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Rodi/ «II dissesto colpa anche di copiose perdite d’acqua»

Il Comune ora chiama in giudizio l’Acquedotto pugliese.  Il fenomeno nel 2010. L’amministrazione emise ordinanze di sgombero.

 

L’am­ministrazione comunale di Ro­di Garganico ha citato in giu­dizio l’Acquedotto pugliese ritenendo che i dissesti statici, geologici e idrogeolici che han­no interessato una parte del­l’abitato del centro garganico siano da imputare alle “copiose e diffuse perdite di acqua in pressione conseguenti a disser­vizi del sistema idrico gestito dall’Acquedotto pugliese". Il fe­nomeno più significativo nel 2010. L’amministrazione comu­nale di D’Anelli emise ordinan­ze di sgombero di abitazioni in­teressate dal movimento frano­so che, fortunatamente, erano disabitate. L’intera area veniva costantemente monitorata e te­nuta sotto stretta osservazione­ assicurava il sindaco pro tem­pore, Carmine D’Anelli. La zo­na interessata una parte del centro abitato, precisammente Corso Giannone, un’area di pregio paesaggistico, una vera e propria finestra sul mare che consente di allungare lo sguar­do fino a scorgere le sinuose linee dell’arcipelago delle Isole Tremiti. L’intera zona venne transennata e l’Ufficio tecnico comunale monitorava il movi­mento franoso con una stru­mentazione costituita da incli­nometri, piezometri ed esten­simetri. La Regione aveva già classificato tutta la costa di Rodi Garganico a rischio idrogeo­logico, in particolare, la mor­fologia della sua costa, tant’è. che, da tempo, ha inserito l’area comunale tra quelle a rischio dissesto. L’assessore regionale alle opere pubbliche e prote­zione civile, Fabiano Amati, as­sicurava che la Regione conosce "Tutto ciò che serve per combattere il rischio erosivo in ogni chilometro della lunghis­sima costa bassa pugliese. Ov­viamente – sottolineava – ora abbiamo la necessità dì repe­rire risorse per svolgere questi interventi con il concorso delle provincie e dei Comuni. Siamo tuttavia aperti al contributo dei privati-imprenditori, che hanno il diritto di lavorare in tran­quillità. Sembrano, comunque, lontani anni luce i tempi in cui i residenti nel quartiere "Cambomilla", a Rodi Garga­nico vissero giorni di paura per via di un fenomeno di scivo­lamento di un’intera fascia di territorio sovrastante una par­te della tratta ferroviaria. Ep­pure è trascorso soltanto poco più di un decennio da quando trenta famiglie furono costrette ad abbandonare la propria abi­tazione, a seguito di ordinanza sindacale. Interessato, in modo più consistente, il quartiere de­limitato da via Trento, Monti, largo Magenta, via Vespucci e Bellini, con una estensione di alcuni ettari. Anche allora tra le cause alla base del fenomeno: l’infiltrazione delle acque pio­vane e la mancanza di una rete di smaltimento delle stesse, inoltre, lo stato fatiscente delle reti idrica e fognante.

Francesco Mastropaolo

 

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