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Il turismo in Capitanata per l’Istat nel 2013

C’è stato un aumento della ca­pacità di spesa del 14%.

 

La Filcams Cgil ha promosso un convegno a Man­fredonia: «Daunia tutta da vivere». Ma gli albergatori hanno ribattuto: quel 14% in più altro non è che la quota d’in­cassi emersa dal reticolo di pa­gamenti a nero che oggi subisce qualche battuta d’arresto. Come dire, il piatto piange sempre. Sono comunque soldi in più per il fisco, un importante segnale dii "ravvedimento" sotto la spinta dei controlli diventati più strin­genti. Ma proprio nell’anno in cui il Gargano denuncia 200mi­la presenze in meno rispetto al Salento, quel 14% rischia di di­ventare un dato fuorviante se pensiamo che la crisi dei con­sumi si è abbattuta anche sulla ricca industria delle vacanze e potrebbe essere solo l’inizio, con l’aggravante dei 25 chilo­metri di costa a rischio chiu­sura per il pericolo delle fale­sie. La Cgil vuole perciò aprire un confronto con gli albergatori su lavoro, opportunità turisti­che e commerciali, accoglienza e quant’altro. Lo fa con il rigore ecumenico della segretaria ge­nerale, Filomena Trizio, che do­po aver invitato, qualche tempo fa, gli stakeholder locali a «la­vorare in sinergia», accende i riflettori ora sul turismo che di quello sviluppo economico è «parte integrante, fondamenta­le». Le resistenze da rimuovere però sono ataviche, se lo dice anche il presidente del Parco nazionale del Gargano, Stefano Pecorella: «Non abbiamo ade­guata cultura per difendere il nostro territorio». L’ultimo epi­sodio lascia attoniti: l’incendio di venti ettari dell’Oasi Lago Salso, «doloso, provocato da ben otto inneschi in una distesa di canneti». A chi giova tutto ciò? Il turismo in Capitanata si fa forte soprattutto dei numeri e quelli sono a prova di bomba: «4 milioni 438mila presenze in Ca­pitanata nell’ultimo anno, se pensiamo che in tutto il paese si è registrato un decremento, questo risultato vale doppio», dice il segretario della Filcams, Gianni Palma. Anche sul lavoro siamo, nonostante’tutto, i primi per volume di occcupati: 10,3 % la media regionale, quella nazio­nale si ferma al 9,2%. «La quota di sommerso da noi resta al­tissima – ammette Palma – non dico che siamo ai livelli del 2007 , quando fu appena il 10% dei lavoratori garganici a poter usufruire della cig straordinaria decisa dopo gli incendi deva­stanti di quell’ estate ma poco ci manca». Se poi pensiamo che la destagionalizzazione in molti casi non si può fare, perché mol­ti operatori denunciano l’im­possibilità di ingaggiare mano­dopera nei mesi extraestivi (po­co attrattivi i 1200 euro in busta paga per rinunciare agli 800 eu­ro della disoccupazione), si ca­pisce come il Gargano rischi di rimanere cristallizzato nelle sue consuetudini. Per migliorare il modello di turismo in Capitanata bisogne­rebbe perciò togliere un po’ di assistenzialismo e ripartire dalle regole. Poi sarebbe anche più giusto domandarsi se rifor­mulare l’offerta possa determi­nare vantaggi in termini qua­litativi. Ne è convinta Fiammet­ta Fanizza, sociologa dell’uni­versità di Foggia che suggeri­sce a tal proposito di puntare su un modello di «turismo slow», Nel dubbio, si potrebbe meglio caratterizzare il nostro turismo partendo dal marchio: «Garga­no», suggerisce Michele De Meo, presidente dell’Agenzia del turismo di Manfredonia. Ma servirebbe una regia unica, ed è come trovare un ago nel pagliaio.

 

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