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Vieste/ Fratello Pasquale ci ha lasciato…

E’ morto Pasquale Pecorelli aveva 79 anni. Straconosciuto a Vieste come “U SCATTAMURT”. Domani in Cattedrale alle ore 10,00 i funerali.

Sei figli, 15 nipoti e una pronipote. Cui teneva tantissimo. Oltre tre lustri in Consiglio Comunale tra le fila della Democrazia Cristiana prima, e PDL dopo. Assessore in più legislature. Ma ci teneva di più alla carica di “Cavaliere Ufficiale”, conferitagli dal Presidente della Repubblica Pertini, e dal Presidente del Consiglio Spadolini. Amico personale dell’ex ministro Fitto: guai a toccargli Pasqualino. Un pezzo di vita viestana vola via. “ Frà, se fosse per me abolirei i consiglieri di minoranza: sono tutti fratelli”. Amava il colore, il “suo” popolo. Era difficile che non trovasse una “buona parola” per tutte le occasioni. “Frà a qua va spett”. Come dire: vogliamoci bene che prima o poi tutti dobbiamo volar via. Sempre giocherellone e con il sorriso sulle labbra, fingeva di sminuire ogni ostacolo e non solo nella vita politica. Ad ogni consultazione elettorale lo davano per spacciato. “So io i portoni da salire e quelli da scendere: il popolo mi vuole bene!” Di lui abbiamo scritto tantissimo in tutte le forme. Era il nostro informatore. Dissidente è bello coniò nell’89 quando si trovò al centro di una bufera politica all’interno della DC.

Impazziva per le pagine satiriche che gli confezionavamo sul nostro Faro.

Ci piace ricordarlo così, con il suo sorriso attraverso questa surreale intervista, ma limpida trasposizione del suo essere politico, uomo, AMICO. La pubblicammo l’11 luglio del 1997.

A COLLOQUIO CON PASQUALE PECORELLI, CHE DEDICA UN “MANUALE DI SOPRAVVIVENZA” AI VIESTANI PROBI
 
LA BARA DEGLI ONESTI

Pasquale Pecorelli rivenditore del modello “Al Capone”, con la sua creatura: un feretro di cristallo, oro e argento, richiestissimo. I viestani furbi oggi, spendono cifre astronomiche per le esequie.

C’è un esperimento infallibi­le per capire se una persona è condannata all’onestà. Ed è an­che semplice: si prende un gruppo di bambini e li si man­da a giocare a guardie e ladri. Chi sceglie di fare la guardia è sicuramente un onesto. Soffrirà.

(Avvertenza: l’esperimento è pericoloso se i bambini hanno più di dieci anni. In tal caso quelli che scelgono di essere ladri potrebbero smettere di considerarlo un gioco. E farlo per lavoro.)

Fessi si nasce. Poi bisogna imparare a difendersi.

Pasqua­le Pecorelli lo fa e c’insegna a farlo. Fa il modesto e lo chia­ma "Manuale di sopravvivenza ad uso dei Viestani onesti".

Poi aggiunge: "E’ un’opera senile".

E poi: "Il Manuale sta bene, ma solo insieme a un altro oggetto portatile e personalissimo, di cui ognuno poco o tanto è fornito per natura: il cervello".

Per una volta proviamo a usarlo.

– Allora cominciamo con una buona notizia, Fratello, anche perché forse è l’unica che ci dà: gli onesti non moriranno mai. Perché?
Per lo stesso motivo per cui la pulce non fa fuori cane e gatto.

– Scusi, Fratello, sono un fesso e non capisco.

I furbi non hanno alcun in­teresse ad eliminare gli onesti, proprio perché vivono da paras­siti alle loro spalle:
-Mimmo Aliota divide i vie­stani in furbi e fessi.. I fessi di Aliota sono i suoi onesti?

I miei onesti medi.

– E oltre a quelli medi, quali altri tipi di onesti ci sono a Vie­ste?
Gli onesti eroi. Ma loro non hanno bisogno di un Manuale di sopravvivenza. Infatti sono disposti a morire per le loro idee.

– A Vieste quanti sono gli onesti medi?
La maggioranza dei viesta­ni.

–    Ma i furbi che vivono alle loro spalle stanno crescendo?
 No, vale la legge di cipolla, e tu hai capito benissimo..

– Cioè: c’è da farsi venire le lacrime agli occhi.
Ma no, Cipolla, con la maiu­scola…..    ‘

–    Che dici?
In un gruppo sufficientemente grande la percentuale di imbecilli è costante. Vale anche per i furbi: fra professori, ope­ratori turistici, commercianti, operai, la percentuale è sempre uguale.

–    Sono sempre troppi.
No, solo che sembrano più di quanti siano in realtà.

– Perché?
Perché gli onesti viestani non hanno ancora letto il Manuale,

–    Fratello, posso scrivere che tu rivendichi l’orgoglio dei fessi?

Quello e niente di più.

– Può andare se definisco il Manuale: il Manifesto degli One­sti?
Lo chiamerei: il Manifesto "dei per lo più onesti".

–    Ma l’onestà ha un prezzo?
Ogni uomo ha un suo prez­zo, ma io non ho mai capito qua­le sia il mio.

–    Come mai?
Perché nessuno ha mai cer­cato di comprarmi. Mi trovo nel­le condizioni di quelle signorine che arrivano a 70 anni senza avere ancora capito se sono vir­tuose, perchè nessuno ha atten­tato alla loro virtù.

– Fratello, passiamo ai consi­gli tecnici. Per difendersi da un furbo, innanzitutto, bisogna sco­prirlo, Come si fa?
i furbi sono quelli che fanno finta di essere onesti.

– Fratello, è difficile?
Ti posso dare un esercizio per allenarti,

–    Grazie,
Chi disse nell’ultima riunione, nel partito: "Molto presto verrà a galla la verità?"

– Qualcuno che conosceva benissimo i patti, ma finse di ca­dere dallo nuvole.
Esatto.

– Nel Manuale, di­stingui tra furbi-furbi e furbi-furbacchiotti, cioè di seconda categoria. Chi è il miglior rappre­sentante dei furbi-furbi?
Sicuramente un grosso politico.

– Sì, ma chi?
Ora non frequento nessuno.

–    E il più furbacchiott­o?
Facile: De Vita.

– Dici preghiere?
Certo, prego sempre S. Rocco e S. Raffaele, indicati in cattedrale, come i più disoccupa­ti, così hanno più tempo per ascoltarmi…

–    Cos’è "la bara onesta"?
  Il nuovo modo di fare le ese­quie a Vieste.

–    Che vuoi dire che ora esi­ste anche il funerale di moda?
Di cosa ti meravigli, sai benis­simo che i viestani furbi sono ca­paci di tutto!

–    Spiegati meglio.
E’ un sistema tutto nuovo importato dalla Russia. Con il dilagare della mafia, i familiari dei mafiosi che cadono in com­battimenti organizzano in un modo particolarissimo il funera­le del "caro estinto". Così fa­cendo sono sicuri che il corpo e l’anima del proprio familiare resta immortale.

– E… come si svolge il fu­nerale….
Appena morto… tutti a pian­gere e dire: "Era così giovane". Per un attimo, ma, solo, un at­timo si prega poi si trasferisce la salma nella cappella del ci­mitero tutta piastrellata e intri­sa di formaldeide. Si asportano gli organi del defunto, prima che il fluido imbalsamatore ven­ga pompato nelle vene: uno degli imbalsamatori prende la mano del defunto e, con un massaggio che è quasi tenero sospinge un particolare fluido attraverso le dita. II colore del morto passa, così dal cadave­rico bianco-bluastro all’avorio. Si veste il cadavere, e imme­diatamente entra una giovane polacca che stringe fra le mani una trousse da trucco e inizia rapidamente ad applicare il fon­do tinta. Infine pennella il fard e l’ombretto sul viso del defun­to, immortalandolo in una ma­schera giovanile. Finita l’imbal­samazione si sceglie la bara, quanto più appariscente possi­bile. Il prezzo varia dai 5 milio­ni per una cassa di legno fab­bricata alla buona, alla versio­ne di cristallo da 20 milioni pro­dotta da giovani cecoslovacche. E’ la più venduta, si chiama modello "Al Capone". Dopo la tumulazione si ricorda "il Cam­pione" con il pranzo al cimitero. Anche se il "Nostro" era un semplice ladruncolo.

-Fratello, non mi è chiaro ma per ambire alla "Bara One­sta" l’onesto deve mettersi a ru­bare?
No, l’onesto deve continuare a essere onesto. Lascia pensar, agli altri che l’acquisto della "Bara Onesta" ti fa diventare onesto.

– L’onesto è di destra o di si­nistra ?
L’onesto medio non fa politi­ca. Destra e sinistra sono solo un imbroglio con cui i furbi fan­no finta di litigare per spartirsi il bottino preso dalle nostre ta­sche.

–    C’è una speranza per i fessi?
Quella di esserlo consapevolmente.

– E potranno finirla di inchinarsi davanti ai furbi?
Sì, questa e la rego­la fondamentale: quando pieghiamo la schiena, dobbiamo avere cura che i furbi siano dietro di noi. Mai davanti.

ninì delli Santi

 

 

U SCATTAMURT

Quann son’n i campen a murt
éi flic u scattamurt.
P’ ogn cannel ch’ ci stut
stej jss pront cu tavut.
Quann inda na chese c’ev pr’sintà,
la faccj trist ev a fà
p’ pulit’ch d’ nicissità.
Accom jss ej arrivet,
i chiant son subit aum’ntet.
Stj cos jss i sep
e c’ej pr’paret.
Nanz u murt ci vej a firmà
e senz parlà, u stej a cuntiplà.
Poi entr inda la part:
l’accarezz nu poc la faccj,
dej o vistit na ggiustet,
ch’ familier stritt stritt
pari cu lor citt citt.
A ucch u murt a misuret
e a la cass sub’t à pinzet.
Si u ches u richied
prest l’op’r vulintiir:
varv e vist’mint
i fej inda nint,
i dej na bell mprufumet,
i mett i vrazz ncruciet
e com arriv u tavut
u murt ej sub’t stinnut.
Non l’ej mej cap’tet
che nu murt à prut’stet.
Quann di nott ven chiamet
ej nu murt assicuret.
P’ la stred stej a pinzà:
la famigghj pot pagà?
S’ u murt ei puviridd
u funarel ej misaridd;
s’u murt ej nu riccon,
aprit ciil ch’ prucission
di cuscin e di coron
I vicch u canoscin tutt quant,
ci stej ch’ u guard cu rispett,
chi u guard di travers,
chi gir’ la chep p’ non u vidè,
chi cang’ stred p’non u cuntrà,
chi ce dej na grattet,
ma quann la mort ej arrivet,
u scattamurt ven chiamet.
Pur p’ jss ej pront all’us
na bell cass, ma di… lusso

Antonio Mancuso – 1989 –