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Vieste – All’IPSSAR “Matte” la manifestazione sulla legalità “Io non ho paura”

 

“La mafia è sopraffazione,ingiustizia,illegalità. La mafia è una mentalità , una cultura…e solo la vera cultura può tentare di sconfiggerla”. Con queste parole gli alunni della classe II F dell’ IPSSAR  Mattei di Vieste hanno concluso l’anno scolastico dando vita, sabato 31 maggio,   al Laboratorio Didattico  “IO NON HO PAURA” tenutosi presso la Biblioteca dell’Istituto.

Il lavoro è nato da un progetto  che i ragazzi hanno svolto durante l’intero anno scolastico seguiti dalla docente  Tavaglione Camilla. Tutto si è incentrato sul testo “La mafia sociale” di Domenico Seccia adottato come testo narrativo, in via sperimentale per questa classe, grazie al consenso del Dirigente Scolastico Paolo Soldano, persona attenta e sensibile che non ha fatto cadere nel “vuoto”  l’invito di giovani alunni pronti a trattare una tematica tanto importante.
La manifestazione si è svolta alla  presenza dell’autore, Procuratore della Repubblica Domenico Seccia, dei Sindaci di Vieste e Peschici, del Presidente Antiracket di Vieste e delle molte Autorità Militari presenti che hanno seguito con attenzione quanto fatto dai ragazzi.
Non sono mancati momenti di emozione quando i ragazzi, accompagnati dal suono della chitarra, hanno detto “NO” alla mafia scandendo a chiare lettere il loro nome seguito da- “IO NON HO PAURA”-
Quelle parole hanno risuonato forte come mònito che ha voluto investirci di un grande impegno:
“illuminare la vita delle future generazioni attraverso  la lettura”…si illuminare e avere coraggio, così come l’hanno avuto loro nell’affrontare un tema tanto ostico verso il quale, spesso, si preferisce fare silenzio!!!
I ragazzi invece, hanno voluto far sentire le loro voci, raccontando le storie “VERE” del testo di Seccia, concettualizzandole, trasformandole nei sentimenti  che hanno provato : dolore, coraggio, paura!
Dal lavoro svolto emerge una prospettiva di speranza che le relatrici del testo- Innangi Desideria, Chiochio Clarissa e Sollitto Erika- hanno descritto soprattutto nel capitolo intitolato “Le ginestre del Gargano” quando viene raccontata la storia di Antonio, bambino che soffre della sindrome dell’autismo e che assiste all’uccisione dei suoi genitori e ahimè alla propria uccisione, perchè chi vive un dramma  del genere è già profondamente segnato nel corpo e nell’animo e finisce per morire dentro.
Questa umanità imbastisce un tessuto che ci dà una speranza per difenderci, per smuovere le coscienze e per non avere paura di fare “la rivoluzione dei lenzuoli”.
La paura non deve essere l’unica forma di relazione:altri orizzonti sono possibili.
Allora una riflessione è doverosa per dire che Chiara, Teresa ed  Antonio sono come le “Ginestre del Gargano” e resistono tenacemente ad un territorio che come il vulcano di leopardiana memoria, porta distruzione e la lava della mafia.
Il Gargano ha bisogno di essere bonificato per permettere al seme dei nostri giovani di poter crescere ed esprimersi liberamente. Antonio,Chiara e Teresa sopravvivono, noi invece attraverso la bonifica del territorio dobbiamo permettere loro di vivere e se possibile di sognare.
L’invito alla bonifica del territorio è un invito forte a prenderci cura del nostro territorio, come detto  dai ragazzi “questa terra è nostra difendiamola”….QUI!!!! Non permettiamo alla mafia di rendere tutto cenere, di distruggere tutto!
Se soffi sulla cenere non resta nulla, non c’è storia, non c’è Stato, tutto è così com’è IMMUTABILE!
I ragazzi hanno detto “ NO” alla mafia, “NO” al buio,”SI” alla luce contro l’oscurità  per far vivere una prospettiva densa di speranza.
Grazie ragazzi!

Camilla Tavaglione