perduta, in termini di custodia e valorizzazione. Dato che’ è riscontrabile nella piana di "Macchia di mare", a meno di un tiro di schioppo da Monte Pucci, dove la natura ha fatto il suo percorso invadendo l’area con una vegetazione spontanea che, in pratica, ne ha cancellato le tracce. Altro dato significativo è che un ecomuseo non sottrae beni culturali ai luoghi dove sono stati creati, ma si propone come uno strumento di riappropriazione del proprio patrimonio culturale da parte della collettività. L’ecomuseo si occupa anche della promozione di attività didattiche e di ricerca grazie al coinvolgimento diretto della popolazione e delle istituzioni locali. Vigilanza e fruibilità devono andare a braccetto; perchè ciò possa tradursi in un percorso virtuoso è indispensabile reperire risorse finanziare attingendo a fonti pubbliche e, perchè no, anche private.
Francesco Mastropaolo