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Gema: sequestrati beni a conclusione delle indagini

Mentre si avviano a conclusione le indagini sulla Gema, la società di riscossione dei tributi, la Guardia di Finanza ha disposto il sequestro preventivo per 17,5milioni di euro di disponibilità bancarie, quote societarie, immobili e beni mobili nei confronti delle persone indagate e della stessa società. Sono sette gli indagati a cui il sostituto procuratore di Foggia, Antonio Laronga, ha fatto notificare un avviso di conclusione delle indagini: Lanfranco Tavasci, ex presidente della Gema, sua moglie Mirella Alberini, la figlia Valentina, Giuseppe Corriero, ex amministratore delegato della società, Giovanni Fanelli e Vincenzo Laricchia, che facevano parte del consiglio di amministrazione e infine Giulio Gentile. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere e peculato. Gli accertamenti svolti dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Foggia sulla contabilità aziendale e sui flussi finanziari, allo scopo di ricostruire le operazioni e i vari passaggi di denaro, hanno fatto emergere ripetute condotte di peculato, nel periodo che va dal 2006 al 2012, attraverso l’appropriazione di somme incassate dai Comuni e poi utilizzate per scopi privati. Gli indagati si sarebbero appropriati dei tributi versati da 36 comuni della Capitanata, dalla Provincia di Foggia, dall’Acquedotto Pugliese, da alcuni comuni della Bat, della Provincia di Taranto e anche della bassa Puglia. Ventiduemilioni e settecentomila euro la somma che non sarebbe stata versata. I Comuni più esposti sarebbero quello di Cerignola, per 7,8milioni, quello di Foggia, per circa 3 milioni, San Giovanni Rotondo e Vieste per circa 2milioni ciascuno. Gli indagati ora avranno venti giorni per presentare le proprie memorie difensive, poi il sostituto procuratore Laronga deciderà sul rinvio a giudizio.