Doppia scarcerazione per il capo del racket. Condannato a 11 anni, libero dopo 3 anni e 4 mesi. “Medioevo” – In primo grado riconosciuto colpevole di tre estorsioni collegate all’affare “guardiania”, esclusa l’aggravante della mafiosità. “I Tre Moschettieri”- Processo ancora in corso a Foggia dov’è imputato con altri 3 compaesani sempre reati analoghi: si dice innocente.
Era detenuto per due distinti processi contro il racket della guardiania – «Medioevo» in cui è stato condannato in primo grado a 11 anni . di reclusione, ed «I tre moschettieri» ancora in fase dibattimentale – Angelo Notarangelo, 37 anni, allevatore viestano soprannominato «Cintaridd», ritenuto il capo dell’omonimo clan, tornato libero 48 ore fa (come già pubblicato ieri, ndr), dopo tre anni e 4 mesi di carcerazione preventiva tra carcere e domiciliari, dove si trovava dall’agosto 2013.
I giudici della prima sezione penale del Tribunale dauno competenti per il processo «Medioevo» e i colleghi di un’altra sezione sempre dello stesso Palazzo di Giustizia dove si sta celebrando il processo di primo grado denominato «I tre moschettieri», hanno accolto le distante istanze di revoca dei domiciliari presentate dagli avvocati Francesco Santangelo e Carlo Mari, ritenendo quasi totalmente cessate le esigenze cautelari, ed hanno imposto a Notarangelo – fino a 48 ore fa detenuto ai domiciliari a Termoli -l’obbligo di firma alla caserma dei carabinieri.
LA DDA: A CAPO DI UN CLAN – Notarangelo respinge le accuse di essere a capo di un clan mafioso; la difesa rimarca come nel processo «Medioevo», dove pure l’imputato è stato, condannato a 11 anni di carcere per tre estorsioni e tentate estorsioni lo scorso 4 febbraio, i giudici hanno escluso la sussistenza dell’aggravante della mafiosità. A parlare di «clan Notarangelo attivo su Vieste affiliato al più pericoloso clan Libergolis di Monte Sant’Angelo» fu la Direzione distrettuale antimafia nel novembre del 2010 all’indomani del ritrovamento dei cadavere di due fratelli viestani, imprenditori turistici sequestrati, ammazzati e bruciati all’interno di un’auto: duplice omicidio ancora in cerca d’autore e per il quale non ci sono incriminazioni.
QUATTRO ARRESTI – Angelo Notarangelo finì in cella nel blitz «Medioevo» di carabinieri e Dda del 14 aprile 2011 contrassegnato dall’arresto di 7 garganici accusati a vario titolo di estorsioni a imprenditori legate al racket della guardiania e ricettazioni: già il gip che firmò le ordinanze di custodia cautelare ridimensionò l’impostazione accusatoria visto che la Dda chiedeva 19 arresti per associazione mafiosa, traffico e spaccio di droga, usura. Il 15 novembre 2011 a Notarangelo fu notificata in cella una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’operazione denominata «Slot machine» per estorsione aggravata ai danni di un distributore di macchinette. Terzo arresto il 18 luglio 2012 in occasione del blitz «I tre moschettieri» con l’emissione di 4 ordinanze di custodia cautelare – a Notarangelo venne notificata di nuovo in cella per 4 estorsioni a imprenditori viestani. il 26 giugno 2013 a «Cintaridd» venne notificato in cella un quarto provvedimento di cattura per estorsione ad un commerciante d’auto, vicenda poi confluita nel processo «Medioevo». Nell’agosto 2013 ottenne i domiciliari a Termoli, che da 48 ore ha lasciato. ,
L’AFFARE GUARDIANIA : Al centro degli interessi di Notarangelo ci sarebbe – a dire di carabinieri, Dda e giudici di primo grado – l’affare della guardiania: incendi d’auto, danneggiamenti di attività imprenditoriali, telefonate e approcci diretti con le vittime per «invitarle» ad assumere custodi ed evitare problemi.
IL PROCESSO MEDIOEVO – Rio costruzione che ha sostanzialmente retto, pur se è stata esclusa la mafiosità, nel processo di primo grado «Medievo» iniziato il 12 gennaio 2012 e conclusosi in Tribunale a Foggia lo scorso 4 febbraio con 2 assoluzioni e 5 condanne per complessivi 38 anni di reclusione: la pena più alta, 11 anni a fronte dei 13 richiesti dalla Dda, è stata inflitta proprio a Notarangelo. Processo in qualche modo «storico» quello denominato Medioevo per la costituzione di parte civile dell’associazione viestana Antiracket; del Comune di Vieste, ministero dell’Interno e Fai (federazione antiracket italiana) di Tano Grasso, con i condannati che dovranno risarcire i danni alle vittime ed ai Vari enti, anche se in sentenza i giudici respinsero la richiesta della Dda di sequestrare i beni di Notarangelo che furono restituiti all’imputato.
red.cron.
Gazzetta del Mezzogiorno