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Primarie PD/ Minervini si candida e punta sull’asse con Elena Gentile

L’europarlamentare tentata direttamente dalla corsa: «Per ora facciamo battaglia comune sulle regole».

 

Elena Gentile è alle prese con la nostalgia della Puglia e con una certa insofferenza per il ruolo asettico e pieno di bizantinismi del parlamentare europeo. E poi la fatica di parlare sempre in inglese… Guglielmo Minervini non resiste alla tentazione di una nuova sfida, che probabilmente annuncerà domani. Michele Emiliano cura il suo orticello foggiano come se non ci fosse un domani — sobillando, però, così l’ex assessora regionale — e festeggia il suo cinquantacinquesimo compleanno tra i consiglieri comunali di San Severo, quasi che il compito di assessore in quell’amministrazione fosse il suo unico interesse. I dirigenti del partito provano a riportare ordine: tornando a diffondere il regolamento già condiviso (il 16 luglio) dalle forze di coalizione e che esclude un sistema di voto con il doppio turno, e ricordando agli iscritti che i democratici devono ancora stabilire le loro regole interne.
Tutto inutile. In casa pd rombano i motori, si pianificano strategie, si lanciano iniziative. Per le primarie del centrosinistra che individueranno il candidato alla presidenza della Regione, fissate per il 30 novembre prossimo. Nell’imminenza dell’annuncio della candidatura, Minervini, con una lunga conversazione telefonica, ieri avrebbe lanciato un ponte verso l’ex collega di giunta, Gentile. Perché essere da lei sostenuto. Di rimando Gentile avrebbe raccontato che la Puglia le manca. La conversazione sarebbe andata più o meno così. Gentile dice che ogni tanto si mette a guardare verso il «trolley del ritorno» che le hanno regalato i suoi collaboratori dell’assessorato alla Sanità, e si domanda se voglia davvero restare nell’esilio dorato dell’europarlamento per cinque anni. Dopo tutto lei quelle benedette elezioni di maggio, non credeva mica di vincerle.
Per di più da qualche giorno è irritata: il passaggio di Nichi Vendola, che, investendo Dario Stefàno per la sua successione, ha detto in sostanza che chi è di Sel non può votare un candidato democratico, l’ha ferita. «Proprio Vendola, che ha vinto le sue battaglie elettorali grazie a degli irregolari di partito come noi, Guglielmo, ora parla così. Avrebbe dovuto essere più laico, non schierarsi tanto apertamente». Insomma, Gentile è tentata: sa che la porta è stretta, ma «Antonio Decaro non si è candidato a sindaco l’anno dopo essere stato eletto in parlamento?» Minervini ascolta, condivide l’amarezza per la sortita di Vendola. Quindi chiede il sostegno: io mi candido, Elena, tu appoggiami, facciamo asse comune. Elena replica: incontriamoci, parliamone, Guglielmo, però potremmo candidarci entrambi, ci divertiremmo.
Quanto lontano potrebbe andare una cordata Minervini-Gentile, capace di catalizzare tutte le forze di chi è scontento della gestione un po’ troppo autoreferenziale del partito da parte del segretario Emiliano? Minervini contro l’ex sindaco sarebbe come Davide contro Golia? «Mai sottovalutare — rifletteva qualche avversario del secondo — quanto alle primarie possano frenare l’ascesa di un vincitore già scritto, segretari e militanti di circoli sparsi un po’ per tutta la Puglia, che si siano sentiti messi in un angolo». E cosa ha fatto, a ben guardare, proprio Michele Emiliano da quando è segretario del partito? Ha risolto alcune controversie inoculando sempre più alte dosi di altre forze dentro i Pd locali. Proprio San Severo, il Comune nel quale Emiliano è assessore da fine giugno, ne è un esempio: qui il sindaco è un ex pd, estromesso dai dirigenti locali per non essersi voluto sottoporre alle primarie, e riabilitato dal segretario regionale. Ma non è l’unico caso. «Che dici, Elena — è pressappoco il ragionamento che Minervini avrebbe fatto a Gentile — ci proviamo insieme a fermare il sistema Emiliano?». L’ex assessora avrebbe preso tempo: «Sto rientrando in Puglia, Guglielmo, intanto diamo battaglia insieme a quel sistema, partendo dalle regole delle primarie. Discutiamo di albo degli elettori, di doppio turno». Emiliano intanto è sì a San Severo, ma non resta a guardare: la prossima mossa della sua compagine è tesa a impedire (o almeno a rendere difficile) che il Pd possa esprimere più di un candidato.