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Il rampollo dei potenti Martucci di Peschici e la strana morte di Iveta (4)

Ritratto di Donna Grazia Marino, sangue blu e determinazione di ferro. Quando la morte di Iveta Bartosova ha scosso la Repubblica Ceca, le è stato chiesto di presiedere un’associazione che tuteli i diritti delle donne in un paese in cui c’è poca attenzione al tema.

 

Dietro la storia di Iveta Bartosova e di Domenico Martucci, le star  della Repubblica Ceca al centro di uno scandalo dalle tinte fosche, c’è la figura di donna Grazia Marino, madre del cantante di origini peschi ciane e la combattente che, una volta avuto il sentore dei presunti maltrattamenti su Iveta da parte del marito Josep Richtar, ha lasciato Palazzo della Torre per recarsi a Praga cercando di strappare la popstar dalle mani di quel­lo che ha ritenuto essere il suo aguzzino. Quando Ive­ta è giunta in Italia, a Pe­schici, è stata donna Grazia a prestare le prime cure; ad accoglierla a Palazzo e a darle conforto. È servito a­ poco, perché in quei giorni di luglio 2012 il futuro marito, nonché guardia del cor­po di Iveta, arrivò a Peschi­ci sfondando la porta di in­gresso dell’abitazione in cui dimorava la sua amata e la portò via a Praga fino a quando, a distanza di pochi mesi, la star si è tolta la vita lanciandosi sotto un treno in transito nei pressi della stazione della capitale ce­ca. Donna Grazia Marino, di sangue blu, nasce e vive a Napoli dove frequenta l’istituto Santa Giovanna D’ Arco fino a quando cono­sce quello che sarebbe di­ventato suo marito: Vicen­za Martucci, ingegnere elettronico, col quale ebbe un figlio, Domenico Mar­tucci. Da ragazza trascorre­va le estati a Peschici perché i suoi avi, sul Gargano, avevano diversi possedimenti terrieri e proprietà di immobiliari. Alle maniere eleganti e all’ ossequioso ri­spetto del bon ton, donna Grazia ha sempre associato l’amore per gli sport estre­mi, dal ciclocross alla vera e propria passione per le armi. Racconta chi la conosce bene: "Ad un suo corteggiato­re -un ufficiale- quando aveva solo sedici anni, chiese non le rose offertele ma il mitra, con cui incise il suo nome sulla cinta ester­na delle mura dell’ abazia di Kalena", La vita di Donna Grazia non è solo lusso e agi, perché alla morte del padre, il medico Carmine Marino, si aggiunse anche la separazione da suo mari­to, Vincenzo Martucci, e in giovane età si ritrovò a do­ver allevare un bambino e si trasferì definitivamente a Peschici, nella casa che le era toccata in eredità. Pri­ma del trasferimento nel Gargano, ci fu una breve pa­rentesi a Roma: è qui che, donna Grazia Marino inizia suo figlio Domenico all’ar­te del canto e della musica iscrivendolo ad una scuola, apposita, al Nazareno. Ritornati in Puglia, c’erano delle incombenze da risolvere, come 1a ristrutturazione del Palazzo della Tor­re, del ‘500, oggi diventato meta apprezzata per i turi­sti stranieri, per i vip in cer­ca di privacy e per giornalisti. È proprio all’interno delle mura della dimora pe­schiciana che, il 12 luglio del 2013, Richtar fece irru­zione portando via con sé la donna contesa, Iveta, che si sarebbe suicidata dopo poco. In quell’occasione lo spirito combattivo di don­na Grazia la portò a sfidate fisicamente l’energumeno ceco; che tra l’altro- rac­contano alcuni testimoni­la strattonò con violenza. Si parlerà anche di questo nel processo del 16 ottobre presso il Tribunale di Pog­gia, dove l’avvocato Lucia Dipierro cercherà di far valere le ragioni della sua assi­stita contro l’inaspettato agguato dell’uomo ceco ac­compagnato da una troupe di giornalisti. Ricthar, da parte sua, "sfidando" la len­tenzza della giustizia italia­na attraverso i media cechi fa sapere di voler tornare in vacanza a Peschici.
Quando la morte ai Iveta Bartosova ha scosso l’inte­ra Repubblica Ceca, a don­na Grazia è stato chiesto di presiedere un’ associazione che tutelasse i diritti delle donne in un Paese in cui esiste ancora poca atten­zione rispetto al tema. Anche suo figlio Domenico, che nei mesi addietro ha organizzato una grande ini­ziativa di Piazza con lo sco­po di sensibilizzare l’opi­nione pubblica, ha fatto suo l’insegnamento della madre decidendo di desti­nare in beneficenza parte del ricavato dei suoi con­certi svolti tra Praga e Bielo­russia. Oggi Palazzo della Torre, oltre ad essere mate­ria del contendere nei tri­bunali per le vicende legate alla Bartosova, è anche una casa per gli artisti che annualmente si ritrovano per dare sfogo al proprio talen­to: dall’arte di Lidia Croce alla musica di Rocco Tava­glione, Nando Luceri e di Teresa Chiarenza. Una ten­denza, quella della promo­zione culturale, tramanda­ta direttamente dagli avi ed in particolar modo da sua nonna, donna Grazia: Petrone.

Michele Cirulli
L’attacco