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Vieste/ Uccide il cognato e lo butta a mare (5)

Proseguono ricerche del pescatore ucciso dal cognato e buttato in mare. Il presunto assassino si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del pm; segnestrato nella sua barca il fucile.

 

Non è stato ancora ripescato il cadavere di Antonio Di Mauro, il pescatore di 39 anni di Vieste ucciso giovedì mattina con una fucilata al petto mentre era su una barca con un amico, col, cadavere buttato in mare ad un miglio al largo di Vieste. A sparare è stato- dicono i cara­binieri – Riccardo Bramante, 37 anni, anche lui viestano, fratello della convivente della vittima. Bramante è stato arrestato gio­vedì mattina dai ca­rabinieri perchè accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere: interrogato dal pm, l’indiziato ha scelto la linea del silenzio; sequestrato sulla sua barca un fucile che potrebbe es­sere l’arma del delitto. Contro il presunto assassino ci sono le di­chiarazioni di un giovane pesca­tore che ha assistito all’omicidio e dato l’allarme ai carabinieri, come riferito ieri dagli investi­gatori nella conferenza stampa presso il comando provinciale dell’ Arma a Foggia. Le ricerche del cadavere pro­seguono insieme a Capitaneria di porto e sommozzatori dei vigili del fuoco: nel momento in cui Di Mauro è stato ucciso indossava uno scafandro, per cui quando il corpo è stato buttato in mare è andato a fondo. Indagini in corso per far luce sul movente del de­litto e sui rapporti tesi tra vittima e indagato; per quanto ricostrui­to dai carabinieri Bramante nei giorni scorsi avrebbe anche in­vitato il testimone dell’omicidio a non andare al lavoro sulla sua barca con il cognato per non fare la sua stessa fine. «Poco dopo le 10 di giovedì» la ricostruzione dei carabinieri «un giovane pescatore si è presentato alla tenenza dei carabinieri di Vieste per raccontare di essere stato testimone di un omicidio. Il giovane, impaurito ed- in forte stato di agitazione, ha raccontato che qualche ora prima si trovava a pesca al largo di Vieste insieme all’amico Antonio Di Mauro. Si era avvicinata un’altra imbarca­zione con a bordo Bramante che, dopo avergli chiesto informazio­ni sulle sue reti, si era allontanato ritornando dopo circa mezz’ora». Ed è stato intorno alle 8 che Bramante con la propria barca si è accostato all’imbarca­zione dove c’erano la vittima de­signata e l’amico. «Ha legato con una corda le due barche, impu­gnato un fucile da caccia nasco­sto nella barca e dopo aver in­timato al testimone di abbassar­si, ha esploso» hanno detto i ca­rabinieri «un colpo che ha rag­giunto al torace Di Mauro caduto esanime sul fondo della barca. Bramante ha ordinato al testi­mone di gettare in mare il cadavere ed al suo rifiuto, lo stesso indiziato è salito sulla imbarcazione, gettando in mare il corpo per poi allontanarsi con la pro­pria barca». In base al racconto del testi­mone, i carabinieri hanno cer­cato il presunto assassino rin­tracciandolo giovedì mattina «in un bar del centro di Vieste». Men­tre scattavano le ricerche di Di Mauro proseguite per tutta la giornata di giovedì e riprese ieri, i carabinieri hanno ispezionato la barca su cui si trovava il pe­scatore ucciso, «trovando ben vi­sibile una pozza di liquido che le analisi effettuate dalla sezione investigazioni scientifiche han­no riscontrato essere sangue». Ispezionata anche la barca del presunto assassino: «celato nelle reti da pesca c’era il fucile da caccia calibro 12, le cui caratte­ristiche corrispondono a quelle descritte dal testimone dell’omi­cidio in merito all’arma utilizzata da Bramante». Interrogato in caserma dal pm, Bramante si è avvalso della fa­colta di non rispondere ed è stato trasferito nel carcere di Foggia in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto davanti al gip.