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Peschici – IL PUBBLICO IMPIETRITO NON ASSISTE: VIVE LA VITA DEL CRISTO

 

Non si troverà mai una frase migliore di quella del titolo per ‘fotografare’ la due giorni peschiciana dedicata alla “Passione” del Redentore. Affascinante e brillante, quanto sorprendente e inaspettata, cronaca dei due eventi fatta dall’esponente di una gioventù attuale che nelle sue pieghe ha risorse impensabili e tesori nascosti. Tutta da leggere.

Davvero una rivelazione l’elegante sobrietà dello stile e la modalità utilizzata – insieme a una tecnica narrativa connaturata, che della sintesi fa l’arma vincente – per raccontare un avvenimento. (Una stesura talmente coinvolgente da averci letteralmente impedito di romperne il ritmo con le classiche ‘note del redattore’ per identificare le foto.)

«Tutto è pronto: i passi del Vangelo si susseguono fra scenografie sapientemente elaborate e attori che perdono la loro personalità e diventano un tutt’uno con le Sacre Scritture. Ognuno è partecipe, ognuno soffre la propria condizione umana. I miracoli non sono più momenti conosciuti e prevedibili, ma attimi da vivere e riscoprire. Così, i quaranta giorni nel deserto, l’incontro con la Maddalena, la pesca miracolosa, il figliol prodigo, l’Ultima Cena trascinano gli spettatori nella scena. L’aria è pervasa da emozione e concitazione, i volti sono corrugati e Stefano Biscotti (sua anche la regia), interprete del Figlio di Dio, non è più lui: ora è Gesù.

«Primo giorno. Il cielo è terso, ma è freddo, quasi il tempo voglia marcare la sostanza di ciò che verrà rappresentato nella seconda e ultima parte. La Passione. La folla sotto Pilato condanna Gesù. L’odio e l’ardore che si percepiscono non possono essere ascritti a un copione, non possono essere frutto di tecniche recitative acquisite, ma sono espressione di un moto dell’anima e di un cuore preparato. Appare il Cristo flagellato e la percezione del tempo si smarrisce: non è l’attore che trema sotto i colpi di frusta, è veramente il Cristo.

«Le stazioni si susseguono nell’incantevole scenario peschiciano. Il paese sembra assurgere magnificamente a Gerusalemme. L’artifizio è sparito. Si segue il Figlio dell’Uomo, schiacciato sotto il peso della croce, si soffre con la Vergine, ci si tocca la fronte cercando sollievo dal dolore provocato dalla corona di spine, perché tutti hanno sentito quel dolore, Un dolore che traspare dagli occhi, assorti, vuoti. Ed ecco, giunge il crepuscolo, quasi con il Cireneo che sorregge la croce.

«La notte incombe e ci racconta che tutto sta per finire. Decine di fiaccole si animano per appesantire l’aria. Ormai, attori figuranti spettatori lasciano il proprio ruolo e si apprestano ad assistere all’epilogo. Da lontano si scorgono il ladroni, nudi, appesi con la pelle accapponata dal freddo. I gradini delle scale di piazza Sant’Antonio – ora Monte Calvario – pesano come mai prima. A fatica si salgono. Si sente la voglia di voltarsi indietro, di non terminare… ma sono gli eventi che guidano i passi.

«E’ buio, le stelle sono fisse, quasi assistano mute. I colpi del martello sui chiodi riecheggiano dentro ciascuno. Ecco, si alza la croce! Il Cristo parla al ladrone, parla alla madre e al discepolo, parla al Padre. Un tonfo assordante. Spira. Gesù è morto, ed è morto davvero. Nessuno osa articolare un suono. Attonito, il pubblico soffre, si sente colpevole. Ora musica e effetti non esistono. Non c’è nessuno che pensi siano opere fittizie. La voce della lettrice si confonde con la voce della propria coscienza. E’ catartica la straordinaria apertura del Santo Sepolcro, vuoto. Il Cristo è risorto e il popolo dei fedeli è salvo.

«L’applauso finale è composto e allo stesso tempo intenso, nulla ora può essere sguaiato e fuori misura.

«Così si conclude un evento, che ha coinvolto l’intera cittadinanza, di una portata paragonabile alle ‘Grandi dionisie’* ateniesi dei secoli addietro. Il ringraziamento è d’obbligo e va ai due parroci, don Tonino e don Davide, a Stefano Biscotti che ha avuto l’onore e soprattutto l’onere di un così impegnativo ruolo, a tutti coloro – tantissimi, invero – che hanno lavorato assiduamente alla realizzazione delle scene, e agli attori della neonata compagnia “Ars Nova”, che in poche settimane si sono ‘dilettati’ col teatro comico di Eduardo e hanno fatto rivivere gli istanti della vita di Gesù, e promettono di continuare su questa strada, di esprimere a tutto tondo quella cultura di cui la nostra Peschici ha tanto bisogno. Il domani appartiene a noi.»

Antonio Pirro

PS. L’Associazione Culturale-Teatrale “Ars Nova” ringrazia:
– i magnifici ‘100’ tra figuranti, comparse e attori
– le due parrocchie locali, Sant’Elia Profeta (don Tonino Zoccano) e Sant’Antonio da Padova (don Davide Longo)
– il vescovo, mons. Michele Castoro
– il sindaco e l’Amministrazione Comunale
– le autorità militari, Stazione Carabinieri (maresciallo Michele Aucello), Comando Polizia Municipale (comandante Vincenzo Losito)
– l’Associazione di Volontariato “Angeli Rossi” (presidente Giuseppe Piemontese)
– scenografi, costumiste, truccatrici, tecnici audio e luci, manutentori, operai
– attività commerciali
– mass media
– popolazione tutta.