Sono trascorsi sette anni dai dramma del 24 luglio del 2007, quando un incendio sconvolse il Gargano e Baia San Nicola, a Peschici, facendo diverse vittime e riducendo in fumo centinaia di ettari di foresta e ‘macchia mediterranea.
Il passaggio delle fiamme lasciò un paesaggio spettrale, che annichiliva chiunque lo osservasse, una enorme ferita sulla Montagna del Sole che pareva non potersi mai più rimarginare. Sette anni dopo quella che fu definita una vera apocalisse, invece, la natura si è riappropriata dei suoi spazi e ha cancellato i segni della devastazione e della morte. Cosa sia accaduto lo spiega il botanico Nello Biscotti, socio della Società Botanica Italiana (componente del gruppo di lavoro della didattica, tra i responsabili della rubrica "Didattica, Scuola, Università" dell’Informatore Botanico Italiano), colui che ha promosso la prima conferenza sulle valenze didattico educative della Botanica nel Gargano Parco e che da anni dedica le sue energie allo studio e alla salvaguardia della biodiversità vegetale ed in particolare di quella agraria (archeobotanica), con studi e ricerche per il recupero degli agrumeti garganici. "In questi anni", afferma, "non sono state realizzate politiche di rimboschimento, non era il caso. La natura, dopo un incendio, compie il suo percorso di recupero, ha una ripresa forte ed intensa. Questa ripresa vede l’espressione di tutte le potenzialità del nostro territorio e favorisce la biodiversità forestale". Biscotti sottolinea come la Foresta Umbra, "in passato era dominata dalla pineta ed era dunque massimamente infiammabile". La maniera in cui la vegetazione è rinata dove le fiamme avevano fatto terra deserta mostra invece una maggiore diversità. "La natura non esprime una pineta omogenea, ma diverse facies. Oggi stiamo assistendo alla rinascita di quell’ampio e devastato territorio: sta avvenendo con arbusteti e un paesaggio variegato, che sta coprendo con un manto nuovo l’area colpita dall’incendio. Si sono riprese le pianti, i cosiddetti cisti, favoriti dalla germinazione consentita dal passaggio della luce tra gli alberi". Il Gargano, a detta del noto esperto di botanica, potrebbe quindi aver acquistato una più forte biodiversità, ma c’ èvoluto molto tempo perché il territorio rinascesse. "Occorrono non meno di sei -sette anni perché si crei un nuovo paesaggio. Gli stessi pini d’Aleppo sono favoriti dal passaggio del fuoco, oggi si trovano grandi chiazze di pini giovani che stanno germinando grazie alla luce. Si sta generando un paesaggio molto variegato e tale diversità sarà la caratteristica capace di ridurre il carico infiammabile della nostra foresta. Com’ è noto, infatti, il pino brucia meglio e prima". Per Biscotti, dunque, dal gravissimo incendio del 2007 è sorto un paesaggio più articolato e meno esposto al rischio del rapido divampare e moltiplicarsi delle fiamme. Un risvolto positivo è stato prodotto dalla natura, pur dopo essere stata "violata" terribilmente dalle mani criminali che appiccarono l’incendio. Ma secondo lo studioso vichese resta prioritario ed ineludibile l’obbligo del monitoraggio e della prevenzione. "Questi fenomeni, quelli del naturale rimboschimento dopo un incendio, vanno studiati e monitorati per decidere, caso per caso sia giusto che nascano pinete, macchie, lecceti, etc. Le mie affermazioni sono frutto delle occasionali osservazioni – del nostro gruppo di ricerca dell’Università di Ancona, ma serve continuità. Le ricerche, gli studi, vanno condotti in maniera costante e con garanzie economiche tali da permetterlo". I piani antincendi, per quanti fondi, uomini e mezzi siano destinati ad un territorio, a detta di Biscotti servono limitatamente. "Servono studi e controlli periodici per ridurre la massa infiammante, non si può intervenire solo davanti alle emergenze. Dobbiamo porci la questione della prevenzione. Per fare un solo esempio, gli incendi spesso partono da campagne abbandonate, le quali sono in alcuni casi masse infiammabili più ,ampie degli stessi boschi. Ma questo in pochi lo sanno e nessuno lo ricorda".
Lucia Piemontese
l’attacco