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Peschici/ Oblio, il parassita di Kàlena

Giornali e web bombardano senza limiti con notizie di cronaca nera che disturbano le coscienze delle persone oneste e scoraggiano a tal punto che ci si avventura con una certa circospezione nella lettura. Vi sono, però, notizie che ci informano e ci svegliano da quel torpore in cui cadiamo pur di difenderci. Basta digitare sul computer la locuzione “Abazia di Càlena o Kàlena” e ci accorgiamo come da tanti anni con ferma tenacia la professoressa Teresa Maria Rauzino, presidente del Centro Studi “Giuseppe Martella” di Peschici, stia combattendo una dura battaglia per riportare al suo antico splendore Kàlena, abazia sita alle porte di Peschici sulla strada statale 89 che porta a Vieste.

Qualche anno fa anche a Poggio Imperiale raccogliemmo firme perché si fermasse l’agonia di Kàlena, auspicando un restauro prima che le pietre fossero del tutto corrose. Intraprendemmo, così, la battaglia con la Rauzino, primo perché il patrimonio culturale appartiene a tutti e poi anche per i legami con la storia del monastero di Santa Maria di Tremiti.

L’Abazia di Kàlena fu eretta nell’872 circa e godette di molti privilegi. Fu convento benedettino e insieme al Monastero di S. Maria di Tremiti dette prestigio al territorio fino al 1300. Dall’imponenza ed eleganza dell’attuale rudere possiamo notare come abbia avuto un passato glorioso, specialmente se guardiamo le mura intervallate da contrafforti, da cui è delimitata. Oggi questo monumento è patrimonio privato, ma la chiesa è aperta al pubblico una volta l’anno, l’8 settembre, festa della Madonna delle Grazie, protettrice dell’Abazia. Preziosa è la statua della Madonna con Bambino, fatta scolpire dai canonici lateranensi alla fine del quattrocento (oggi conservata ed esposta nella Chiesa patronale di S. Elia Profeta in Peschici; ndr).

Mi associo alle parole di Enzo D’Amato, altro appassionato testimone della difesa di Kàlena, che in un volantino di qualche anno fa invitava la popolazione di Peschici a prendere coscienza delle proprie tradizioni nella difesa della propria storia e non dimenticare la festa della Madonna. “Da secoli – scriveva – è vivo il ricordo della Madonna di Càlena. Le persone passano, lasciano la terra… e la vita. Invece, il ricordo e la storia restano. restano… scolpiti nella pietra e nel tempo, oltre che nell’anima. L’uomo quando perde la fede smarrisce il suo essere e non ha più alcun senso. Ricorda, dunque, la festa della Madonna di Càlena. Partecipa anche tu all’evento presso l’antica Abazia situata a un km di distanza dal centro abitato di Peschici, lungo una stradina adiacente al rettilineo strada statale 89 che porta a Vieste. La testimonianza è partecipazione e vita, come la fede. Partecipa oggi anche tu!”

Rispondiamo alla petizione lanciata su “change.org” dalla presidente del Centro Studi per non “ assistere inerti allo scempio del nostro passato” e “liberare l’abbazia prigioniera”. Anche mons. Domenico D’Ambrosio, arcivescovo di Lecce, originario di Peschici, ha firmato la petizione e ha incoraggiato la determinazione di Teresa Rauzino. In una lettera precisa che “c’è insensibilità, distrazione, pressapochismo. Le istituzioni latitano: il Comune, la Soprintendenza che fa guerre per un chiodo apposto senza le necessarie autorizzazioni e poi tollera forme arroganti di possesso di un monumento che appartiene alla collettività lasciandolo in un degrado offensivo e umiliante … La storia per molti della nostra terra non è stata maestra di vita!”

Spero di aver offerto spunti per conoscere la realtà di Kàlena accendendone la curiosità e suscitando un giusto interesse tanto da approfondire e condividere la battaglia coraggiosa di Teresa Rauzino, e segnalo i siti su cui collegarsi per essere parte attiva nella “politica di recupero e di valorizzazione del patrimonio storico-culturale italiano ed europeo, oltre che della Puglia e del Parco Nazionale del Gargano” affinché i nostri monumenti possano “tornare a far parte di quel libro aperto su cui si possa ancora continuare a leggere la nostra storia”:
http://blog.rodigarganico.info/2014/gargano/labbazia-kalena-non-morire/
https://www.facebook.com/photo.php?v=10200854507596092
http://www.puntodistella.it/news.asp?id=6590

Per firmare la petizione: http://chn.ge/1dphlze

L’appello ha l’obiettivo di sposare le giuste iniziative di chi ama il patrimonio culturale e ne denuncia incuria, degrado e abbandono.

Antonietta Zangardi

A margine dell’articolo della docente e scrittrice di Poggio Imperiale apparso su gazzettaweb.net/it/ registriamo una sua riflessione. “Sono legata, da molto tempo, con Teresa Rauzino per le comuni passioni culturali e proprio per questo Kàlena mi è entrata nel cuore insieme ai luoghi della mia storia personale, come San Nazario, santuario alle pendici del Gargano, e Bosco Isola che divide la laguna di Lesina dal mare. Non potrò mai dimenticare una visita che facemmo all’Abazia con un gruppo di devoti l’8 settembre 2000, festa della Madonna e mons. D’Ambrosio, attuale arcivescovo di Lecce, a cavalcioni su due volontari, per vedere nell’interno di un magazzino chiuso i resti di quelli che erano i luoghi della sua infanzia e della storia di molti fedeli del Gargano. Non voglio aggrapparmi alla nostalgia e alla retorica per invitare a salvaguardare il patrimonio artistico e culturale delle nostre radici, ma in fondo se i buoni sentimenti e i tesori artistici devono essere veicolati in questo modo, ben vengano anche nostalgia e retorica per prendere dal passato ciò che vi è di buono e riportarlo nel presente per farlo rivivere".

NB. In VIDEO della settimana si propone la prima parte del filmato sull’Abazia girato dal team “Argod” di San Nicandro Garganico, che ringraziamo. Il prossimo articolo sull’argomento sarà corredato dalla seconda parte.

puntodistella.it