Appello del sindaco per 12 impianti. Chiesto un tavolo tecnico con Parco, Provincia, Regione e Capitaneria. L’obiettivo è far acquisire ai possessori la concessione demaniale per il loro sfruttamento. Il sindaco di Peschici, Domenico Vecera, propone la costituzione di un "tavolo tecnico" per il raggiungimento di un accordo con Capitaneria di Porto di Manfredonia. Ente Parco nazionale del Gargano, Regione, Provincia, Agenzie del Demanio e delle Dogane, finalizzato alla tutela, valorizzazione e conservazione nonché a sostegno delle future iniziative che si intendono prendere per la valorizzazione e la conservazione dei trabucchi storici. Il territorio di Peschici – ricorda il primo cittadino – è disseminato di trabucchi, strumenti di grande fascino, anticamente utilizzati per la pesca ed oggi facenti parte del patrimonio paesaggistico, storico e culturale garganico, quasi sempre tali manufatti sono ubicati a cavallo occupando aree del demanio marittimo. La finalità a cui pensa il sindaco Vecera è far acquisire direttamente ai possessori la concessione demaniale marittima su cui insistono i trabucchi nel territorio di Peschici. Il dato di fatto che s’è venuto a creare in poco meno di cinquant’anni è che buona parte dei trabucchi svolgono attività di ristorazione e sono da considerare un’attrattiva per il turista; nello stesso tempo – aggiunge il primo cittadino – agli atti non risultano concessioni demaniali marittime per il loro mantenimento. Di qui l’iniziativa del "tavolo tecnico" al fine di "sanare" una situazione che, certamente, non può più essere tollerata, e questo nell’interesse stesso dei titolari dei trabucchi. La Guardia costiera ha censito con cura tutti i trabucchi presenti, identificato gli attuali utilizzatori e accertato i titoli demaniali in possesso che ne giustificassero la proprietà o la possibilità di utilizzo. E’ emerso che dei trentuno trabucchi individuati lungo la costa garganica, solo due sono in possesso di autorizzazione. I trabucchi sono delle strutture in legno, prevalentemente di pino d’aleppo, specie molto diffusa in Puglia. Queste strutture sono costituite da palafitte ancorate alla terraferma, dotate di "antenne" che si allungano verso il mare; corde e carrucole poi reggono una grossa rete chiamata trabocchetto (da qui deriva il nome trabucco), che viene immersa in acqua. I trabucchì hanno senz’altro origini antiche; c’è chi li fa risalire addirittura all’epoca dei Fenici. Quel che è certo è che ancora oggi essi vengono talvolta utilizzati per la pesca. Queste strutture sono praticamente ognuna diversa dall’altra. Particolare di non secondaria importanza è che i trabucchi vengono fatti funzionare esclusivamente a mano.
Franco Mastropaolo