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Regione/ Una norma salva Comuni contro i vincoli di spesa

Patto di stabilità, ecco la proposta della Puglia.

 

Una norma per salvare i Comuni a corto di ossi­geno a causa del Patto di stabi­lità che strangola i bilanci. La propone la Puglia sperando che sia fatta propria dalla Con­ferenza delle Regioni e soprattutto dal governo. Si tratta di una norma fantasiosa, ma non per questo ingiustificata o impossibile da attuare. Si tratta della possibilità, per le Regio­ni alle prese con il laccio del Patto di stabilità, di acquistare «spazi finanziari» da altre am­ministrazioni regionali, spazi da trasferire ai propri Comuni in sofferenza. La proposta è stata illustrata dall’assessore regionale al Bi­lancio, Leonardo di Gioia, nel corso di un confronto con i sin­daci pugliesi dell’ Anci. Ieri è stata formalizzata nella Confe­renza delle Regioni. La questione è pressante. E Nichi Vendola rivolge il suo ap­pello direttamente al premier in pectore. “ A Matteo Renzi vo­glio inviare un messaggio nel­la bottiglia – dice – il cappio al collo delle pubbliche ammi­nistrazioni, anzitutto delle Re­gioni, a proposito di patto di stabilità si sta stringendo ogni momento di più. Noi stiamo letteralmente soffocando. Il Pa­ese non si cambia se non ci tol­gono quel cappio dal collo”.  La proposta dell’assessore Di Gioia si muove all’interno di quello che viene definito «Patto di stabilità verticale incentivato»: ovvero la possibili­tà di trasferire spazi finanziari (non soldi ma la possibilità giuridica di spenderli) dalla Regione ai Comuni. In Puglia è stato realizzato in più occasioni, ma non nel 2013. E, per quello che consente il Patto di stabilità per quest’anno, non sarà possibile neppure nel 2014 ( i termini scadono a mar­zo). I Comuni, tuttavia; premo­no e la Regione ha ipotizzato una norma per andare incon­tro alle loro richieste. L’idea sarebbe di acquistare «spazio finanziario» da altre Regioni che siano in condizio­ni specularmente opposte alla Puglia: ossia con larga possibi­lità di spendere (hanno cioè un Patto di stabilità molto «ca­piente») ma scarsa disponibili­tà di risorse (non hanno cassa sufficiente per «saturare» il Patto). In due parole: Regioni autorizzate a spendere più sol­di di quelli che hanno in cassa. Le norme in vigore prevedo­no che il governo tagli una cer­ta quota di trasferimenti stata­li alle Regioni che non siano in grado di operare il «fatto di stabilità verticale» verso i pro­pri Comuni. Per la Puglia, il ta­glio sarebbe di circa 80 milio­ni (tanti sono stati nel 2013) se non riesce a trasferire «spa­zio» per almeno cento milioni verso gli enti locali. Ebbene, la proposta sarebbe la seguente: utilizzare gli 80 milioni – che andrebbero comunque persi – per acquistare spazio finanzia­rio da cento milioni dalle Re­gioni che possono cedere. E ce ne sono diverse, pronte all’accordo. Acquisito lo spazio, ver­rebbe ceduto agli enti locali in difficoltà. In definitiva, si tratterebbe di compensare quote di spesa tra Regioni, senza che la conta­bilità generale dello Stato ne ri­senta; La Regione acquirente (come la Puglia ) guadagna  «spazio» da trasferire ai propri enti locali. La Regione venditri­ce ottiene risorse da spendere visto che è priva di cassa. Certo, la Puglia, per stare al caso descritto, perderebbe 80 milio­ni a causa dei mancati trasferi­menti statali. Ma si tratta di soldi che andrebbero comunque persi, quale effetto della sanzione per non aver attivato il «Pattoverticale». Con la norma ipotizzata, le risorse verreb­bero perse, ma in compenso si consentirebbe agli enti locali di respirare. L’idea della Puglia – cui ha lavorato di Gioia e gli uffici guidati dal dirigente Lino Alba­nese – è che la norma possa an­dare subito in porto: si vedrà con il nuovo governo. Non va dimenticato che già in un’altra occasione la Regione Puglia riuscì a suggerire agli uffici mi­nisteriali una norma per alleg­gerire la propria posizione (e quella di amministrazioni in condizioni analoghe). E il caso del cosiddetto “sforamento controllato del Patto di stabili­tà” : un modo per alleggerire le sanzioni quando l’infrazione fosse servita a cofinanziare la spesa dei fondi comunitari.