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Medici di base in protesta: “Contratto nazionale? Un bluff”

Venerdì 11 Aprile si riuniranno a Roma i delegati delle Regioni (Sisac) e i rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali maggiormente rappresentative per avviare il rinnovo del contratto di lavoro della medicina generale. L’atto di indirizzo condiviso dalle Regioni e la piattaforma contrattuale elaborata dalla Sisac non convincono affatto i medici di famiglia. La FIMMG, infatti, l’ha già bocciata e presenterà una propria proposta.

I motivi di scontro sono noti da tempo: la volontà da parte delle regioni di imporre ai medici di medicina generale un rapporto simile alla dipendenza, con tutti gli obblighi e i vincoli che caratterizzano questo tipo di rapporto senza le tutele e le garanzie di cui godono oggi i lavoratori dipendenti!

Ai medici di medicina generale viene così imposto:

· di abbandonare le attuali forme associative, medicina di gruppo e medicina di rete, per aderire obbligatoriamente alle aggregazioni funzionali territoriali (AFT) e alle Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP), rinunciando anche al compenso economico che da tali adesioni derivava;

· di aderire al sistema informatico quale presupposto per continuare a svolgere l’attività di medico di famiglia o per accedere alla convenzione;

· di riutilizzare le indennità sinora percepite dai medici per finanziare i fattori produttivi delle AFT e UCCP, senza ulteriori investimenti.

Avevamo immaginato che con la nuova convenzione si sarebbero potuti garantire ai cittadini maggiori servizi direttamente nei nostri ambulatori:

· diagnostica di primo livello come la telecardiologia (elettrocardiogramma, ecg secondo Holter, monitoraggio della pressione arteriosa nelle 24 ore), spirometrie ed ecografie;

· maggiore personale sanitario: infermieri e terapisti della riabilitazione per garantire anche l’assistenza domiciliare;

· medici specialisti nelle nostre forme associative;

· avviare la ricerca in medicina generale.

Come è possibile immaginare nuovi servizi senza investimenti? Le risorse tuttora impiegate servono a garantire gli attuali servizi, con tutti i limiti tuttora presenti: solo 800 medici su 3300 in Puglia possono usufruire dei servizi infermieristici; a soli 2200 medici invece è consentito poter utilizzare un collaboratore di studio. È necessario riutilizzare le risorse che derivano dalla razionalizzazione della rete ospedaliera o da quella territoriale per avviare la riforma della medicina generale.

“Avevamo chiesto ed ottenuto dall’Assessore Gentile di avviare un confronto nella nostra Regione al fine di preservare, nella fase di contrattazione nazionale, gli sviluppi che la medicina generale ha compiuto in Puglia grazie anche agli accordi regionali raggiunti con i suoi predecessori, che hanno avuto nella concertazione il substrato fondamentale”, ha dichiarato il dott. Filippo Anelli – Segretario Regionale della FIMMG. “ Ma alla vigilia dell’avvio del confronto nazionale per il rinnovo contrattuale tutto tace a livello regionale. E questo silenzio è ancora più grave se si considera che la Puglia vanta un proprio rappresentante nel gruppo tecnico della Sisac, lo stesso gruppo che ha partorito la bozza programmatica che mette in grave pericolo l’organizzazione e lo sviluppo della Medicina Generale nella nostra Regione”.

“Sorge spontanea e preoccupata una domanda – conclude Anelli- l’amministrazione Vendola si rivede nella bozza della Sisac e conseguentemente quale è il mandato che ha dato al suo rappresentante?”

“Riterremo la mancanza di una urgente risposta a queste domande l’espressione della volontà della Regione Puglia di porre fine in maniera definitiva al metodo che ha consentito negli anni 2008-2010 di raggiungere risultati concreti a livello regionale e che però già nell’ultimo triennio la Regione a mostrato di non voler più coltivare”.

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