Presentato da Legambiente Puglia e dal dipartimento di Protezione Civile il rapporto. Da Vieste a Monte S.Angelo, in tanti i Comuni attività insufficienti.
Nella classifica generale di Ecosistema Rischio 2013 rientrano nella classe di merito della sufficienza i comuni di Foggia, Anzano di Puglia e Lesina, per quanto riguarda la Capitanata. Invece, non sono state avviate attività mirate alla mitigazione del rischio idrogeologico in comuni come Vieste, Cerignola, Castelluccio, Volturara, Trinitapoli, Pietramontecorvino, Cagnano, Lucera e Monte Sant’Angelo. Le amministrazioni comunali, conclude il presidente di Legambiente Puglia, “possono intervenire per contrastare il rischio attraverso la pianificazione urbanistica, gli interventi di delocalizzazione di abitazioni e di altri fabbricati dalle aree a rischio, la manutenzione delle sponde dei corsi d’acqua e delle opere idrauliche, ma anche attraverso la redazione dei piani di emergenza, che devono essere aggiornati e conosciuti dalla popolazione, nonché attraverso l’organizzazione locale di protezione civile”.
Sono 200 i comuni a rischio idrogeologico in Puglia, il 78% del totale delle città presenti in regione. E’ uno dei dati che emergono dal rapporto Ecosistema Rischio 2013, presentato ieri a Bari da Legambiente e dal Dipartimento della Protezione Civile. Un monitoraggio sulle attività delle amministrazioni comunali per la mitigazione del rischio idrogeologico che consegna un quadro emblematico della situazione difficile dell’intero Stivale. Dei comuni indagati, in Capitanata meritano la sufficienza per le attività realizzate per contrastare il rischio Foggia (1/\ nella classifica regionale insieme a Bitetto col voto di 7,75), Lesina (7/\) ed Anzano di Puglia (11/\). Sono ben 6.633 i comuni italiani in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, 1’82% del totale. Oltre 6 milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni. In ben 1.109 comuni (1’82% fra i 1.354 analizzati nell’indagine) sono presenti abitazioni in aree a rischio e in 779 ammininazioni (il 58% del nostro campione), in tali zone, sorgono impianti industriali. Nonostante le ripetute tragedie, anche nell’ultimo decennio sono state edificate nuove strutture in zone esposte a pericolo di frane e alluvioni. Ancora in ritardo anche le attività finalizzate all’informazione dei cittadini, essenziali per preparare la popolazione ad affrontare situazioni di emergenza. Questo, in estrema sintesi, il quadro nazionale che emerge dal dossier annuale che ha monitorato le attività per la mitigazione del rischio idrogeologico di oltre 1.500 amministrazioni comunali italiane tra quelle in cui sono presenti zone esposte a maggiore pericolo. Le informazioni riportate nel dossier derivano dalle risposte ad un questionario fornite dalle amministrazioni comunali stesse. L’indagine vuole essere uno strumento utile non solo per valorizzare l’ esperienza dei comuni più attivi, che dimostrano come una buona gestione del territorio sia possibile, ma vuole soprattutto stimolare le amministrazioni locali ancora in ritardo. I dati pugliesi sono stati illustrati da Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, alla presenza di Angela Barbanente, vicepresidente della Regione Puglia, Guglielmo Minervini, assessore regionale, alla Protezione Civile, Giuliana Trisorio Liuzzi, presidente dell’Autorità di Bacino della Puglia, e Vito De Palma, sindaco del Comune di Ginosa. Sono solo 431e amministrazioni comunali pugliesi che hanno risposto al questionario di Ecosistema rischio, circa il 22% dei comuni a rischio della regione.
Rispetto alle edizioni precedenti, negli ultimi due anni l’indagine si è concentrata sui comuni pugliesi in cui risultano individuate aree ad elevato rischio idrogeologico secondo i dati forniti dall’Autorità di bacino regionale della Puglia. Tra i 43 questionari ricevuti, i dati relativi a 7 amministrazioni sono stati trattati separatamente, poiché i competenti uffici comunali hanno dichiarato di non avere strutture in aree a rischio il che giustifica parzialmente il non essersi attivati in azioni di prevenzione e pianificazione. Le tabelle riportate nel dossier si riferiscono quindi a 36 amministrazioni comunali della Puglia. "I dati pugliesi di Ecosistema Rischio 2013, seppur parziali, visto che al questionario hanno risposto solo il 22% dei comuni interessati, confermano come sia ancora lunga la strada da percorrere per garantire la sicurezza della popolazione da frane e alluvioni", dichiara Francesco Tarantini. "Solo il 38% dei comuni pugliesi intervistati svolge un positivo lavoro di mitigazione del rischio idrogeologico. Molti sono ancora i comuni che hanno abitazioni e fabbricati industriali in aree a rischio ma pochissimi sono quelli che hanno intrapreso azioni di delocalizzazione per tutelare il territorio e ridurre i pericoli a cui sono esposti i cittadini: Infine per quanto riguarda l’organizzazione del sistema locale di protezione civile dal dossier emerge che solo pochi comuni aggiornano il piano d’emergenza, organizzano attività d’informazione ai cittadini e realizzano esercitazioni. Un ritardo particolarmente rilevante visto che i piani d’emergenza per essere realmente efficaci, devono essere aggiornati e conosciuti dalla popolazione". Nel 67% dei comuni pugliesi intervistati sono presenti abitazioni in aree a rischio idrogeologico, nel 36% interi quartieri, nel 47% fabbricati industriali e nel 22% strutture commerciali e/o ricettive.
Lucia Piemontese
L’Attacco
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