Non riconosciuta l’aggravante mafiosa: polemiche e delusione. Voci vicine alla Dda parlano di insoddisfazione.
“La sentenza emessa dal Tribunale di Foggia nel processo Medioevo deve essere d’incoraggiamento per tutti gli imprenditori di questa provincia nella lotta contro ogni forma di criminalità e per creare un’associazione antiracket provinciale». All’indomani della sentenza che ha condannato sette persone di Vieste – accusate, a vario titolo, di aver messo a segno estorsioni ad imprenditori turistici del Gargano, costretti ad assumere guardiani a loro vicini per la sorveglianza alle strutture ricettive – interviene il segretario generale della Cgil di Capitanata Filomena Trizio che chiede «al mondo all’impresa di mettersi in prima linea» per promuovere anche un’associazione antiracket provinciale. Un sodalizio che, raggruppando tutti gli imprenditori della Capitanata, abbia più forza sul territorio contro la criminalità. Una sentenza, quella dell’inchiesta di Vieste, che però non ha riconosciuto – come chiedeva invece la procura della Direzione distrettuale antimafia di Bari che ha coordinato le indagini – l’aggravante dell’articolo 7 della legge 20’9 del 1991, ossia che quei reati, quelle estorsioni sono state compiute con l’aggravante delle modalità mafiose, Ma se la Trizio chiede un’associazione antiracket provinciale la sentenza dell’altro giorno ha lasciato molti con l’amaro in bocca. I magistrati della direzione distrettuale Antimafia di Bari attenderanno di leggere le motivazioni della sentenza per decidere se fare appello contro la decisione dei giudici foggiani che non hanno riconosciuto l’aggravante della mafiosità. " Martedì pomeriggio – subito dopo la lettura del dispositivo dei giudici della prima sezione del tribunale danno – il procuratore Pasquale Drago e il sostituto Giuseppe Gatti non hanno voluto rilasciare alcun commento. Tano Grasso, presidente della Fondazione delle Associazioni Antiracket di Italia, invece, ha parlato di bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. «Da un lato – ha spiegato Grasso – sono state ritenute fondate le testimonianze dei commercianti e dall’altro non c’è stato il riconoscimento del metodo mafioso in queste condotte estorsive. La mia personale opinione è che quel modo di fare estorsioni avvenisse con metodo mafioso», Certo le condanne non sono state esigue. Angelo Notarangelo, detto «Cintaridd», è stato condannato a undici anni di reclusione. Ma sia il suo legale e quelli degli altri imputati hanno già annunciato che faranno appello contro le sentenze alcune delle quali giudicate «eccessive». – «La nostra soddisfazione è parziale» è stato il commento, invece, di Vittoria Vescera, dirigente dell’associazione antiracket di Vieste, ai giornalisti presenti in aula alla lettura della sentenza per gli imputati nel processo Medioevo. Non si sbilancia, invece, Ersilia Nobile, sindaco di Vieste, il Comune che si è costituito parte civile nel processo, “Al momento – ha riferito – non possiamo fare alcun commento. Aspettiamo, leggiamo prima il dispositivo della sentenza. Poi potremo fare una valutazione. Ora è prematuro”.